Al Sinodo si lavora alla stesura della relazione finale
Nella “Relatio finalis”, che la Commissione sta elaborando come documento conclusivo del Sinodo, ci sono “tutte le domande, ma non tutte le risposte”, ha spiegato il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay e membro della Commissione incaricata dal Papa di redigere il testo finale. E ancora: il documento finale “non è indirizzato al mondo”, ma è “una riflessione del Sinodo consegnata al Santo Padre, che poi deciderà cosa fare. Non tocchiamo la dottrina”.
Al Sinodo dei vescovi sulla famiglia, si lavora alla stesura della Relazione finale, preparata dall’apposita Commissione di dieci membri, nominata dal Papa. Questo pomeriggio (22 ottobre), la bozza del documento viene presentata in Aula ai Padri Sinodali. A rispondere alle domande dei giornalisti, durante il briefing di oggi in Sala stampa vaticana, è stato il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay e membro della Commissione incaricata dal Papa di redigere il testo finale, intervenuto insieme al vescovo di Tonga, Soane Patita Mafi - il membro più giovane del Collegio cardinalizio - e all’arcivescovo di Los Angeles, José Horacio Gómez. “Stamattina era vacanza al Sinodo, ma la Commissione ha lavorato intensissimamente per il suo lavoro”, ha reso noto padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede.
Nella “Relatio finalis”, che la Commissione sta elaborando come documento conclusivo del Sinodo, ci sono “tutte le domande, ma non tutte le risposte”, ha detto Gracias. “Questa sera i padri sinodali lo vedranno per la prima volta, io spero che sabato sarà accettato”, ha aggiunto senza entrare nel merito dei contenuti del documento, ma informando che si tratta di un testo di un centinaio di paragrafi, frutto dell’elaborazione dei 700-800 “modi” arrivati dai 13 Circoli minori e approvato “all’unanimità”. La bozza della “Relatio” sarà visionata per la prima volta dai padri sinodali questo pomeriggio, poi verrà letta e discussa nella Congregazione generale di domani mattina: dopo che la Commissione avrà apportato le ultime modifiche domani sera, il testo sabato pomeriggio verrà votato “paragrafo per paragrafo”, con un probabile voto finale anche sul testo complessivo.
Il documento finale del Sinodo sulla famiglia “non è indirizzato al mondo”, ma è “una riflessione del Sinodo consegnata al Santo Padre, che poi deciderà cosa fare”, ha precisato Gracias: “Non tocchiamo la dottrina”, ha puntualizzato informando che la “Relatio finalis” darà “direzioni generali, ma non entra in punti molto specifici: consegneremo al Papa il documento e ci aspettiamo da lui le linee guida”. L’auspicio è che si arrivi a “direzioni pastorali accettabili da tutti”, anche se nel dibattito “sono emerse opinioni differenti e su alcune questioni siamo ancora in ricerca”. Una per tutte, la questione dei divorziati risposati: la proposta di dare la centralità al “foro interno”, come è stato chiesto dal gruppo di lingua tedesca, per Gracias è una soluzione “ancora da studiare e approfondire”. A una domanda su quali siano le novità del Sinodo rispetto alla “Familiaris Consortio” di Giovanni Paolo II, Gracias ha risposto che “rispetto a trent’anni fa ci sono nuove sfide per la famiglia: mentre la dottrina rimane la stessa, e tutti considerano l’indissolubilità del matrimonio un grande dono di Dio, cerchiamo nuove vie per aiutare le famiglie in un nuovo clima sociologico, politico, economico, ideologico”.
La falsa notizia della malattia del Papa “non ha avuto alcun effetto sul nostro operato, abbiamo continuato a lavorare in spirito di sinodalità”, hanno assicurato i tre partecipanti al Sinodo. “Il mondo globalizzato va visto in tutte le sue interdipendenze e questo aspetto va valutato attentamente”, ha detto Mafi, assicurando che “al Sinodo abbiamo lavorato con cuore aperto, cercando sempre di far sentire il sostegno della Chiesa alla famiglia”. Tra le sfide che si trova ad affrontare l’Oceania, Mafi ha citato “l’individualismo” e i suoi effetti “sulla famiglia allargata” e le migrazioni, tema molto presente al Sinodo, che “porta molti abitanti a cercare altrove una vita migliore, rompendo con i valori tradizionali”. Dell’impatto delle migrazioni ha parlato anche Gomez: “Negli Usa ci sono 11 milioni di immigrati irregolari, sono persone che fanno parte della nostra famiglia e che vanno aiutate”. Centrale, infine, il tema dell’unità: negli Stati Uniti “è una questione molto sentita”, ha affermato l’arcivescovo di Los Angeles, secondo il quale il Sinodo “deve lanciare un messaggio forte su questo tema, per dimostrare che la famiglia è l’istituto sul quale si può sempre contare”.
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