Mons. Galantino: rispetto della verità solo apparente
Il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, ha aperto ieri i lavori della due giorni di Faenza su “Per la libertà… insieme!”, sottolineando che “il primo ambito nel quale va esercitata la libertà è quello della vita personale”. Spesso, però, si ravvisa un rispetto della libertà solo apparente: è il caso del crocefisso, “segno di umanità e di mitezza, di pace e di misericordia, che è ritenuto un’insidia alla libertà religiosa, e si preferisce eliminare ogni riferimento che possa rimandare a una fede, più che valorizzare tali segni, come dimensione imprescindibile dell’esistenza umana, privata o associata”.
Introdotto dal vescovo diocesano, monsignor Mario Toso, che ha brevemente descritto il “cambiamento d’epoca” in corso, il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, ha aperto ieri i lavori della due giorni di Faenza su “Per la libertà… insieme!”, sottolineando che “il primo ambito nel quale va esercitata la libertà è quello della vita personale”. Un’affermazione che si è rifatta al pensiero di Emmanuel Mounier, al quale ha attinto più volte nella sua riflessione, partendo dalla condizione per cui se “l’uomo non ama la propria libertà più di ogni altra cosa al mondo nulla egli detesta di più”. Ma ai nostri giorni sono molteplici le insidie che si possono ravvisare a un esercizio autentico della libertà.
Libertà apparenti. Circa le insidie che si possono riscontrare sul piano religioso, citando la “Evangelii Gaudium” (61) di Papa Francesco, mons. Galantino ha ricordato le nuove situazioni di persecuzione nei confronti dei cristiani che “in alcuni Paesi, hanno raggiunto livelli allarmanti di odio e di violenza”. Ma per restare in Italia, anche qui si ravvisa un rispetto della libertà solo apparente. Ad esempio, nel caso dei simboli religiosi come il crocefisso per i cristiani, “segno di umanità e di mitezza, di pace e di misericordia, che è ritenuto un’insidia alla libertà religiosa, e si preferisce eliminare ogni riferimento che possa rimandare a una fede, più che valorizzare tali segni, come dimensione imprescindibile dell’esistenza umana, privata o associata”. Ma anche sul piano culturale non mancano insidie alla libertà, con le forti limitazioni alle libertà personali imposte anche attraverso le nuove tecnologie. Le informazioni si sono moltiplicate, ma tendenzialmente ci portano verso “una tremenda superficialità al momento di impostare le questioni morali” (EG, 64). Anche il crescente consumismo ci porta su una direzione di valori che negano una vera libertà personale. “Un’ultima insidia alla libertà – ha sottolineato mons. Galantino -, tanto più pericolosa in quanto sottile, è quella del relativismo culturale che, come ha suggerito il vostro vescovo, genera un’assolutizzazione, in palese contrasto con il suo principio ispiratore”. Promuovere il fatto che ciascuno possa pensare e agire come meglio gli pare è sbandierato come via favorevole alla libertà e al rispetto reciproco. Ma proprio in questo modo si nega la possibilità di esprimere posizioni non allineate: si tratti di obiezione di coscienza all’aborto, o alla pratica dell’utero in affitto, o alla banalizzazione del matrimonio e della famiglia.
Impegno sociale e politico. Di fronte a un quadro sconcertante, ma crudemente realistico, si arriva all’esigenza di capire quale ruolo possano giocare le giovani generazioni nel sociale e nel politico. Tema che mons. Galantino ha marcato come un’esigenza di impegno. Non, però, un impegno fatto solo di azione: “È necessario riscattare la dimensione dell’impegno dalle strettoie di una sua considerazione esclusivamente politica o viceversa ridotta a un generico ‘far qualcosa’”. Non basta darsi da fare. Con l’aiuto di Mounier, il segretario generale ha così affermato che “l’azione ‘va intesa nel suo significato più comprensivo: da un lato essa indica l’esperienza spirituale dell’uomo nella sua integrità, dall’altro indica l’intima fecondità dell’essere […]. Quel che non agisce non è’”. Serve quindi un lavoro di formazione, alla stregua di quello che la diocesi di Faenza-Modigliana ha avviato da un anno con la sua scuola “A gonfie vele”, che miri “a raggiungere verità e autenticità, in vista di un impegno responsabile”. Formazione che non può prescindere dalla pratica di un’azione di contemplazione, ma anche da una dimensione “collettiva dell’azione”. Così si spiega a pieno anche il titolo della due giorni faentina: “Per la libertà … insieme”. C’è quindi una prospettiva di fede, ha concluso mons. Galantino, per cui guardare “libertà e azione come impegno; quell’impegno che è la vocazione data da Dio all’essere umano, quando lo ha fatto custode della creazione”.
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