La Civiltà Cattolica: “dichiarazione comune” sono “le mani che hanno usato l’inchiostro”
“Ciò che ha spinto Francesco e Kirill a incontrarsi sono state le sfide del mondo, le frontiere reali, i drammi del nostro tempo”. È quanto scrive “La Civiltà Cattolica” nell’editoriale del fascicolo in uscita. “Questa tappa storica ha un significato profondo molto chiaro: non si può più rimanere sordi e ciechi davanti alla storia del mondo”, esordisce la rivista dei gesuiti, ricordando che “oggi i cristiani sono chiamati a incontrarsi e a superare qualunque ostacolo pur di tendersi la mano. Infatti, nella storia si apre un problema nuovo, ma che in realtà la Chiesa conosce fin dalle sue origini: la persecuzione”. Difatti, se il metropolita Hilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, nella conferenza stampa di presentazione dell’incontro di Cuba ha ricordato che questo “è stato accelerato dal ‘genocidio dei cristiani’ in atto per mano del terrorismo”, “dal canto suo, Papa Francesco ha parlato più volte dell’‘ecumenismo del sangue’, della testimonianza cristiana cruenta”. Da segnalare, aggiunge “La Civiltà Cattolica”, la “caparbietà” dei due interlocutori, senza la quale “questo incontro sarebbe rimasto in ‘sala d’attesa’ per chissà ancora quanto tempo”. Invece, “molte prese di posizione di Francesco, dalla condanna del proselitismo all’‘ecumenismo del sangue’, dal ridimensionamento della prospettiva eurocentrica alla centralità della misericordia, hanno prevalso sulle pur necessarie discussioni teologiche ed ecclesiologiche”. La rivista dei gesuiti sottolinea anche la cornice dell’incontro, “un ‘non luogo’ per eccellenza, la sala di un aeroporto”, “scelta” che “si presenta come un prendersi ‘al volo’ reciprocamente, mentre si va in missione pastorale, non seduti comodamente nelle rispettive sedi”.
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