Una scuola "a colori" fa bene
Agli alunni stranieri, ma soprattutto al futuro del Paese.
“Gli alunni di origine non italiana occasione di cambiamento per tutta la scuola. Le classi e le scuole ‘a colori’ sono lo specchio di come sarà l’Italia di domani. Per questo possono diventare (e in parte già lo sono) laboratori di convivenza e di nuova cittadinanza”.
Lo afferma il documento “Diversi da chi?”, a cura dell’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’interculturalità del Miur. Un documento che è stato inviato agli istituti scolastici, con dieci raccomandazioni e proposte operative desunte dalle migliori pratiche scolastiche esistenti per una più efficace e corretta organizzazione dell’accoglienza e dell’integrazione degli alunni con cittadinanza non italiana.
La distribuzione del documento marca un’attenzione speciale della nostra scuola per l’integrazione, che beneficia anche di fondi ad hoc, in particolare di un milione di euro messo a disposizione da due bandi del ministero (le scuole hanno tempo fino al 15 ottobre per aderire): 500mila euro per il potenziamento dell’italiano come lingua seconda, con particolare attenzione agli studenti di recente immigrazione, e, per la prima volta, altri 500mila per progetti di accoglienza e di sostegno linguistico e psicologico dedicati a minori stranieri non accompagnati.
L’apprendimento dell’italiano è particolarmente importante: “La lingua è passaporto di comunicazione e integrazione - ha spiegato il ministro Giannini - per questo mettiamo a disposizione delle scuole risorse che consentiranno di dare una risposta al numero sempre crescente di alunni figli di migranti che oggi rappresentano il 9% della popolazione scolastica”. E poi l’accoglienza dei minori non accompagnati: “Si tratta di un fenomeno nuovo e in crescita soprattutto negli ultimi due anni - dice ancora il ministro -. Nella maggior parte dei casi hanno fra i 14 e i 17 anni e sono in prevalenza ragazzi. Molti provengono da contesti sociali drammatici e da esperienze traumatiche che la cronaca ci riporta tutti i giorni”.
Anche questi bandi ricordano come la scuola sia specchio della società e viva, nel modo particolare che le è proprio, le tensioni e talvolta le emergenze proprie del più ampio contesto sociale. “I processi migratori in atto a livello globale - si legge ancora nel documento distribuito agli istituti - hanno modificato anche la scuola e la sollecitano a nuovi compiti educativi. Dipendono infatti anche dalla scuola la velocità e la profondità dell’integrazione di una componente ormai strutturale della popolazione (nel 2013/14 gli alunni con cittadinanza non italiana erano più di 800mila). Dipende dagli esiti dell’esperienza scolastica dei figli dei migranti la possibilità di un Paese di contare, per il suo sviluppo economico e civile, anche sulle intelligenze e sui talenti dei ‘nuovi italiani’”.
La scuola può e deve fare la sua parte. Individuare apposite risorse - così fanno i bandi - è un passo avanti importante. Più ancora, condividere le buone pratiche - come propone il documento diffuso dal ministero - permette di attivare intelligenze e sensibilità educative che abbondano nella pratica quotidiana dei nostri istituti. Insegnanti e dirigenti competenti fanno la differenza e soprattutto è decisiva la possibilità di mettere in rete e “fare rete” tra le diverse istituzioni. È un modo di cominciare il nuovo anno scolastico col piede giusto.
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