Vi presentiamo Foody, la mascotte di Expo 2015
Se l'appetito vien mangiando...
Si chiama Foody la mascotte di Expo 2015, ed è stata realizzata da un progetto grafico di Disney Italia: un grande, simpatico e rassicurante faccione composto da undici elementi tratti da ortaggi e frutta. “Racchiude i temi fondanti della manifestazione proponendoli in una chiave positiva, originale, empatica. Foody è sincero, saggio, rispettoso e amante della sana e buona cucina. Rappresenta la comunità, la diversità e il cibo inteso nella sua accezione più estesa, fonte di vita ed energia”, così recita la presentazione ufficiale, ma anche su Foody, non sono mancate le polemiche come quelle del famoso fotografo Oliviero Toscani, che l’ha giudicato come una “vera vergogna”. Vedremo passare nei prossimi mesi tanto cibo sulle nostre tavole, in tv guarderemo ancora programmi dedicati alla cucina, ci saranno le interviste agli chef stellati e Foody farà capolino nel merchandising, dedichiamo allora un po’ del nostro tempo ad ammirare l’artista che è stato fonte d’ispirazione per la mascotte di Expo: Giuseppe Arcimboldo (1527-1593).Quando da giovanissimo, nel 1549, fu chiamato a realizzare i cartoni per le vetrate del Duomo di Milano o quando dipinse in collaborazione con Giuseppe Meda l’albero di Jesse nel Duomo di Monza, nulla faceva presagire di quanto avrebbe compiuto negli anni successivi, quando una scatenata fantasia si impadronì della sua mente duttile e di una mano capace di scomporre e ricomporre la natura delle cose. La prima attività dell’artista, figlio di Biagio, pittore della Fabbrica del Duomo milanese, si inseriva dunque nel solco del manierismo lombardo e soprattutto dopo la lezione di Leonardo da Vinci.L’intuizione di Arcimboldo parte da un’osservazione analitica della natura e dalla volontà di arricchirla di simboli e allegorie. Ed è per questo che l’artista diventa celebre con le sue “teste composte”, le sue caricature fisiognomiche, dove ogni elemento ha una propria funzione.Nel celebre ciclo delle Stagioni e d egli Elementi c’è tutta la poetica dell’artista e guardando l’Estate, dipinta nel 1563 (Vienna, Kunsthistorisches Museum), vediamo emergere dal fondo scuro una costruzione antropomorfa, il profilo di una donna, che indossa un abito composto da spighe di grano e arricchito da un carciofo appuntato sul petto. Il viso rivolto verso destra è un insieme di ortaggi e di frutti, perfetti nella loro finzione, come la melanzana collocata al posto dell’orecchio, la pesca matura che fa da guancia paffuta, il naso a forma di cetriolo e la bocca di ciliegie, per non parlare della chioma dei capelli florida di elementi. L’immagine dell’Estate si contrappone naturalmente all’Inverno (Vienna, Kunsthistorisches Museum), dove il volto di un uomo è costruito con uno scarno e vecchio arbusto, dal cui ramo pendono due gialli limoni.La chiave del successo di Giuseppe Arcimboldo, oltre che per l’originalità e la grande capacità tecnica di cui era dotato, sta anche nel fatto che egli fu un apprezzato pittore di corte, prima a Vienna con Massimiliano II e poi a Praga con Rodolfo II. Dopo le importanti esperienze europee, l’artista tornò a Milano e se il cibo per lui è stato oggetto di tanto arricchimento portando la sua estetica ad un surrealismo ante litteram, pensiamo ancora alla pittura lombarda del Cinquecento quando un altro artista suo coetaneo, il cremonese Vincenzo Campi (1536-1591) ci introduce in una cucina del tempo, (Milano, Pinacoteca di Brera), dove la “brigata” come si usa dire nel gergo dei cuochi è composta da popolane indaffarate ai “fornelli”: non ci resta dunque che augurarci che insieme all’Expo 2015 aumenti di gran lunga anche il nostro appetito artistico.
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