"Chi annuncia la speranza di Gesù è portatore di gioia e vede lontano"
Il Papa ha celebrato l'Eucarestia per il Giubileo dei catechisti, commentando l'episodio evangelico del ricco e di Lazzaro.
"Chi annuncia la speranza di Gesù è portatore di gioia e vede lontano, ha orizzonti, non ha un muro che lo chiude; vede lontano perché sa guardare al di là del male e dei problemi. Al tempo stesso vede bene da vicino, perché è attento al prossimo e alle sue necessità". Con quest'esortazione papa Francesco ha concluso l'omelia della Messa celebrata in piazza San Pietro per il Giubileo dei catechisti. "Dinanzi a tanti Lazzaro che vediamo, siamo chiamati a inquietarci, a trovare vie per incontrare e aiutare, senza delegare sempre ad altri o dire: 'ti aiuterò domani, oggi non ho tempo, ti aiuterò domani' - ha detto Francesco. E questo è un peccato. Il tempo per soccorrere gli altri è tempo donato a Gesù, è amore che rimane: è il nostro tesoro in cielo, che ci procuriamo qui sulla terra". Francesco, che ha commentato il brano evangelico odierno del ricco e di Lazzaro, ha invitato i tantissimi presenti in piazza a non essere spettatori passivi. "Un cristiano deve fare la storia! Deve uscire da sé stesso, per fare la storia! Ma chi vive per sé non fa la storia" - l'assurto di Francesco, per il quale "l’insensibilità di oggi scava abissi invalicabili per sempre. E noi siamo caduti, in questo momento, in questa malattia dell’indifferenza, dell’egoismo, della mondanità". Il catechista, da parte sua, è chiamato ad annunciare la Parola di Dio. "Come servitori della Parola di Gesù siamo chiamati a non ostentare apparenza e a non ricercare gloria; nemmeno possiamo essere tristi o lamentosi. Non siamo profeti di sventura che si compiacciono di scovare pericoli o deviazioni; non gente che si trincera nei propri ambienti, emettendo giudizi amari sulla società, sulla Chiesa, su tutto e tutti, inquinando il mondo di negatività".
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