Francesco: facile parlare di misericordia, ma bisogna esserne testimoni
Il Papa ha presieduto in piazza San Pietro la veglia di preghiera in preparazione alla domenica della divina misericordia. La gratitudine e la riconoscenza a San Giovanni Paolo II, l'invito, come ha fatto San Tommaso, protagonista del Vangelo della seconda domenica di Pasqua, a toccare le piaghe di Gesù, perché una fede che non è misericordiosa e non tocca le piaghe del Signore non è fede.
“La misericordia di Dio è un crescendo. Dio non si stanca mai di esprimerla e noi non dovremo mai abituarci a riceverla, ricercarla e desiderarla. È qualcosa di sempre nuovo che provoca stupore e meraviglia nel vedere la grande fantasia creatrice di Dio quando ci viene incontro con il suo amore”. Lo ha detto questo pomeriggio papa Francesco in piazza San Pietro, nell'omelia della veglia che precede la domenica della divina misericordia, e che ha richiamato migliaia di fedeli in piazza San Pietro per il primo momento di giubileo per quanti aderiscono alla spiritualità della misericordia. La seconda domenica di Pasqua è detta anche della Divina Misericordia, ed ha come icone preferenziali il Santo Papa Giovanni Paolo II, cui Bergoglio ha espresso “gioia e riconoscenza”, e suor Faustina Kowalska, l'apostola della misericordia.
“Vicinanza e tenerezza, compassione e condivisione, consolazione e perdono”. È estoqu l’identikit della misericordia tracciato dal Papa. Il nome di Dio è “misericordioso”, ha ricordato il Papa, e la misericordia è anzitutto “la vicinanza di Dio al suo popolo”, come un padre e una madre. “Dio prende ciascuno di noi e ci solleva fino alla sua guancia!”, ha esclamato Francesco: “Quanta tenerezza e quanto amore esprime!”, ha proseguito citando il logo del Giubileo. “Può essere facile parlare di misericordia”, ha ammonito il Papa, ma “diventarne concretamente testimoni è un percorso che dura tutta la vita e non dovrebbe conoscere alcuna sosta”. La misericordia, per Francesco, “è qualcosa che brucia il cuore e lo provoca ad amare, riconoscendo il volto di Cristo soprattutto in chi è più lontano, debole, solo, confuso ed emarginato”.
“La misericordia non può mai lasciarci tranquilli. È l’amore di Cristo – ha spiegato Francesco – che ci inquieta fino a quando non abbiamo raggiunto l’obiettivo; che ci spinge ad abbracciare e a stringere a noi, a coinvolgere quanti hanno bisogno di misericordia per permettere che tutti siano riconciliati con il Padre”. “La misericordia va alla ricerca della pecorella perduta, e quando la trova esprime una gioia contagiosa”, ha ricordato il Papa: “sa guardare negli occhi ogni persona”. “Rimaniamo con il cuore aperto”, l’invito di Francesco.
“Che bello sarebbe che, come ricordo del Giubileo, un monumento di questo Anno della misericordia, ci fosse in ogni diocesi un’opera strutturale di misericordia! - ha esclamato ancora a braccio Francesco. “Un ospedale, una casa di riposo per anziani – ha proseguito sempre fuori testo - per bambini abbandonati, una scuola dove non ci sia…”. “Sarebbe bello che ogni diocesi ci pensi”, il suo invito: “Cosa posso lasciare come opera di misericordia vivente, come piaga di Gesù vivente, per questo Anno della misericordia?”. “Pensateci e parlate con i vescovi”, la consegna del Papa ai 20mila di piazza san Pietro.
Per Francesco, “una fede che non è capace di mettere le mani nelle piaghe del Signore non è fede. Una fede che non è capace di essere misericordia – ha proseguito – non è fede, è idea, è ideologia. La nostra fede è incarnata in un Dio che si è fatto carne, che si è fatto piaghe, che si è piagato per noi. Se vogliamo credere sul serio dobbiamo avvicinarci e carezzare la piaga, abbassare la testa e lasciare che gli altri carezzino le nostre piaghe”.
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