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Il Papa agli armeni: tenere viva la memoria

San Gregorio di Narek proclamato dottore della Chiesa.

Parole chiave: armeni (5), papa francesco (323)
foto www.ansa.it

Papa Francesco richiama al " grido soffocato e trascurato di tanti nostri fratelli e sorelle inermi, che a causa della loro fede in Cristo o della loro appartenenza etnica vengono pubblicamente e atrocemente uccisi – decapitati, crocifissi, bruciati vivi –, oppure costretti ad abbandonare la loro terra. Anche oggi stiamo vivendo una sorta di genocidio causato dall’indifferenza generale e collettiva". Lo fa in San Pietro, alla presenza di migliaia di armeni, nel centesimo anniversario del grande genocidio del 1915 che portò alla morte di oltre un milione e mezzo di cristiani, nel saluto all'inizio della celebrazione dell'Eucarestia. "La nostra umanità ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie inaudite: la prima, quella che generalmente viene considerata come il  primo genocidio del XX secolo; essa ha colpito il vostro popolo armeno - prima nazione cristiana". Le parole sono tratte dalla dichiarazione comune resa il 27 settembre 2001 da Giovanni Paolo II e Karedin II, catholicos della Chiesa armena. 

Papa Francesco nell'Eucarestia ha proclamato San Gregorio di Narek, armeno, dottore della Chiesa, che è vissuto nell'anno Mille. Durante il genocidio - ha ricordato Francesco - "Furono uccisi vescovi, sacerdoti, religiosi, donne, uomini, anziani e persino bambini e malati indifesi", salvo poi ricordare le vittime anche dei totalitarismi.  

Il Papa ha invitato gli armeni a ricordare quel triste evento della storia, perché "laddove non sussiste la memoria significa che il male tiene ancora aperta la ferita; nascondere o negare il male è come lasciare che una ferita continui a sanguinare senza medicarla". "Con la ferma certezza che il male non proviene mai da Dio, infinitamente Buono - ha proseguito Bergoglio - e radicati nella fede, professiamo che la crudeltà non può mai essere attribuita all’opera di Dio e, per di più, non deve assolutamente trovare nel suo Santo Nome alcuna giustificazione. Viviamo insieme questa Celebrazione fissando il nostro sguardo su Gesù Cristo Risorto, Vincitore della morte e del male!”.

A proposito del genocidio, i turchi non hanno mai rivendicato l'esistenza di esso, questione ancora accesa del panorama del panorama politico internazionale. "Dio conceda che si riprenda il cammino di riconciliazione tra il popolo armeno e quello turco e la pace sorga anche nel Nagorno Karabakh", ha affermato il Papa. "Si tratta di popoli che, in passato, nonostante contrasti e tensioni, hanno vissuto lunghi periodi di pacifica convivenza, e persino nel turbine delle violenze hanno visto casi di solidarietà e di aiuto reciproco - aggiunge il Papa -. Solo con questo spirito le nuove generazioni possono aprirsi a un futuro migliore e il sacrificio di molti può diventare seme di giustizia e di pace".

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