UberPop è stata oscurata
Il Tribunale ha accolto i ricorsi dei tassisti contro l'app californiana
Il Tribunale di Milano ha bloccato Uber: il giudice Claudio Marangon, della sezione specializzata imprese del Tribunale di Milano, ha accolto i ricorsi delle organizzazioni sindacali e di categoria, locali e nazionali, dei tassisti e dei radiotaxi. L’app UberPop è oscurata.
La sfida legale tra i taxi “tradizionali” e l’app californiana è iniziata in Italia fin da quando Uber ha deciso di sbarcare nel Belpaese: da un lato, la compagnia di San Francisco che promette a tutti di poter guadagnare sfruttando al meglio la propria auto e patente e di riuscire a trovare un passaggio con un paio di click, dall’altra i tassisti che difendono con i denti le proprie licenze (a volte acquistate anche a caro prezzo). Perché questa lotta senza quartiere? È presto detto: il servizio sembra la normale evoluzione “app” di quello “tradizionale” di taxi: tutto uguale, se non fosse che per fare tutto si usano un paio di applicazioni e degli smartphone o tablet. Uber, però, non funziona con i normali taxi ma con i cosiddetti NCC (i noleggi con conducente): se richiedete una macchina utilizzando UberBlack o UberVan a prendervi non sarà la solita auto bianca, ma una berlina (o un VAN) con autista. Inoltre, nelle sua versione UberPop chiunque dotato di una macchina ed una patente può diventare autista, anche se non in possesso di una licenza. Ed ecco spiegate le proteste dei tassisti italiani (e di mezza Europa), che vedono in Uber un concorrente pericoloso ed al di fuori di ogni regola.
In Italia la protesta ha iniziato ad avere toni molto duri già nel maggio del 2014, quando a Milano sono scesi in piazza tutti i tassisti “regolari”: proteste e scioperi che molto spesso hanno vissuto anche momenti di forte tensione, fino alla denuncia contro l’app per concorrenza sleale. Il giudice Marangon ha così accolto le ragioni dei tassisti, ordinando il blocco “sul territorio nazionale dell’app denominata UberPop e comunque la prestazione di un servizio - comunque denominato e con qualsiasi mezzo promosso e diffuso - che organizzi, diffonda e promuova da parte di soggetti privi di autorizzazione amministrativa e/o di licenza un trasporto terzi dietro corrispettivo su richiesta del trasportato, in modo non continuativo o periodico, su itinerari e secondo orari stabiliti di volta in volta”.
Divise le associazioni dei consumatori: da un lato, la Codacons per la quale la misura costituisce un “danno enorme per gli utenti, perché limita la concorrenza e riduce le possibilità di scelta per i cittadini”; dall’altro, il Movimento dei consumatori che ha sporto denuncia all’Antitrust chiedendo l’avvio di un’indagine per indagare sulle pratiche commerciali adottate per UberPop, accusato di essere incompatibile con le norme sui taxi, la sicurezza dei clienti e la trasparenza delle tariffe e dei contratti.
“Siamo molto dispiaciuti dalla decisione presa oggi su UberPop, una decisione che rispettiamo ma non comprendiamo - ha dichiarato Zac De Kievit, legale di Uber Europa -. Ora faremo appello per evitare che centinaia di migliaia di cittadini italiani siano privati di una soluzione sicura, affidabile e economica per muoversi nelle loro città”. Nel frattempo l’Autorità dei trasporti, con una segnalazione a Governo e Parlamento, sembra indicare una via “salomonica” (come il limite di le 15 ore di guida settimanali e l’obbligo di stipula di un’assicurazione aggiuntiva per i driver di UberPop) andando incontro a tutti gli attori coinvolti. La partita è ancora tutta da giocare.
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