Francesco: "la Chiesa è in debito di ascolto dei giovani"
Il Santo Padre ha dato avvio al Sinodo dei Vescovi con il discorso nella prima Congregazione generale. "Che il Sinodo risvegli i nostri cuori".
“Il Sinodo che stiamo vivendo è un momento di condivisione”.
“Al coraggio del parlare deve corrispondere l’umiltà dell’ascoltare”
Il Sinodo è un esercizio ecclesiale di discernimento”
“Siamo segno di una Chiesa in ascolto e cammino”
“Usciamo da pregiudizi e stereotipi”
“Occorre quindi, da una parte, superare con decisioni la piaga del clericalismo”
“Occorre però, d’altra parte, curare il virus dell’autosufficienza”
“Che il Sinodo risvegli i nostri cuori”.
Sono queste le espressioni simbolo della prolusione tenuta da papa Francesco nell’Aula del Sinodo per la prima Congregazione generale della XV Assemblea sinodale ordinaria, dal titolo “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. I Padri sinodali sono arrivati alla spicciolata, ma Francesco, con la cartelletta rossa sotto il braccio, li ha raggiunti molto presto. Li ha aspettati all’ingresso dell’edificio che contiene anche l’Aula Paolo VI, quella dove solitamente si tengono le udienze.
Papa Francesco, all’inizio del suo discorso, ha voluto ringraziare i giovani. “Li ringrazio per aver voluto scommettere che vale la pena di sentirsi parte della Chiesa o di entrare in dialogo con essa; vale la pena di avere la Chiesa come madre, come maestra, come casa, come famiglia, capace, nonostante le debolezze umane e le difficoltà, di brillare e trasmettere l’intramontabile messaggio di Cristo; vale la pena di aggrapparsi alla barca della Chiesa che, pur attraverso le tempeste impietose del mondo, continua ad offrire a tutti rifugio e ospitalità; vale la pena di metterci in ascolto gli uni degli altri; vale la pena di nuotare controcorrente e di legarsi ai valori alti: la famiglia, la fedeltà, l’amore, la fede, il sacrificio, il servizio, la vita eterna. La nostra responsabilità qui al Sinodo è di non smentirli, anzi, di dimostrare che hanno ragione a scommettere: davvero vale la pena, davvero non è tempo perso!”. Una lunga unica frase, che si legge tutta d’un fiato, ed esprime la paternità di Francesco, ma anche la sua preoccupazione per il dialogo tra i giovani e la Chiesa. Occorre quindi un “ascolto che si apre al dialogo” – in maniera franca, con quella chiarezza evangelica che “non è uno slogan pubblicitario, ma un atteggiamento interiore che si radica in un atto di fede”. Francesco ribadisce il concetto: “il cammino di preparazione a questo momento ha evidenziato una Chiesa ‘in debito di ascolto’ anche nei confronti dei giovani, che spesso dalla Chiesa si sentono non compresi nella loro originalità e quindi non accolti per quello che sono veramente, e talvolta persino respinti”. Per Francesco, “questo Sinodo ha l’opportunità, il compito e il dovere di essere segno della Chiesa che si mette davvero in ascolto, che si lascia interpellare dalle istanze di coloro che incontra, che non ha sempre una risposta preconfezionata già pronta. Una Chiesa che non ascolta si mostra chiusa alla novità, chiusa alle sorprese di Dio”. Questo è il tempo per ascoltare.
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