La nostra missione è quella di creare un rapporto tra pellegrini e comunità cristiane
ESCLUSIVA. Fra Patton: in Terra Santa c'è una ricchezza straordinaria
Ad un mese esatto dal suo insediamento fra Patton, neo custode di Terra Santa, ci racconta della sua missione e delle sue aspettative. Il programma per l'estate è di continuare a visitare le realtà dei frati, in modo tale da poterli ascoltare uno a uno, sentire anche da loro come vedono questa nostra realtà della Custodia e il suo futuro.
Ad un mese esatto dal suo insediamento fra Patton, neo custode di Terra Santa, abbiamo contattato il neo Custode per farci raccontare della sua missione e delle sue aspettative.
Padre, lei ha parlato di trepidazione e fiducia prima di iniziare la sua missione in Terra Santa, questi sentimenti sono ancora vivi?
Direi che la trepidazione si è un po' attenuata e la fiducia è cresciuta. Il primo mese di esperienza in Terra Santa dal mio punto di vista è stato moto positivo sia nel primo incontro con i frati e le fraternità sia anche nel primo incontro con le realtà locali.
Che impressione ha avuto quando per la prima volta ha fatto ingresso nella grande comunità che vive in Terra Santa?
Il primo impatto è quello di una straordinaria ricchezza presente in Terra Santa è una ricchezza che riguarda tutti gli ambiti: c'è una ricchezza straordinaria dal punto di vista dei frati, frati di 40 nazionalità diverse, e quindi la possibilità di incontrare frati che hanno nel proprio bagaglio esperienze molto diverse quindi una grande possibilità di arricchimento.
Un'esperienza di straordinaria ricchezza anche dal punto di vista delle presenze: ho incontrato presenze che sono anche impressionanti, per così dire, dal punto di vista delle opere, del numero, della consistenza delle fraternità come qui a San Salvatore, oppure altri grandi santuari come Betlemme o Nazareth e ho incontrato realtà al tempo stesso anche più piccole, dove due tre frati vivono, si prendono cura di un santuario, accolgono i pellegrini, portano avanti un'opera molto importante. Poi una grande varietà dal punto di vista delle opere in sé, perché ho potuto visitare certamente i santuari - noi siamo qui in primo luogo per mandato della Chiesa come custodi dei luoghi santi - però ho potuto incontrare già anche qualche comunità parrocchiale, ho avuto modo di incontrare il consiglio pastorale della parrocchia di Nazareth, ad esempio, ho avuto modo di visitare qualche scuola, a Nazareth, Haifa e altre, quindi vedo anche la varietà straordinaria anche nelle opere. Poi ho cominciato anche a rendermi conto di quello che è il grande impegno caritativo della Custodia e quindi questo impegno legato al cercare di garantire la possibilità per i cristiani locali di avere una casa e quindi di aiutare i cristiani locali a rimanere in questa terra e ad amare questa terra. E poi, naturalmente, nella varietà delle opere in cui è presente la Custodia questa varietà legata alla cultura, sia i centri di studio, sia le scuole: i centri di studio altamente specialistici come può essere la Flagellazione, sia la cultura intesa come comunicazione, quindi anche l'opera che viene svolta dal punto di vista comunicativo attraverso i media, il sito, il Christian Media center ecc. Quindi la ricchezza e la varietà sono assolutamente straordinarie, dal punto di vista umano e dal punto di vista delle opere.
Poi ci sono dei luoghi che hanno un fascino assolutamente straordinario, chiaramente i tre principali Nazareth, dove tutto è cominciato con il sì di Maria, Betlemme, dove il Figlio di Dio ci ha sorriso con lo sguardo di un bambino, il Santo Sepolcro, dove è avvenuto il grande cambiamento del mondo e della storia, che è il cambiamento dalla morte alla vita, alla risurrezione: sono luoghi che portano anche con sé un fascino straordinario per noi cristiani e che ci mettono a contatto diretto con ciò che dà senso alla nostra vita.
Sta per iniziare il Capitolo Custodiale della Custodia Terra Santa. Quali sono le sue aspettative e qual è la rilevanza di questo Capitolo nel contesto attuale?
Il capitolo è sempre un momento importante nella vita dei frati, perché per noi frati è uno strumento fondamentale di verifica, di discernimento e poi anche di progettazione; quindi è un momento in cui come frati ci confrontiamo, guardiamo al tempo trascorso, in questo caso all'ultimo triennio, per vedere come la Custodia ha vissuto i propri mandati, le proprie scelte, i propri impegni relativi a tutte quelle situazioni, quelle opere, quelle presenze e la nostra forma di vita di cui parlavo prima. Poi è un momento forte di discernimento in vista anche della progettazione: prima di un prossimo capitolo noi abbiamo altri tre anni di
impegno. Nel capitolo dunque i frati dialogano fra di loro, perché è evidente che per poter fare delle scelte bisogna che ci sia il confronto tra di noi, bisogna che ci sia in termini cristiani la docilità allo Spirito, per cui noi iniziamo cantando il Veni Creator e invochiamo la presenza dello Spirito all'interno del nostro capitolo.
C'è bisogno che ci sia un ascolto della parola di Dio, perché i criteri in base ai quali noi facciamo discernimento non possono essere criteri puramente umani, altrimenti il nostro sarebbe un discernimento miope e anche fallimentare e c'è bisogno poi che ci sia franchezza fra di noi, perché la docilità allo Spirito e l'ascolto della parola non tolgono nulla al valore del confronto e del dialogo che deve avvenire tra i frati.
Naturalmente i temi sono e saranno quelli legati alla nostra identità di frati minori che vivono nella Custodia di Terra Santa, quindi a servizio dei luoghi santi, con delle attività pastorali specifiche. Saranno i temi legati anche alla nostra vita: come viviamo la dimensione del nostro rapporto col Signore, lo spirito di orazione e devozione, come lo chiamava San Francesco; come viviamo la dimensione della fraternità tra di noi, come possiamo farla crescere; come viviamo la dimensione della minorità e della condivisione con i poveri; come viviamo la dimensione dell'evangelizzazione, perché poi le opere son tutte espressione di questa identità, altrimenti sarebbero opere estremamente fragili e anche estemporanee.
Da questo discernimento nasce poi il progetto per i prossimi sei anni, quindi quello che io personalmente mi aspetto è che ci sia soprattutto questa capacità di esser docili allo Spirito, di avere i criteri giusti, che sono quelli della parola di Dio, e di avere la capacità di confrontarci reciprocamente. Poi, in base alle scelte, io stesso vedrò quello che son chiamato fare, perché sono a servizio della fraternità. Io non ho da portare avanti un progetto mio, io ho da accompagnare i frati della Custodia perché insieme dobbiamo capire cosa ci chiede il Signore e cosa dobbiamo fare.
Lei ha detto anche che veniva qui con uno spirito aperto, per ascoltare. Il capitolo sarà anche questa opportunità di ascoltare le varie realtà e inoltre di ascoltare i frati.
L'ascolto è assolutamente necessario è fondamentale. Un Santo francescano vissuto molti secoli fa, San Bernardino, un santo a cui io sono molto affezionato, in una delle sue prediche dice che il Signore ci ha dato due orecchie e una lingua sola perché dobbiamo ascoltare molto più di quanto non dobbiamo parlare. L'ascolto è fondamentale per conoscere, l'ascolto è fondamentale per non fare scelte avventate, l'ascolto è fondamentale per non fare colpi di testa, cioè delle scelte che lasciano il tempo che trovano e l'ascolto è fondamentale perché è il modo concreto con cui noi diciamo a un'altra persona che l'accogliamo: è la forma più immediata e semplice di accoglienza dell'altro. In prospettiva cristiana, naturalmente, è anche la base poi per un discernimento che non è il frutto della genialità di qualcuno, ma è il frutto della condivisione di un percorso e di una docilità condivisa allo Spirito e alla Parola di Dio.
I frati della Custodia che vivono in Siria hanno chiesto di rimanere con la comunità locale. Quali sono sia il significato che la motivazione della loro permanenza lì in questo momento così critico per quella terra?
Direi che il significato e la motivazione coincidono. Quando noi leggiamo nel Vangelo di Giovanni al capitolo decimo, il discorso che Gesù fa presentando se stesso come il buon pastore, in quel capitolo Gesù spiega le qualità del buon pastore e le qualità del mercenario, di colui che fa le cose semplicemente per un interesse personale. Quando Gesù spiega chi è il mercenario dice che il mercenario in caso di pericolo scappa, abbandona il gregge perché vuol salvare la propria vita, mentre dice che il buon pastore rimane con le proprie pecore e dà la vita per le proprie pecore. I nostri confratelli che vivono in Siria sostanzialmente prolungano questa dimensione del buon pastore e quindi loro rimangono accanto ai cristiani, e non solo ai cristiani, che vivono in Siria in questo momento di grande difficoltà e rimangono lì perché non sono dei mercenari, sono la presenza del buon pastore e di conseguenza rimangono lì, stanno accanto alla gente, si prendono cura della gente e naturalmente fanno questo anche con un rischio personale. Da questo punto di vista è importante che noi li accompagniamo e li ricordiamo. Non si tratta di esprimere un semplice apprezzamento per quello che fanno, si tratta in modo molto più profondo di sentirci anche noi uniti a loro e in qualche modo di sentirci anche noi provocati da questo tipo di testimonianza. Non corriamo gli stessi pericoli che corrono loro, ma certamente tutti noi frati minori dobbiamo fare attenzione a non essere mercenari ma a essere pastori, a non essere persone che in qualche modo difendono se stesse, ma persone che sono disposte a dare la vita per amore dei propri fratelli e delle proprie sorelle.
La presenza francescana in Terra Santa ha 800 anni e ogni tempo lì ha le proprie sfide. Papa Francesco, quando è arrivato, ha detto giustamente che veniva da lontano.
Dalla fine del mondo ha detto!
Anche lei viene da lontano, perché viene dal nord Italia, per stare in missione nella custodia. Cosa pensa di questo momento, di queste sfide, di questo spirito nuovo, dato che è una persona che viene, che sta conoscendo la Terra Santa e che ha anche progetti e un'idea sulla missione di Terra Santa.
Come dicevo prima io ho ancora bisogno di conoscere la realtà della Terra Santa, quindi, venendo da lontano, ho veramente bisogno di entrare con umiltà dentro questa realtà. Nella Bibbia c'è un'immagine molto bella di quando il Signore chiama Mosè. Il Signore gli dice: "Togliti i calzari perché la terra sulla quale ti trovi è una Terra Santa". Ecco, io dovrei andare in giro scalzo su questa terra! Quindi il mio avvio deve essere un avvio segnato da molta umiltà, dalla consapevolezza che sono molte di più le cose che non so delle cose che so. E quindi il mio primo obiettivo è proprio quello di conoscere a fondo, conoscere per quanto è possibile umanamente. Come dicevo prima, io non ho un progetto personale da sovrapporre alla vita della Custodia, invece son convinto che sia importante, insieme ai frati della Custodia, riuscire a capire quello che il Signore ci chiede, perché poi alla fine non è importante che io realizzi questa o quella cosa.
È importante che insieme riusciamo a fare quel tratto di strada che il Signore ci darà la grazia di fare, per vivere bene la nostra vocazione, per aiutare e sostenere la vita delle comunità cristiane che sono qui in Terra Santa, per accogliere i pellegrini che vengono da tante parti del mondo e aiutarli a incontrare qui il Mistero dell'Incarnazione, aiutarli a incontrare qui quello che Paolo VI chiamava il quinto Vangelo, aiutarli a incontrare anche le pietre vive che vivono qui, quindi creare un rapporto fra i pellegrini e le comunità cristiane. Direi questa è la cosa più importante. Cercare naturalmente, come dice sempre Papa Francesco, anche di costruire buoni rapporti, buone relazioni, sia con le altre confessioni cristiane, sia con le altre religioni, impegnarci in questa direzione, che è qualcosa di assolutamente evangelico e assolutamente francescano. Quando San Francesco manda in missione i primi frati - erano appena 12 allora i frati - partendo dalla porziuncola la raccomandazione che fa è: "La pace che voi annunciate ricordate che dovete prima averla nel cuore". Quindi cerchiamo di essere persone che vivono il Vangelo perché solo così possiamo portare il Vangelo.
Nel contesto attuale raccontare e far conoscere le realtà della Terra Santa è divenuto essenziale. Quali sono lo scopo e le sfide per i mezzi di comunicazione della Custodia oggi?
Direi che la prima sfida è raccontare il bene. I mezzi di comunicazione oggi purtroppo soffrono del male di raccontare troppo spesso solo le cose che non vanno. Per usare un antico detto, si dice che fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce. Purtroppo spesso si racconta dell'albero che cade, la cronaca nera trova immediatamente spazio nella comunicazione, ma bisogna, secondo me, cominciare a raccontare la foresta che cresce. È importante che i mezzi di comunicazione qui in Terra Santa sappiano andare a individuare le storie positive che ogni giorno accadono, sappiano riuscire a raccontare il bene che viene fatto, che è certamente tanto. Anche dal punto di vista della Custodia è importante riuscire a raccontare ciò che avviene nei santuari, ciò che avviene nelle parrocchie, nelle scuole, nelle opere caritative, ciò che avviene in tutte le realtà che la compongono, ma in senso buono, in senso positivo.
Questo diventa una benedizione, dal punto di vista comunicativo. Benedire significa dire bene, benedire significa raccontare il bene, maledire significa raccontare il male. Quando noi continuamente sentiamo notizie negative in qualche modo anche il nostro cuore si avvelena e diventiamo persone cupe, pessimiste, diventiamo persone che pensano che le cose non potranno mai cambiare. Invece quando ci viene raccontato il bene allora noi ci rendiamo conto che è possibile sperare. Allora ci rendiamo conto che è possibile un cambiamento, allora ci rendiamo conto che è possibile avere un futuro, perché il male è la negazione del futuro, il bene è il futuro, è il futuro vero.
Ecco, io spero che i mezzi di comunicazione della Terra Santa abbiano questa capacità di raccontare il bene che qui è presente, che è tanto, che fa parte della storia, ma fa parte anche del presente.
Il suo predecessore, Padre Pierbattista Pizzaballa, è stato nominato Amministratore Apostolico di Gerusalemme. Come ha accolto questa notizia?
L'ho accolta come un segno di ulteriore fiducia nei confronti dei frati minori, in questo momento. L'ho accolta, in modo particolare, anche come un segno di fiducia nei confronti di Padre Pierbattista che per dodici anni ha servito non solo la Custodia, ma direi tutta la Terra Santa quindi da questo punto di vista l'ho accolta anche con una certa sorpresa, ma come un segno positivo in questo momento. Naturalmente l'ho accolta anche con un senso di responsabilità, perché credo che tutti quanti noi siamo chiamati anche a sostenere padre Pierbattista nel suo servizio e nel suo ministero, non solo con la preghiera, ma anche con una vicinanza umana che è fatta di amicizia e che è fatta anche di relazione con lui. Naturalmente noi tutti auguriamo a padre Pierbattista ogni bene e che possa svolgere questo servizio che lui fa in obbedienza alla Chiesa. È la Chiesa che chiede a Padre Pierbattista questo servizio per la Chiesa di Gerusalemme, quindi noi lo accompagniamo da fratelli.
Rispetto all'estate, quale sarà il suo programma, visiterà ancora dei luoghi?
Ho già sperimentato i 42 gradi di Cafarnao quando sono stato lì. Fortunatamente il caldo non mi spaventa: pur venendo da una regione che è abbastanza fredda, ho più paura del freddo che del caldo, mi piace il caldo. Il programma per l'estate è di continuare a visitare le realtà dei nostri frati, di continuare ad avere questi incontri personali, in modo tale da poter ascoltare uno a uno i frati, sentire la loro disponibilità, sentire come si trovano nel servizio che stanno svolgendo, sentire anche da loro come vedono questa nostra realtà della Custodia e il suo futuro. Naturalmente poi ci sono anche impegni di tipo istituzionale che fan parte del servizio di Custode e questi fan parte dell'agenda che bisogna quotidianamente consultare, ma il primo impegno è continuare la visita ai frati e alle comunità, continuare questa conoscenza della Terra Santa, in modo tale che poi mettendo insieme i lavori del capitolo, mettendo insieme l'ascolto dei frati, sia possibile, prima della fine dell'estate, prendere alcune delle decisioni che vanno prese per i prossimi tre anni.
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