Il messaggio Urbi et Orbi di papa Francesco
I conflitti ancora troppo numerosi, le soluzioni alla crisi sanitaria, l'accoglienza dei migranti, lo stile dialogico di Dio. Tanti i temi affrontati dal sommo pontefice nel messaggio dalla loggia centrale della basilica di San Pietro per il Natale.
“Dio non vuole fare un monologo, ma un dialogo”. È il primo tema del messaggio “Urbi et Orbi”, tradizionale appuntamento papale natalizio, dalla Loggia centrale della basilica di San Pietro. “Dio stesso, Padre e Figlio e Spirito Santo, è dialogo, eterna e infinita comunione d’amore e di vita”, ha ricordato il Papa dalla Loggia delle Benedizioni.
“Mentre risuona intorno a noi e nel mondo intero l’annuncio della nascita del Salvatore, sorgente della vera pace, vediamo ancora tanti conflitti, crisi e contraddizioni”, la constatazione di Francesco. “Sembrano non finire mai e quasi non ce ne accorgiamo più. Ci siamo abituati a tal punto che immense tragedie passano ormai sotto silenzio; rischiamo di non sentire il grido di dolore e di disperazione di tanti nostri fratelli e sorelle”.
“Oggi, ‘l’amor che move il sole e l’altre stelle’, come dice Dante, si è fatto carne”. Il Papa ha scelto il sommo poeta italiano per aprire i cuori alla speranza. “È venuto in forma umana, ha condiviso i nostri drammi e ha rotto il muro della nostra indifferenza”, il riferimento al Natale: “Nel freddo della notte protende le sue piccole braccia verso di noi: ha bisogno di tutto ma viene a donarci tutto”. “A lui chiediamo la forza di aprirci al dialogo”, l’invito: “In questo giorno di festa lo imploriamo di suscitare nei cuori di tutti aneliti di riconciliazione, aneliti di fraternità. A lui rivolgiamo la nostra supplica”. “Bambino Gesù, dona pace e concordia al Medio Oriente e al mondo intero”, la preghiera del Papa: “Sostieni quanti sono impegnati a dare assistenza umanitaria alle popolazioni costrette a fuggire dalla loro patria; conforta il popolo afgano, che da oltre quarant’anni è messo a dura prova da conflitti che hanno spinto molti a lasciare il Paese. Re delle genti, aiuta le autorità politiche a pacificare le società sconvolte da tensioni e contrasti. Sostieni il popolo del Myanmar, dove intolleranza e violenza colpiscono non di rado anche la comunità cristiana e i luoghi di culto, e oscurano il volto pacifico di quella popolazione. Sii luce e sostegno per chi crede e opera, andando anche controcorrente, in favore dell’incontro e del dialogo, e non permettere che dilaghino in Ucraina le metastasi di un conflitto incancrenito”. “Principe della Pace, assisti l’Etiopia nel ritrovare la via della riconciliazione e della pace attraverso un confronto sincero che metta al primo posto le esigenze della popolazione”, ha proseguito Francesco: “Ascolta il grido delle popolazioni della regione del Sahel, che sperimentano la violenza del terrorismo internazionale. Volgi lo sguardo ai popoli dei Paesi del Nord Africa che sono afflitti dalle divisioni, dalla disoccupazione e dalla disparità economica; e allevia le sofferenze dei tanti fratelli e sorelle che soffrono per i conflitti interni in Sudan e Sud Sudan. Fa’ che prevalgano nei cuori dei popoli del continente americano i valori della solidarietà, della riconciliazione e della pacifica convivenza, attraverso il dialogo, il rispetto reciproco e il riconoscimento dei diritti e dei valori culturali di tutti gli esseri umani”.
“Figlio di Dio, conforta le vittime della violenza nei confronti delle donne che dilaga in questo tempo di pandemia”, la supplica del Papa, che nella seconda parte del tradizionale messaggio “Urbi et Orbi”, dalla Loggia centrale della basilica vaticana, ha passato in rassegna tutti coloro che vivono situazioni di fragilità. “Offri speranza ai bambini e agli adolescenti fatti oggetto di bullismo e di abusi”, la preghiera di Francesco: “Da’ consolazione e affetto agli anziani, soprattutto a quelli più soli. Dona serenità e unità alle famiglie, luogo primario dell’educazione e base del tessuto sociale”. “Dio-con-noi, concedi salute ai malati e ispira tutte le persone di buona volontà a trovare le soluzioni più idonee per superare la crisi sanitaria e le sue conseguenze”, l’invocazione relativa alla pandemia da Covid-19 ancora in corso: “Rendi i cuori generosi, per far giungere le cure necessarie, specialmente i vaccini, alle popolazioni più bisognose".
“Non ci lasciare indifferenti di fronte al dramma dei migranti, dei profughi e dei rifugiati”, l’ennesimo appello del Papa, che nella parte finale del Messaggio Urbi et Orbi, dalla Loggia centrale della basilica di San Pietro, ha toccato ancora una volta uno demi portanti del pontificato, mentre le cronache ci pongono davanti agli occhi altri drammatici sbarchi, naufragi o tentativi di approdo in terre più sicure. “I loro occhi ci chiedono di non girarci dall’altra parte, di non rinnegare l’umanità che ci accomuna, di fare nostre le loro storie e di non dimenticare i loro drammi”.
Santa Messa nella Notte di Natale
"Dio non cavalca la grandezza, ma si cala nella piccolezza. La piccolezza è la via che ha scelto per raggiungerci, per toccarci il cuore, per salvarci e riportarci a quello che conta”. Lo ha detto il Papa durante l’omelia della messa della Notte nella Solennità del Natale del Signore, all’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana. “Davanti al presepe guardiamo al centro: andiamo oltre le luci e le decorazioni, che sono belle, e contempliamo il Bambino. Nella sua piccolezza c’è tutto Dio”, ha aggiunto Francesco: “Colui che abbraccia l’universo ha bisogno di essere tenuto in braccio. Lui, che ha fatto il sole, deve essere scaldato. La tenerezza in persona ha bisogno di essere coccolata. L’amore infinito ha un cuore minuscolo, che emette lievi battiti. La Parola eterna è infante, cioè incapace di parlare. Il Pane della vita deve essere nutrito. Il creatore del mondo è senza dimora. Oggi tutto si ribalta: Dio viene al mondo piccolo. La sua grandezza si offre nella piccolezza”.
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