Francesco: "vivete la rivoluzione della tenerezza"
Messa conclusiva del pontefice a Santiago di Cuba prima del trasferimento negli Stati Uniti. Francesco ha parlato della spiritualità mariana del popolo cubano, invitando ancora a "gettare ponti" e "abbattere muri" e "seminare riconciliazione".
“Accompagnare tutte le situazioni imbarazzanti della nostra gente, impegnati nella vita, nella cultura, nella società, non nascondendoci ma camminando con i nostri fratelli”. È la consegna del Papa al popolo cubano, nel giorno del congedo dall’isola. Nella Messa al Santuario de la Virgen de la Caridad del Cobre, il più venerato dai cubani, Francesco ha esortato la folla ad “uscire di casa” per “visitare e accompagnare”, perché “la presenza di Dio nella nostra vita non ci lascia mai tranquilli, ci spinge sempre a muoverci. Quando Dio ci visita, sempre ci tira fuori di casa. Visitati per visitare, incontrati per incontrare, amati per amare”. Francesco ha incentrato l’omelia sulla figura di Maria, che dopo l’annuncio dell’Angelo “lungi dal credersi chissà chi e dal pensare che tutti sarebbero venuti ad assisterla o servirla, esce di casa e va a servire. Va ad aiutare sua cugina Elisabetta”. “La gioia che scaturisce dal sapere che Dio è con noi, con la nostra gente, risveglia il cuore, mette in movimento le nostre gambe, ci tira fuori, ci porta a condividere la gioia ricevuta come un servizio, come dedizione in tutte quelle situazioni imbarazzanti che i nostri vicini o parenti stanno vivendo”, ha commentato il Papa.“Maria uscì in fretta, passo lento ma costante, passi che sanno dove andare; passi che non corrono per arrivare troppo rapidamente o vanno troppo lenti come per non arrivare mai”, le parole del Papa per descrivere lo stile di questa ragazza tra i 15 e i 17 anni: “Né agitata né addormentata, Maria va di fretta, per accompagnare sua cugina incinta in età avanzata. Maria, la prima discepola, visitata è uscita a visitare. E da quel primo giorno è sempre stata la sua caratteristica particolare. È stata la donna che ha visitato tanti uomini e donne, bambini e anziani, giovani. Ha saputo visitare e accompagnare nelle drammatiche gestazioni di molti dei nostri popoli; ha protetto la lotta di tutti coloro che hanno sofferto per difendere i diritti dei loro figli”.“La patria cubana è nata e cresciuta nel calore della devozione alla Vergine della Carità”, che “ha dato una forma propria e speciale all’anima cubana, suscitando nel cuore dei cubani i migliori ideali di amore per Dio, per la famiglia e per la Patria”. Dal Santuario della Virgen del Cobre, ha proseguito Francesco, Maria “custodisce le nostre radici, la nostra identità, perché non ci perdiamo sulle vie della disperazione”. “L’anima del popolo cubano - ha detto il Papa - è stata forgiata tra dolori, privazioni che non sono riusciti a spegnere la fede; quella fede che si è mantenuta viva grazie a tante nonne che hanno continuato a render possibile, nella quotidianità domestica, la presenza viva di Dio; la presenza del Padre che libera, fortifica, risana, dà coraggio ed è rifugio sicuro e segno di nuova risurrezione. Nonne, madri, e tanti altri che con tenerezza e affetto sono stati segni di visitazione, di coraggio, di fede per i loro nipoti, nelle loro famiglie. Hanno tenuto aperta una fessura, piccola come un granello di senape, attraverso la quale lo Spirito Santo ha continuato ad accompagnare il palpitare di questo popolo”. “Tutti insieme, figli di Maria e figli di questa nobile terra cubana!”, ha aggiunto il Papa a braccio.“Generazione dopo generazione, giorno dopo giorno, siamo invitati a rinnovare la nostra fede. Siamo invitati a vivere la rivoluzione della tenerezza come Maria, Madre della Carità”. È l’invito finale dell’omelia della Messa a Santiago, in cui il Papa ha chiesto di nuovo ai cubani di “uscire di casa, tenere gli occhi e il cuore aperti agli altri”. “La nostra rivoluzione passa attraverso la tenerezza, attraverso la gioia che diventa sempre prossimità, che si fa sempre compassione e ci porta a coinvolgerci, per servire, nella vita degli altri”, ha spiegato Francesco: “La nostra fede ci fa uscire di casa e andare incontro agli altri per condividere gioie e dolori, speranze e frustrazioni. La nostra fede ci porta fuori di casa per visitare il malato, il prigioniero, chi piange e chi sa anche ridere con chi ride, gioire con le gioie dei vicini”. “Come Maria - ha proseguito il Papa - vogliamo essere una Chiesa che serve, che esce di casa, che esce dai suoi templi, dalle sue sacrestie, per accompagnare la vita, sostenere la speranza, essere segno di unità. Come Maria, Madre della Carità, vogliamo essere una Chiesa che esca di casa per gettare ponti, abbattere muri, seminare riconciliazione”. “Questo è il nostro rame più prezioso, questa è la nostra più grande ricchezza e la migliore eredità che possiamo lasciare”, ha concluso Francesco: “Come Maria, imparare ad uscire di casa sui sentieri della visitazione”.
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