"Il grido di Giovanni Paolo II risuona ancora nella Chiesa"
Parola a mons. Oder, postulatore della causa di canonizzazione del Papa, a dodici anni dalla sua scomparsa. E' ancora forte l'eco di quel "Aprite, spalancatele porte a Cristo", un programma portato avanti da papa Francesco.
“Questi anni ci hanno fatto capire come Giovanni Paolo II sia entrato nel cuore della gente, conviva con noi e la sua memoria sia sempre viva. L’affetto per lui è dimostrato dalle persone che visitano la sua tomba e invocano la sua intercessione”: lo dice al Sir mons. Slawomir Oder, postulatore della causa di canonizzazione di Papa Wojtyla, alla vigilia del 12° anniversario della sua morte, avvenuta alle 21,37 del 2 aprile 2005. “Il sentimento provato al momento della sua scomparsa, cioè la perdita di una persona cara, rimane – afferma mons. Oder -, ma nella consapevolezza che comunque ci è vicino e accompagna il nostro cammino. Come postulatore, posso dire che ancora oggi, dopo tanti anni dalla sua morte, ricevo ancora tanti segni di affetto nei confronti di Giovanni Paolo II e lettere da depositare sulla sua tomba, che è meta di tanti pellegrinaggi. Papa Wojtyla ha segnato un’epoca della vita della Chiesa e generazioni di cristiani: certamente, lo portiamo nel nostro cuore”.
Oggi, nella Chiesa di Papa Francesco, cosa può dire ancora Giovanni Paolo II? “Il messaggio centrale della Chiesa, che Papa Francesco – risponde mons. Oder – continua a interpretare, secondo il suo proprio carisma e arricchendolo con la propria esperienza, sapienza e santità. Il grido che abbiamo sentito all’inizio del pontificato del Papa polacco – ‘Non abbiate paura. Aprite le vostre porte a Cristo’ -, oggi nella Chiesa guidata da Papa Francesco lo sentiamo costantemente come un invito all’autenticità della vita e dello spirito cristiano e a riconoscere la presenza di Cristo nella Chiesa e nei nostri fratelli che vivono nelle difficoltà”.
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