Sicurezza alimentare: Coldiretti non molla neanche di un millimetro
All'appuntamento annuale promosso dalla Coldiretti su agricoltura e alimentazione si è parlato dei contenziosi nati a causa delle regole imposte dall'Unione europea, della classifica dei cibi più pericolosi, delle difficoltà in cui si trovano i coltivatori per colpa delle speculazioni. Al Forum anche un'iniziativa a favore degli agricoltori terremotati del Centro Italia.
Venerdì 14 e sabato 15 ottobre, a Villa d’Este di Cernobbio sul Lago di Como, si è tenuta la quindicesima edizione del Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione, organizzato dalla Coldiretti con la collaborazione dello Studio Ambrosetti. A 50 giorni dal terremoto che ha colpito l’Italia centrale, l’edizione di quest’anno si è aperta con il primo mercato degli agricoltori coinvolti nel disastro che hanno portato le specialità salvate dal sisma per farle conoscere e dare l’opportunità di sostenere direttamente con la spesa, la sopravvivenza economica di quei territori. Al termine del Forum, abbiamo rivolto alcune domande al presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo.
Presidente, quest’anno l’apertura del Forum di Cernobbio ha coinciso con il via libera della Commissione europea alla richiesta italiana di etichettatura obbligatoria per il latte e i prodotti lattiero-caseari…
Un fatto storico poiché con l’indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente in burro, formaggi e mozzarelle si cambia finalmente verso a livello comunitario anche nella trasparenza dell’informazione ai consumatori, grazie a un provvedimento fortemente voluto da Coldiretti e annunciato dal premier Renzi in occasione della Giornata nazionale del latte organizzata da noi a Milano.Ora ci sono tutte le condizioni anche per alzare il prezzo pagato agli allevatori e chiedere l’immediata apertura del confronto con l’industria lattiero casearia italiana per tenere conto della nuova situazione di mercato.
Restano aperti diversi contenziosi a causa delle regole imposte dall’Unione europea.
Sì. L’ultimo riguarda il cosiddetto Decreto salumi che, recependo alcune norme comunitarie, rischia di far arrivare sulle tavole prosciutti gonfiati che contengono più acqua e anche aromi chimici, sinora vietati, a danno dei consumatori e degli allevatori italiani. In questo modo si favoriscono le importazioni di prodotti di bassa qualità dall’estero con una omologazione verso il basso dell’offerta ai consumatori.
Casi come questi rischiano di minare la fiducia degli italiani nella Ue?
Indubbiamente sì, come dimostra il fatto che più di 2 italiani su 3 ritengono che l’Unione europea non dovrebbe legiferare sui cibi e le bevande consumate nel Belpaese, secondo un sondaggio Coldiretti/Ixè presentato a Cernobbio. E in tutto ciò non aiutano di certo le politiche adottate recentemente dall’Unione europea sul commercio internazionale con accordi che hanno favorito l’ingresso di prodotti di bassa qualità a discapito di consumatori e agricoltori.
Esiste un problema oggettivo sulla sicurezza dei cibi provenienti dall’estero?
Al Forum di Cernobbio abbiamo presentato la classifica dei cibi più pericolosi, dalle nocciole turche alle arachidi dalla Cina, dalle spezie indiane al pesce vietnamita, contenenti aflatossine cancerogene, pesticidi oltre i limiti, con problemi da infezioni microbiologiche o presenza di pericolosi livelli di metalli pesanti.Dinanzi a questa situazione non c’è più tempo da perdere e occorre rendere finalmente pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero per far conoscere anche ai consumatori i nomi delle aziende che usano ingredienti stranieri.
In passato avete più volte denunciato come le importazioni dall’estero esercitino una pressione al ribasso sui prezzi pagati agli agricoltori, mentre cresce il fenomeno delle speculazioni. Qual è la situazione oggi?
Nel 2016 la speculazione sulla fame ha bruciato nel mondo quasi 40 miliardi di dollari solo per il grano con le quotazioni internazionali che si sono dimezzate in un anno, senza alcun beneficio per i consumatori ma con milioni di contadini in ginocchio. Un fenomeno aggravato a livello nazionale dalla distorsione di filiera con il risultato che, nel giro di un anno, le quotazioni del grano duro destinato alla pasta hanno perso il 43% del valore mentre si registra un calo del 19% del prezzo del grano tenero destinato alla panificazione.Si tratta di un crack senza precedenti con i compensi degli agricoltori che sono tornati ai livelli di 30 anni fa, a causa delle manovre di chi fa acquisti speculativi sui mercati esteri di grano da “spacciare” come pasta o pane Made in Italy, per la mancanza dell’obbligo di indicare in etichetta la reale origine del grano impiegato.
A Cernobbio avete promosso anche un’iniziativa di solidarietà a favore delle popolazioni terremotate.
Abbiamo organizzato un vero e proprio mercato degli agricoltori terremotati, che per la prima volta ha riunito molte aziende di tutti i territori feriti dal sisma per promuovere un impatto economico diretto su queste zone e fermare l’abbandono delle campagne duramente colpite. Ma il mercato rappresenta anche una risposta a quell’encomiabile “voglia di solidarietà” che gli italiani hanno mostrato dopo il terremoto. Secondo l’indagine Coldiretti/Ixè ben il 74% dei nostri concittadini ha partecipato, con donazioni, volontariato o acquisto di prodotti a favore della popolazioni colpite dal sisma.
La manovra appena varata dal Governo aiuta gli agricoltori?
Sono circa 400mila gli agricoltori italiani che beneficeranno della cancellazione dell’Irpef agricola contenuta nella manovra di bilancio, che prevede anche la decontribuzione per le nuove imprese condotte da giovani e si aggiunge alle esenzioni dal pagamento su Irap e Imu. La manovra consente di recuperare risorse per gli investimenti finalizzati all’innovazione e alla crescita dell’occupazione in un settore particolarmente dinamico come l’agroalimentare Made in Italy. L’agricoltura torna finalmente a essere un settore strategico nelle politiche del Paese a sostegno della ripresa economica e occupazionale ma anche per gli effetti positivi sul piano ambientale, paesaggistico e culturale che tutti i cittadini possono apprezzare.
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