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Messa nel quartiere dei narcos. Papa Francesco: "no a denaro, fama e potere"

Ricchezza, vanità e orgoglio sono tre forti tentazioni. Il no del Papa a una società di pochi e per pochi.

Messa nel quartiere dei narcos. Papa Francesco: "no a denaro, fama e potere"

“Il nostro Padre è il Padre di una grande famiglia, è Padre nostro. Sa avere un amore, ma non sa generare e creare figli unici. E’ un Dio che sa di famiglia, di fraternità, di pane spezzato e condiviso. E’ il Dio del ‘Padre nostro’, non del ‘padre mio’ e ‘patrigno vostro'”. È l’identikit di Dio tracciato da Francesco nella messa ad Ecatepec, che ha aperto il secondo giorno del viaggio del Papa in Messico. “In ognuno di noi si annida, vive quel sogno di Dio che in ogni Pasqua, in ogni Eucaristia ritorniamo a celebrare: siamo figli di Dio”, le parole di Francesco: “Sogno che hanno vissuto tanti nostri fratelli nel corso della storia. Sogno testimoniato dal sangue di tanti martiri di ieri e di oggi”.

Quaresima, tempo per “regolare i sensi, aprire gli occhi di fronte a tante ingiustizie che attentano direttamente al sogno e al progetto di Dio”. Tempo per “smascherare quelle tre grandi forme di tentazione che rompono, dividono l’immagine che Dio ha voluto plasmare”. Nell’omelia della messa a Ecatepec, il Papa ha messo in guardia da “tre tentazioni di Cristo, tre tentazioni del cristiano che cercano di rovinare la verità alla quale siamo stati chiamati. Tre tentazioni che cercano di degradare e di degradarci”. La prima è la ricchezza, “impossessandoci di beni che sono stati dati per tutti, utilizzandoli solo per me o per i miei”. “E’ procurarsi il pane con il sudore altrui, o persino con la vita altrui”, ha spiegato Francesco: “Quella ricchezza che è il pane che sa di dolore, di amarezza, di sofferenza. In una famiglia o in una società corrotta è il pane che si dà da mangiare ai propri figli”. La seconda tentazione è la vanità, cioè “quella ricerca di prestigio basata sulla squalifica continua e costante di quelli che non sono nessuno. La ricerca esasperata di quei cinque minuti di fama che non perdona la fama degli altri”. La terza tentazione, infine, è l’orgoglio, ossia “il porsi su un piano di superiorità di qualunque tipo, sentendo che non si condivide la vita dei comuni mortali e pregando tutti i giorni: Grazie Signore perché non mi hai fatto come loro”. “Tre tentazioni di Cristo”, ha ripetuto il Papa: “Tre tentazioni con cui il cristiano si confronta quotidianamente. Tre tentazioni che cercano di degradare, di distruggere e di togliere la gioia e la freschezza del Vangelo. Che ci chiudono in un cerchio di distruzione e di peccato”. Di qui la necessità di domandarci: “Fino a che punto siamo consapevoli di queste tentazioni nella nostra persona, in noi stessi? Fino a che punto ci siamo abituati a uno stile di vita che pensa che nella ricchezza, nella vanità e nell’orgoglio stanno la fonte e la forza della vita? Fino a che punto crediamo che il prenderci cura dell’altro, il nostro preoccuparci e occuparci per il pane, il buon nome e la dignità degli altri sono fonti di gioia e di speranza?”.

“Quaresima, tempo di conversione perché quotidianamente faccio esperienza nella nostra vita di come quel sogno si trova sempre minacciato dal padre della menzogna, da colui che vuole dividerci, generando una società divisa e conflittuale. Una società di pochi e per pochi”. Lo ha detto il Papa, nella messa celebrata nell’area del Centro studi di Ecaepetec, davanti a migliaia di persone: “Quante volte sperimentiamo nella nostra carne, o nella nostra famiglia, in quella dei nostri amici o vicini, il dolore che nasce dal non sentire riconosciuta quella dignità che tutti portiamo dentro”, ha esclamato  Francesco: “Quante volte abbiamo dovuto piangere e pentirci, perché ci siamo resi conto di non aver riconosciuto tale dignità negli altri. Quante volte – e lo dico con dolore – siamo ciechi e insensibili davanti al mancato riconoscimento della dignità propria e altrui”.

“Abbiamo scelto Gesù e non il demonio; vogliamo seguire le sue orme, ma sappiamo che non è facile. Sappiamo che cosa significa essere sedotti dal denaro, dalla fama e dal potere”. Lo ha detto il Papa, che al termine dell’omelia della messa celebrata nell’area del Cento studi di Ecatepec è tornato sul tempo liturgico della Quaresima, che “ci invita alla conversione con una sola certezza: Lui ci sta aspettando e vuole guarire il nostro cuore da tutto ciò che lo degrada, degradandosi o degradando. E’ il Dio che ha un nome: misericordia. Il Suo nome è la nostra ricchezza, il Suo nome è la nostra fama, il Suo nome è il nostro potere”. “Che in questa Eucaristia lo Spirito Santo rinnovi in noi la certezza che il Suo nome è misericordia e ci faccia sperimentare ogni giorno che il Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù sapendo che con Lui e in Lui sempre nasce e rinasce la gioia”, ha concluso citando la Evangelii Gaudium.

“Nella prima Lettura di questa domenica, Mosè fa al popolo una raccomandazione. Nel momento del raccolto, nel momento dell’abbondanza, nel momento delle primizie non dimenticarti delle tue origini. L’azione di grazie nasce e cresce in una persona e in un popolo che sia capace di fare memoria. Ha le sue radici nel passato, che tra luci e ombre ha generato il presente”. “Mosè invita il suo popolo a essere memore enumerando le situazioni difficili attraverso le quali è dovuto passare”. “In questo giorno di festa possiamo celebrare quanto buono è stato il Signore con noi”, ha aggiunto il Papa. “Rendiamo grazie per l’opportunità di essere riuniti nel presentare al Padre Buono le primizie dei nostri figli e nipoti, dei nostri sogni e progetti. Le primizie delle nostre culture, delle nostre lingue e tradizioni. Le primizie del nostro impegno”. “Oggi, seguendo l’invito di Mosè, vogliamo come popolo fare memoria, vogliamo essere popolo della memoria viva del passaggio di Dio attraverso il suo popolo, nel suo popolo. Vogliamo guardare i nostri figli sapendo che erediteranno non solo una terra, una lingua, una cultura e una tradizione, bensì erediteranno il frutto vivo della fede che ricorda il passaggio sicuro di Dio per questa terra”.

Dopo aver citato ampiamente il “Radiomessaggio al popolo messicano”, di Papa Paolo VI, in occasione del 75° anniversario dell’incoronazione della Vergine di Guadalupe (12 ottobre 1970), Bergoglio ha proseguito così: “Desidero invitarvi nuovamente oggi a stare in prima linea, a essere intraprendenti in tutte le iniziative che possano aiutare a fare di questa benedetta terra messicana una terra di opportunità. Dove non ci sia bisogno di emigrare per sognare; dove non ci sia bisogno di essere sfruttato per lavorare; dove non ci sia bisogno di fare della disperazione e della povertà di molti l’opportunismo di pochi. Una terra che non debba piangere uomini e donne, giovani e bambini che finiscono distrutti nelle mani dei trafficanti della morte”. “Questa terra ha il sapore della Guadalupana, colei che sempre ci ha preceduto nell’amore”.

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