Una delegazione ecumenica in Libano e Siria
Una delegazione della Chiesa cattolica e del Patriarcato di Mosca in Libano e in Siria per valutare una serie di iniziative a favore dei cristiani. Un viaggio che ha avuto la benedizione di Papa Francesco e del Patriarca Kirill. “Erano informati – spiega monsignor Paolo Pezzi – e questo viaggio è una conseguenza pratica del loro incontro a Cuba".
Un viaggio nelle terre devastate dalla guerra. In Libano e in Siria, per conoscere la situazione dei rifugiati siriani nei campi profughi. Per ascoltare le storie di uomini, donne ma soprattutto di tantissimi bambini che hanno dovuto lasciare tutto. Per capire le ragioni e sostenere chi invece ha scelto di non partire. Dal 6 al 7 aprile una delegazione della Chiesa ortodossa russa e della Chiesa cattolica composta dall’arcivescovo di Mosca Paolo Pezzi, dal sacerdote Stefan (Igumnov) del Patriarcato di Mosca e da rappresentanti della Fondazione “Aiuto alla Chiesa che soffre” – sono partiti per Beirut e Damasco. Un’iniziativa che ha avuto la benedizione di Papa Francesco e del Patriarca Kirill. “Erano informati – spiega monsignor Pezzi – e questo viaggio è una conseguenza pratica del loro incontro a Cuba dove, come sappiamo, uno dei temi importanti di cui si è parlato, è stato non solo la persecuzione dei cristiani in Medio Oriente, ma anche la possibilità di offrire loro una solidarietà e sostenere il loro desiderio di rimanere in quelle terre”.
In Libano la delegazione ha visitato i campi di soggiorno temporaneo nella città di Zahle – il più grande centro abitato della valle Bekaa, a confine con la Siria, dove hanno trovato rifugio circa 250mila profughi dalla Siria. “La vita lì non è facile – racconta Pezzi -, le condizioni sono precarie anche se la Chiesa sta facendo molto. Siamo rimasti colpiti soprattutto dalla presenza dei bambini. Sono tantissimi. In queste circostanze si capisce perché nel Vangelo è scritto che ai bambini appartiene il regno dei Cieli. Hanno vissuto le situazioni più drammatiche. Hanno visto cose orribili che purtroppo sono state fatte ai loro genitori o ai loro fratelli. Eppure, in loro non viene meno la speranza, non si è spento il sorriso sul loro volto”.
La delegazione ha poi visitato una delle mense organizzate dai servizi sociali delle Chiese per la distribuzione di pasti giornalieri ai rifugiati e ai poveri. Ed ha incontrato alcune famiglie cristiane, provenienti dalle città di Homs e di Aleppo. “In loro mi ha colpito soprattutto una letizia – ricorda l’arcivescovo Pezzi -, un’assenza di odio e di rancore e un profondo desiderio di poter tornare nelle loro case che saranno sicuramente da ricostruire. Ad Aleppo e ad Homs è andato distrutto circa il 70-90% della città”.
Nel corso del viaggio, la delegazione ha individuato tre prospettive di lavoro. La prima è quella di “fare un censimento della situazione reale delle comunità cristiane” perché possa rimanere nella memoria delle future generazioni il racconto di cosa è realmente accaduto. Si tratta – spiega il vescovo – di raccogliere “le motivazioni che hanno spinto i cristiani a rimanere; storie di una carità e solidarietà offerte a tutti; racconti di come è stata vissuta la fede, alcune volte anche fino al martirio; la testimonianza di come è possibile vivere non avendo nulla”.
La delegazione ha poi deciso di “fare un monitoraggio dei luoghi di culto” per censire quante chiese c’erano nelle città; quali sono state distrutte e quali danneggiate; quali sono quelle che richiedono un intervento primario; quali invece quelle che potranno essere ricostruite, perché in questo momento non ci sono cristiani e non si sa quando potranno tornare”. Si tratta di un monitoraggio finalizzato alla possibilità di dare, attraverso la solidarietà dei cristiani in Russia ma anche di tutta la comunità internazionale, un aiuto perché non si perda “la testimonianza cristiana in luoghi santi in cui la tradizione cristiana è stata presente fin dai suoi inizi”.
La terza ipotesi – che dovrà essere concretizzata in tempi relativamente brevi – è quella di creare una rete di solidarietà tra famiglie cristiane in Russia e famiglie cristiane in Siria.Il viaggio della Chiesa russa cattolica e ortodossa è il segno che qualcosa nel dialogo tra le Chiese si sta muovendo. “Si sta sviluppando – osserva monsignor Pezzi – un ecumenismo della carità, un ecumenismo dell’ascolto l’uno dell’altro, un ecumenismo in cammino che non si preoccupa di definire cose ma di verificarle in atto”.
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