Una clinica a Varsavia dà speranza ai bimbi in coma
Medicina, riabilitazione, attenzione particolare a ogni singolo ammalato: è la “ricetta” dell’ospedale di Varsavia dedicato a Giovanni Paolo II, finanziato dal servizio sanitario pubblico, da donazioni private e fondi Ue. Assieme ai piccoli pazienti viene ospitato un genitore, che ha un ruolo essenziale. Non tutti riaprono gli occhi ma si può migliorarne la qualità della vita. La vicenda dell’attrice Ewa Blaszczyk e di sua figlia Aleksandra.
“I nostri piccoli pazienti tornano in salute, pertanto vi preghiamo di inviarci delle nuove richieste di ricovero. I bambini che saranno iscritti alle cure saranno inseriti in lista e potranno essere ospedalizzati al posto di quelli dimessi”, si legge nell’annuncio pubblicato sul sito web della clinica “Budzik” (La sveglia) di Varsavia dove vengono curati i pazienti dai 2 ai 18 anni in stato di coma profondo. La clinica dedicata a Giovanni Paolo II funziona da tre anni ed è finanziata da donazioni di privati, contributi pubblici e fondi Ue. Il moderno edificio a forma circolare, progettato gratuitamente da uno studio di architetti di Varsavia, sorge a fianco del Centro per la salute del bambino (Centrum zdrowia dziecka), il maggiore ospedale per bambini in Polonia, dove da tutto il Paese arrivano i piccoli pazienti che non trovano cure adeguate altrove. Vi lavorano a tempo pieno una sessantina di persone.
Il ruolo dei familiari. Già più di 22 bambini, grazie alle particolari cure e alla riabilitazione programmate individualmente presso la clinica “Budzik”, hanno ritrovato il contatto con il mondo esterno. Insieme ai bambini in clinica viene ospitata una persona di famiglia (di solito uno dei genitori) che possa partecipare a pieno titolo al processo di riabilitazione del minore. Il direttore della clinica, Andrzej Lach, è convinto che siano proprio i familiari a conoscere meglio i piccoli pazienti e quindi che proprio loro abbiano la possibilità di avvertire il personale medico nel caso di eventuali alterazioni dello stato del bambino, così come potergli fornire degli stimoli che nessun altro è capace di dare. Ma, ovviamente, non tutti i pazienti della Budzik si risvegliano dal coma. “Anche se non sempre riusciamo a far ritornare cosciente il bambino, siamo comunque in grado di migliorare in maniera significativa il suo stato, e aiutare i genitori a prepararsi a una nuova vita con il bambino malato” afferma Lach. Nella clinica tutte le cure, così come il soggiorno dell’accompagnatore, sono a carico del servizio sanitario nazionale polacco.
Il caso di Aleksandra. Ora, per i pazienti della clinica Budzik si sono aperte delle prospettive nuove. Da maggio, per la prima volta in Europa, presso l’ospedale di Olsztyn, sono effettuati interventi chirurgici con lo scopo di inserire nel sistema nervoso centrale degli elettro stimolatori che, secondo l’inventore di tale metodo, il professore giapponese Isao Morita, potrebbero aumentare notevolmente le possibilità del risveglio. Nel caso di questo particolare metodo, i tempi di reazione dell’organismo alla stimolazione sono però non inferiori ai tre mesi. E così Ewa Blaszczyk, una star del cinema polacco e fondatrice della clinica Budzik, dovrà aspettare ancora i risultati dell’intervento al quale è stata sottoposta sua figlia Aleksandra, oggi 22enne, da 16 anni in coma profondo dopo il soffocamento avvenuto in seguito all’assunzione di una pasticca di aspirina. A Olsztyn gli interventi per l’impianto di stimolatori ad altri bambini proseguiranno nei prossimi mesi. Il prof. Morita, che finora ha effettuato degli interventi simili oltre che in Giappone anche in Cina e nei Paesi del Medio Oriente, afferma che lo stato dei circa 300 pazienti è migliorato nel 70% dei casi.
“E a chi importa?”. Il prof. Morita è stato invitato a Olsztyn dalla fondazione istituita nel 2002 da Ewa Blaszczyk con l’aiuto di don Wojciech Drozdowicz denominata “E a chi?”, che è la prima parte della domanda “E a chi importa?” della vita dei bambini che hanno subito traumi tanto gravi da perdere il contatto con il mondo. “L’obiettivo della fondazione è quello di trovare delle soluzioni di sistema per bambini che dopo il trauma hanno bisogno di cure particolari, lunghe, intensive e molto costose” afferma Ewa Blaszczyk, sottolineando le attività della fondazione in diversi campi. “Aiutiamo i genitori a trovare informazioni relative alle malattie neurologiche, a prendere contatti con gli specialisti, non solo medici ma anche riabilitanti e psicologi e, inoltre, svolgiamo delle attività di tipo informativo, cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica e le autorità portando alla luce la gravità del problema. Inoltre promuoviamo nuove soluzioni nel campo della riabilitazione e lottiamo per l’introduzione delle nuove procedure mediche”, dice Blaszczyk.
Dalla parte della vita. “Operando insieme per la stessa causa vogliamo manifestare la nostra posizione a favore della civiltà della vita e non quella della morte”, sottolinea l’attrice, rilevando l’urgente necessità di creare un centro per adulti simile alla clinica Budzik. “Lo stato di coma è un grave problema sociale che riguarda non solo i malati ma le famiglie” che, “sentendosi abbandonate e sole, si chiudono impotenti dentro casa e questo non di rado porta alla tragedia. La nostra fondazione apre una porta dando una nuova speranza”.
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