I pastorelli di Fatima sono santi. Papa Francesco: "abbiamo una Madre"
La celebrazione eucaristica con il rito di canonizzazione presieduta da papa Francesco in terra portoghese. “Dalle sue braccia verrà la speranza e la pace di cui hanno bisogno e che io supplico per tutti i miei fratelli nel battesimo e in umanità, in particolare per i malati e i disabili, i detenuti e i disoccupati, i poveri e gli abbandonati” - le parole di Francesco durante l'omelia.
“Abbiamo una Madre!”. Con questa esclamazione è iniziata la Messa celebrata oggi dal Papa nel Santuario della Madonna di Fatima, per la canonizzazione dei due primi santi bambini non martiri della storia della Chiesa, i due pastorelli Francesco e Giacinta Marto, destinatari cento anni fa – insieme a suor Lucia – delle visioni della Signora. Interminabile a vista d’occhio, anche oggi, la folla di fedeli venuti da ogni parte del mondo e radunatisi sulla spianata antistante al Santuario, ieri sera illuminato da centinaia di migliaia di candele accese. Per prima cosa Francesco ha citato le parole del veggente di Patmos nell’Apocalisse – “apparve nel cielo una donna vestita di sole”, in procinto di dare alla luce un figlio – e poi i veggenti di Fatima: “Una ‘Signora tanto bella’, commentavano tra di loro sulla strada di casa, in quel benedetto giorno 13 maggio di cento anni fa”. E, alla sera, Giacinta non riuscì a trattenersi e svelò il segreto alla mamma: “Oggi ho visto la Madonna”. “Essi avevano visto la Madre del cielo”, ha commentato Francesco. “La Vergine Madre non è venuta qui perché noi la vedessimo”, ha spiegato il Papa: “per questo avremo tutta l’eternità, beninteso se andremo in Cielo”. “Ma Ella, presagendo e avvertendoci sul rischio dell’inferno a cui conduce una vita – spesso proposta e imposta – senza Dio e che profana Dio nelle sue creature, è venuta a ricordarci la Luce di Dio che dimora in noi e ci copre”, ha commentato.
“Abbiamo una Madre. Aggrappati a lei come dei figli, viviamo della speranza che poggia su Gesù” - l'invito del Papa. “Come un’ancora, fissiamo la nostra speranza in quella umanità collocata nel cielo alla destra del Padre. Questa speranza sia la leva della vita di tutti noi! Una speranza che ci sostiene sempre, fino all’ultimo respiro”, l’esortazione. “Forti di questa speranza – ha proseguito Francesco – ci siamo radunati qui per ringraziare delle innumerevoli benedizioni che il cielo ha concesso lungo questi cento anni, passati sotto quel manto di luce che la Madonna, a partire da questo Portogallo ricco di speranza, ha esteso sopra i quattro angoli della terra”. “Come esempi, abbiamo davanti agli occhi san Francesco Marto e santa Giacinta, che la Vergine Maria ha introdotto nel mare immenso della luce di Dio portandoli ad adorarlo”, ha detto il Papa citando per la prima volta, nell’omelia, i due pastorelli che oggi vengono annoverati nell’albo dei santi, primi due Santi bambini non martiri della storia della Chiesa.
“Dalle sue braccia verrà la speranza e la pace di cui hanno bisogno e che io supplico per tutti i miei fratelli nel battesimo e in umanità, in particolare per i malati e i disabili, i detenuti e i disoccupati, i poveri e gli abbandonati” - le parole di Francesco durante l'omelia.
Parlando ancora della speranza, Francesco ha detto che “non vogliamo essere una speranza abortita! La vita può sopravvivere solo grazie alla generosità di un’altra vita”. Dio “ci ha creati come una speranza per gli altri, una speranza reale e realizzabile secondo lo stato di vita di ciascuno”, ha spiegato Francesco, che subito dopo ha citato una lettera scritta da suor Lucia, il 28 febbraio del 1943: “Nel chiedere ed esigere da ciascuno di noi l’adempimento dei doveri del proprio stato, il cielo mette in moto qui una vera e propria mobilitazione generale contro questa indifferenza che ci raggela il cuore e aggrava la nostra miopia”. La logica da seguire è quella evangelica: “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. “Lo ha detto e lo ha fatto il Signore, che sempre ci precede”, il commento del Papa: “Quando passiamo attraverso una croce, egli vi è già passato prima. Così non saliamo alla croce per trovare Gesù; ma è stato lui che si è umiliato ed è sceso fino alla croce per trovare noi e, in noi, vincere le tenebre del male e riportarci verso la luce”. “Sotto la protezione di Maria, siamo nel mondo sentinelle del mattino che sanno contemplare il vero volto di Gesù Salvatore, quello che brilla a Pasqua, e riscoprire il volto giovane e bello della Chiesa, che risplende quando è missionaria, accogliente, libera, fedele, povera di mezzi e ricca di amore”, ha concluso Francesco.
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