Uccidere i disabili è una bestemmia
La strage di San Bernardino, in California, ci interroga. I killer hanno attaccato persone in sedia a rotelle e con gravi disabilità fisiche e psichiche. Non il gesto isolato di un folle, ma un’azione pianificata a tavolino con inaudita ferocia, una carneficina premeditata con la scelta accurata degli obiettivi: un bersaglio privo di qualsivoglia protezione, anche quella istintiva di potersi rifugiare sotto un tavolo, dietro un mobile o correre via.
Solo il tempo e le indagini ci diranno se la strage perpetrata a San Bernardino, in California, è opera di un gruppo di terroristi o la vendetta di un dipendente insoddisfatto, quel che è certo è che la furia delle armi si è rivolta verso chi non avrebbe mai potuto difendersi per ragioni oggettive: i disabili.
Quale mente bieca e disturbata e cattiva può prendersela con il gruppo di persone più indifese al mondo nel luogo in cui ci si prende cura di loro? I killer, volti coperti da passamontagna e tuta mimetica, avevano a disposizione fucili d’assalto, armi automatiche, addirittura esplosivi – e già ci sarebbe ancora una volta da discutere su quanto sia facile negli Usa procurarsi un arsenale simile – per attaccare chi? Persone in sedia a rotelle e con gravi disabilità fisiche e psichiche. Hanno rivolto la furia di un plotone di incursori da guerriglia contro decine di uomini, donne, ragazzi indifesi resi ancora più inermi dalla loro condizione fisica, lasciando a terra 14 morti e 20 feriti. Non è il gesto isolato di un folle, ma un’azione pianificata a tavolino con inaudita ferocia, una carneficina premeditata con la scelta accurata degli obiettivi: un bersaglio privo di qualsivoglia protezione, anche quella istintiva di potersi rifugiare sotto un tavolo, dietro un mobile o correre via. E chi poteva farlo l’ha fatto: non è da biasimare per questo. Non c’è mai pietà verso le proprie vittime in chi rivolge le armi contro qualcuno, ma in questo caso l’orrore è duplice per la malvagità della selezione, avvenuta avendo accertato il grado di “tenerezza” degli obiettivi, peraltro ben conosciuti dall’uomo del commando perché lì lavorava. È la più grave sparatoria di massa avvenuta negli Usa dopo l’attacco alla scuola elementare di Newtown, nel Connecticut, dove tre anni fa morirono 26 tra bambini e adulti. Anche allora chi aprì il fuoco voleva “vincere facile”: entrò nelle classi e seminò la morte tra bambini terrorizzati.
“Utilizzare il nome di Dio per giustificare la violenza è una bestemmia”, ha gridato Papa Francesco all’indomani delle stragi terroristiche di Parigi, condannando senza giri di parole chi si fa scudo di Dio per uccidere chi è stato fatto a immagine e somiglianza di Dio stesso: l’uomo. Nessuna strage di nessun tipo è giustificabile in nome di nessun Dio, e dovremmo averlo ben presente non facendo riferimento alle Crociate, ma ad anni molto più vicini, dove si è predisposto uno sterminio di massa sotto il motto “Dio è con noi”. Oggi, senza trovare necessariamente motivazioni ideologiche o religiose a un episodio in sé terribile come quello avvenuto a San Bernardino, sarebbe bene ricordare che chiunque se la prenda con chi non può difendersi e sceglie le sue vittime in diretta relazione con la loro debolezza non è nient’altro che un ignobile vigliacco. Qualunque altra definizione è immeritata.
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