Francesco: "l'anno si apre nel segno della Madre"
Il Santo Padre, nel primo giorno del 2018, invita a sostare in silenzio davanti al presepe, antidoto al consumismo dell'oggi.
“L’anno si apre nel nome della Madre di Dio”. Con queste parole il Papa ha cominciato l’omelia della Messa della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio nell’ottava di Natale e nella ricorrenza della 51.ma Giornata mondiale della pace sul tema: “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace”. “Madre di Dio è il titolo più importante della Madonna”, ha ricordato il Papa, che si è chiesto: “Perché diciamo Madre di Dio e non Madre di Gesù? “In queste parole – ha spiegato Francesco – è racchiusa una verità splendida su Dio e su di noi. E cioè che, da quando il Signore si è incarnato in Maria, da allora e per sempre, porta la nostra umanità attaccata addosso”. “Non c’è più Dio senza uomo”, ha affermato il Papa: “La carne che Gesù ha preso dalla Madre è sua anche ora e lo sarà per sempre”. “Dire Madre di Dio ci ricorda questo”, ha sintetizzato Francesco: “Dio è vicino all’umanità come un bimbo alla madre che lo porta in grembo”.
“Servire la vita umana è servire Dio e ogni vita, da quella nel grembo della madre a quella anziana, sofferente e malata, a quella scomoda e persino ripugnante, va accolta, amata e aiutata”. Per il Papa, “nella sua Madre, il Dio del cielo, il Dio infinito si è fatto piccolo, si è fatto materia, per essere non solo con noi, ma anche come noi”, le parole di Francesco: “Ecco il miracolo, la novità: l’uomo non è più solo; mai più orfano, è per sempre figlio. L’anno si apre con questa novità. E noi la proclamiamo così, dicendo: Madre di Dio!”. “È la gioia di sapere che la nostra solitudine è vinta”, ha proseguito il Papa: “È la bellezza di saperci figli amati, di sapere che questa nostra infanzia non ci potrà mai essere tolta. È specchiarci nel Dio fragile e bambino in braccio alla Madre e vedere che l’umanità è cara e sacra al Signore”.
“Ritagliare ogni giorno un momento di silenzio con Dio è custodire la nostra anima: è custodire la nostra libertà dalle banalità corrosive del consumo e dagli stordimenti della pubblicità, dal dilagare di parole vuote e dalle onde travolgenti delle chiacchiere e del clamore”. Per Francesco, “abbiamo bisogno di rimanere in silenzio guardando il presepe. Perché davanti al presepe ci riscopriamo amati, assaporiamo il senso genuino della vita. E guardando in silenzio, lasciamo che Gesù parli al nostro cuore: che la sua piccolezza smonti la nostra superbia, che la sua povertà disturbi le nostre fastosità, che la sua tenerezza smuova il nostro cuore insensibile”. L’esempio citato è quello di Maria, che “custodiva. Semplicemente custodiva”. “Maria non parla: il Vangelo non riporta neanche una sua parola in tutto il racconto del Natale”, ha ricordato Francesco: “Anche in questo la Madre è unita al Figlio: Gesù è infante, cioè senza parola, è muto. Il Dio davanti a cui si tace è un bimbo che non parla. La sua maestà è senza parole, il suo mistero di amore si svela nella piccolezza. Questa piccolezza silenziosa è il linguaggio della sua regalità. La Madre si associa al Figlio e custodisce nel silenzio”. “E il silenzio ci dice che anche noi, se vogliamo custodirci, abbiamo bisogno di silenzio”, l’invito del Papa.
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