Usa, operatori di telecomunicazione contro le nuove regole di Internet
Le Telco fanno causa contro le nuove norme che regolano il traffico Internet
Dopo aver negato una proroga nell’applicazione della “Protecting and Promoting the Open Internet” (il tanto contestato provvedimento della Federal Communications Commission in materia di net-neutrality), la Fcc è stata chiamata in giudizio davanti alla Corte d’appello (U.S. Court of Appeals for the District of Columbia Circuit) dai principali operatori di telecomunicazioni degli States. Obiettivo delle Telco bloccare le nuove regole sul traffico Internet e la riclassificazione della banda larga.Il provvedimento del Regolatore statunitense, che dovrebbe entrare in vigore il prossimo 12 giugno, viene da una lunga storia, un vero percorso ad ostacoli che dura ormai da quasi un anno e mezzo. A febbraio del 2014 la Commissione predispone un primo regolamento, la “Open Internet Order”, che non vede la luce: la Corte d’Appello del Distretto di Columbia boccia lo schema e così la Commissione si mette al lavoro per una nuova proposta. A maggio le prime indiscrezioni sulle nuove regole messe a punto dal Presidente Tom Wheeler (ex-lobbista dell’industria dei contenuti via cavo). A luglio l’Fcc avvia una consultazione pubblica su una bozza di regolamento. “Protecting and Promoting the Open Internet” (proteggere e promuovere una internet aperta), questo il titolo della proposta di regolamento, conferma le indiscrezioni trapelate nelle settimane precedenti: gli operatori di telecomunicazioni non potranno bloccare o rallentare determinati siti o servizi, ma potranno stringere accordi commerciali con i fornitori di contenuti (le .com) per garantire al loro traffico una “corsia preferenziale”. A marzo arriva l’approvazione del testo finale, attorno al quale (ovviamente!) si scateno le polemiche e le (consuete) tifoserie opposte.A pochi giorni dall’approvazione sono subito partite due denunce. Prima USTelecom, organizzazione di provider (con dentro AT&T, Verizon e molti altri), ha lamentato di fronte al giudice che la decisione dell’FCC è “capricciosa” e potenzialmente arbitraria, viola le leggi federali e le norme precedenti. Poi Alamo Broadband, un piccolo ISP del Texas, ha sostenuto che le nuove regole danneggiano i piccoli ISP. Anche i Repubblicani, poiché notoriamente le grandi .com (Google, Facebook & Co.) sono bacino elettorale (e di sostegno economico) dei Democratici (Obama in testa!), hanno seguito a ruota e al Congresso hanno presentato una proposta di “contro-legge”, nella forma di “resolution of disapproval” per costringere il Senato (dove hanno la maggioranza) a pronunciarsi in tempi brevi.Qualche settimana fa la Wireline Competition Bureau e la Wireless Telecommunications Bureau inviano una petizione all’FCC chiedendo di bloccare l’entrata in vigore delle nuove regole, ma la Commissione Federale respinge la richiesta. Ora le Telco giocano la carta della Corte Suprema. È un vero e proprio schieramento di “massa”, praticamente tutto il mercato degli operatori di telecomunicazioni si è unito compatto contro l’Fcc: a presentare la denuncia sono state At&t, National Cable & Telecommunications Association, Centurylink, Ctia - The Wireless Association, l’American Cable Association, U.S. Telecom e la Wireless Internet Service Providers Association. Per le associazioni scese in campo, la cancellazione della legge “è necessaria per evitare i gravi e consistenti danni che i service provider e i consumatori allo stesso modo subiranno se la FCC avrà l’autorizzazione ad assoggettare il moderno Internet a questo antiquato regime regolatorio”, come ha dichiarato Michael Powell, presidente della National Cable & Telecommunications Association.
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