IL CARDINALE BAGNASCO
Bisogna essere liberi dai luoghi comune e dire le nostre verità
Il presidente dei vescovi italiani e vice-presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee, analizza i temi all'esame dell'incontro annuale del Comitato congiunto Ccee-Kek. La preoccupazione per "le legislazioni che, fintamente tolleranti, poi diventano intolleranti verso la religione e, in particolare, la religione cristiana". Il rifiuto della "dittatura del pensiero unico" e del "politicamente corretto". La difesa dei valori, a partire dalla vita e il rischio di un'Europa "liquida".
“Europa, non gettare via il contributo che i cristiani del continente possono dare alla tua edificazione. Perché diventeresti una società non più libera ma schiava della solitudine e dell’isolamento. È questo il messaggio che sta emergendo a Roma dai rappresentanti delle Chiese cristiane europee riuniti per l’incontro annuale del Comitato congiunto Ccee-Kek, i due organismi europei che riuniscono le Chiese cattolica, anglicana, protestante, ortodossa. È papa Francesco a gettare per primo il sasso nello stagno. Ricevendo in Vaticano i membri del Comitato ha parlato della “sfida posta da legislazioni che, in nome di un principio di tolleranza male interpretato, finiscono con l’impedire ai cittadini di esprimere liberamente e praticare in modo pacifico e legittimo le proprie convinzioni religiose”. È il cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani e vice-presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee), ad ospitare a Roma l’incontro dei leader europei.
Eminenza, il Papa ha usato parole forti.
“Il Santo Padre ci ha parlato con molta chiarezza e paternità del rischio che l’Europa nel suo insieme non difenda abbastanza e fino in fondo la libertà religiosa ma agisca attraverso delle legislazioni che, fintamente tolleranti, poi diventano intolleranti verso la religione e, in particolare, la religione cristiana. È una realtà che tutti vediamo e che come cattolici, protestanti, ortodossi abbiamo analizzato molto seriamente e con una punta di preoccupazione seppure nella determinazione di essere lievito e sale delle nostre comunità”.
Aprendo i lavori del Comitato congiunto, Lei ha parlato della presenza nelle società europee di “sottili forme di dittatura”. Come si manifestano?
“Innanzitutto questa ‘dittatura del pensiero unico’ che anche il Santo Padre ha richiamato spesso, si esprime e si rivela nel cosiddetto ‘politicamente corretto’. Per cui se uno dice o non dice determinate cose che invisibilmente sono codificate dal pensiero dominante, viene messo alla gogna. Questa è una forma di persecuzione. Bisogna essere liberi, assolutamente liberi, rispettosamente liberi da quelli che sono i luoghi comuni e poter quindi dire certe cose e non dirne altre con libertà e direi anche biblicamente con parresia, cioè con il desiderio di aiutare la costruzione di una umanità migliore. Si tratta di dire le verità che per noi cristiani hanno la loro radice fondamentale e la loro perfezione in Gesù Cristo, ma non per questo sono confessionali”.
A quali verità fa riferimento?
“Ai valori. Ai valori della vita. Pensiamo, per esempio, alle leggi sull’eutanasia nelle sue diverse forme. Pensiamo alle leggi sull’aborto che è discusso in sede europea come possibile diritto fondamentale e che verrebbe quindi ad annullare la possibilità dell’obiezione di coscienza. Sarebbe una cosa gravissima. Pensiamo ancora alla discussione in sede europea circa il cosiddetto aborto post-partum, che è un infanticidio. Pensiamo al disfacimento e all’indebolimento dell’istituto familiare. Ovunque, in tutta Europa, è minata la famiglia fondata sul matrimonio religioso - per i cristiani e i credenti - o civile, che è la prima scuola di civiltà, di socialità, grembo naturale della vita. Pensiamo all’utero in affitto che è una cosa aberrante perché si sfruttano donne che per necessità affittano il loro corpo. È una cosa indegna per una civiltà, assolutamente indegna che viene invece contrabbandata quasi come un atto di benevolenza e di carità. Bisogna dire tranquillamente che è un’ipocrisia. E oltre tutto, è una possibilità solo per i ricchi, perché soltanto i ricchi possono affittare a caro prezzo un povero corpo di una donna”.
Un’Europa che ignora questi valori e non dà voce a chi la pensa diversamente, cosa è destinata a diventare?
“Purtroppo l’Europa se prosegue su questa strada, sulla strada di un forte soggettivismo etico, valoriale e antropologico, si spappola. Diventa una società liquida, come dice Bauman, dove non ci guadagna la persona perché la persona si troverà sempre più sola in una società di questo tipo dove tutto è equivalente, dove tutto è possibile, tutto e il contrario di tutto. In un contesto così, la persona non è più libera ma diventerà sempre più schiava della propria solitudine, del proprio isolamento. Non esisterà più una società solidale secondo la tradizione dell’Europa. Sarà estremamente grave, ma ne stiamo già vedendo alcuni indizi”.
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