Lavoro stabile e famiglie urgenze condivise da papa Francesco e Mattarella
Il Santo Padre è salito al Colle doveha incontrato il Capo dello Stato. "Le nuove generazioni hanno il diritto di poter camminare verso mete importanti e alla portata del loro destino".
I media avvicinano “persone e luoghi geograficamente lontani”, ma “rischiano di diventare strumenti di dominio o un ambito in cui, piuttosto che ricercare incontro e reciproco accrescimento, riversare tensioni, violenza verbale, aggressività”. Lo ha denunciato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso al Quirinale, in cui ha fatto notare che “è sempre più richiesta la consapevolezza di quei valori universali di rispetto e di tolleranza la cui condivisione rappresenta l’antidoto più efficace per arrestare il diffondersi dell’odio”. Un esempio: il “dramma dei migranti”, per governare il quale serve “un comune impegno da parte della comunità internazionale, dei Paesi di provenienza e transito, di quelli di approdo e – per quanto ci riguarda più da vicino – dell’intera Unione europea”. “In questo comune sforzo di riconciliazione si iscrive storicamente il grande progetto europeo”, la ricetta di Mattarella: “Una riconciliazione che ha un significato che va ben al di là di una ritrovata concordia fra ex nemici”, ma è una riconciliazione “con se stessa, con le sue radici, con i suoi valori”, come ha detto il Papa ai Capi di Stato e di governo in occasione del sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma. “La sua visita costituisce un’occasione per ringraziare la Chiesa Cattolica per la sua instancabile azione, al fianco delle istituzioni nazionali, nella più ampia riaffermazione dei valori di giustizia, equità, apertura e tolleranza sui quali si fonda la Repubblica”, ha detto il presidente rivolgendosi al Papa e citando il Concordato: “Una presenza, quella della Chiesa cattolica, che risalta, in modo particolare, nei momenti più difficili della nostra vita nazionale, come quello recente dell’emergenza del terremoto”. “Grazie, Santità, per questa Sua visita, grazie per la Sua opera al servizio dell’umanità e grazie alla Chiesa in Italia per il suo costante impegno a favore della comunità nazionale”, il saluto finale.
“Il lavoro stabile, insieme a una politica fattivamente impegnata in favore della famiglia, primo e principale luogo in cui si forma la persona-in-relazione, sono le condizioni dell’autentico sviluppo sostenibile e di una crescita armoniosa della società”. Ne è convinto il Papa, che nel discorso al Quirinale ha affermato che lavoro e famiglia “sono due pilastri che danno sostegno alla casa comune e che la irrobustiscono per affrontare il futuro con spirito non rassegnato e timoroso, ma creativo e fiducioso”. “Le nuove generazioni hanno il diritto di poter camminare verso mete importanti e alla portata del loro destino, in modo che, spinti da nobili ideali, trovino la forza e il coraggio di compiere a loro volta i sacrifici necessari per giungere al traguardo, per costruire un avvenire degno dell’uomo, nelle relazioni, nel lavoro, nella famiglia e nella società”, la ricetta di Francesco. Poi l’appello: “Da tutti coloro che hanno responsabilità in campo politico e amministrativo ci si attende un paziente e umile lavoro per il bene comune, che cerchi di rafforzare i legami tra la gente e le istituzioni, perché da questa tenace tessitura e da questo impegno corale si sviluppa la vera democrazia e si avviano a soluzione questioni che, a causa della loro complessità, nessuno può pretendere di risolvere da solo”. “La Chiesa in Italia è una realtà vitale, fortemente unita all’anima del Paese, al sentire della sua popolazione”. È l’attestazione di stima del Papa. “Ne vive le gioie e i dolori, e cerca, secondo le sue possibilità, di alleviarne le sofferenze, di rafforzare il legame sociale, di aiutare tutti a costruire il bene comune”, ha sottolineato Francesco, secondo il quale “anche in questo, la Chiesa si ispira all’insegnamento della Costituzione pastorale Gaudium et spes del Concilio Vaticano II, che auspica la collaborazione tra comunità ecclesiale e comunità politica in quanto sono, entrambe, a servizio delle stesse persone umane”. Un insegnamento, questo, “che è stato consacrato, nella revisione del Concordato del 1984, nell’articolo primo dell’Accordo, dove è formulato l’impegno di Stato e Chiesa ‘alla reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese”. “Questo impegno, col richiamo al principio della distinzione fissato nell’art. 7 della Costituzione – ha detto il Papa – esprime e ha promosso al tempo stesso una peculiare forma di laicità, non ostile e conflittuale, ma amichevole e collaborativa, seppure nella rigorosa distinzione delle competenze proprie delle istituzioni politiche da un lato e di quelle religiose dall’altro. “Una laicità che il mio predecessore Benedetto XVI definì ‘positiva’”. “E non si può fare a meno di osservare come, grazie ad essa, sia eccellente lo stato dei rapporti nella collaborazione tra Chiesa e Stato in Italia, con vantaggio per i singoli e l’intera comunità nazionale”, il tributo di Francesco.
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