Francesco: la cultura del consumo ci spinge a non fidarci più di nessuno
Discorso di papa Francesco ai Vescovi americani. Ancora spazio a famiglia e giovani.
"Ciò che è importante oggi lo determina il consumo. Consumare relazioni, consumare amicizie, consumare religioni, consumare, consumare… Non importa il costo né le conseguenze. Un consumo che non genera legami, un consumo che va al di là delle relazioni umane". E' questo uno dei passaggi significativi del discorso pronunciato quest'oggi con il Vescovi americani da parte di papa Francesco. Famiglia da un lato e questioni economiche dall'altra, i due temi principali trattati da Bergoglio, che nella mattinata aveva incontrato 10 persone vittime di abusi da parte del clero. Discorso scritto per il pontefice dinanzi ai presuli statunitensi, con particolari aggiunt a braccio. Il Papa ha trattato con grande serietà i temi che aveva a cuore.
"Sono lieto di avere l’opportunità di condividere questi momenti di riflessione pastorale con voi, nella gioiosa circostanza dell’Incontro Mondiale delle Famiglie" - ha detto il Papa facendo riferimento all'incontro avuto nella nottata italiana. "La famiglia, infatti, per la Chiesa, non è prima di tutto un motivo di preoccupazione, ma la felice conferma della benedizione di Dio al capolavoro della creazione. Ogni giorno, in tutti gli angoli del pianeta, la Chiesa ha motivo di rallegrarsi con il Signore per il dono di quel popolo numeroso di famiglie che, anche nelle prove più dure, onorano le promesse e custodiscono la fede!".
Ecco, per il Papa, lo stile e il metodo da seguire, nell'azione e nello "slancio pastorale che questo impegnativo passaggio d’epoca ci chiede è proprio un passo deciso nella linea di questo riconoscimento. La stima e la gratitudine devono prevalere sul lamento, nonostante tutti gli ostacoli che abbiamo di fronte. La famiglia è il luogo fondamentale dell’alleanza della Chiesa con la creazione di Dio. Senza la famiglia, anche la Chiesa non esisterebbe: non potrebbe essere quello che deve essere, ossia segno e strumento dell’unità del genere umano" - ha detto il pontefice citando la Lumen gentium.
Papa Francesco ha ricordato che "il cristiano non è 'immune' dai cambiamenti del suo tempo, e questo mondo concreto, con le sue molteplici problematiche e possibilità, è il luogo in cui dobbiamo vivere, credere e annunciare".
"Tempo fa, vivevamo in un contesto sociale in cui le affinità dell’istituzione civile e del sacramento cristiano erano corpose e condivise: erano tra loro connesse e si sostenevano a vicenda. Ora non è più così. Per descrivere la situazione attuale sceglierei due immagini tipiche delle nostre società: da una parte, le note botteghe, piccoli negozi dei nostri quartieri, e dall’altra i grandi supermercati o centri commerciali" - ha proseguito il Papa iniziando a parlare di consumo e relazioni.
"Qualche tempo fa si poteva trovare in un medesimo negozio tutte le cose necessarie per la vita personale e familiare – certo esposte poveramente, con pochi prodotti e quindi con poca possibilità di scelta. C’era un legame personale tra il negoziante e i clienti del vicinato. Si vendeva a credito, cioè c’era fiducia, conoscenza, vicinanza. Uno si fidava dell’altro. Trovava il coraggio di fidarsi. In molti luoghi lo si conosce come “la bottega del quartiere”.
In questi ultimi decenni si sono sviluppati e ampliati negozi di altro tipo: i centri commerciali. Il mondo pare che sia diventato un grande supermercato, dove la cultura ha acquisito una dinamica concorrenziale. Non si vende più a credito, non ci si può fidare degli altri. Non c’è legame personale, relazione di vicinanza. La cultura attuale sembra stimolare le persone a entrare nella dinamica di non legarsi a niente e a nessuno" - ha detto con serietà e amarezza Francesco. Il Papa ha sottolineato come
"questo produce una grande ferita, una ferita culturale". Una questione che però non deve far cadere nella disperazione di non farcela.
"Sbaglieremmo se interpretassimo che questa “cultura” del mondo attuale è solo disaffezione per il matrimonio e la famiglia in termini di puro e semplice egoismo. I giovani di questo tempo sono forse diventati irrimediabilmente tutti pavidi, deboli, inconsistenti? Non cadiamo nella trappola. Molti giovani, nel quadro di questa cultura dissuasiva, hanno interiorizzato una specie di inconscia soggezione. E sono paralizzati nei confronti degli slanci più belli e più alti, e anche più necessari. Ci sono tanti che rimandano il matrimonio in attesa delle condizioni di benessere ideali. Intanto la vita si consuma, senza sapore. Perché la sapienza dei veri sapori della vita matura con il tempo, come frutto del generoso investimento della passione, dell’intelligenza, dell’entusiasmo". Francesco ha dato la ricetta: "come pastori, noi vescovi siamo chiamati a raccogliere le forze e a rilanciare l’entusiasmo per la nascita di famiglie più pienamente rispondenti alla benedizione di Dio, secondo la loro vocazione! Dobbiamo investire le nostre energie non tanto nello spiegare e rispiegare i difetti dell’attuale condizione odierna e i pregi del cristianesimo, quanto piuttosto nell’invitare con franchezza i giovani ad essere audaci nella scelta del matrimonio e della famiglia".
"Dio ci conceda il dono di questa nuova prossimità tra la famiglia e la Chiesa - ha aggiunto Francesco. La famiglia è il nostro alleato, la nostra finestra sul mondo, l’evidenza di una benedizione irrevocabile di Dio destinata a tutti i figli di questa storia difficile e bellissima della creazione che Dio ci ha chiesto di servire!".
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento