Papa Francesco: "nel volto di Gesù la verità dell'uomo"
In 50 mila al Franchi per la Messa presieduta dal Papa. Nella professione di fede di Pietro la capacità di riconoscere e incontrare il volto di Dio. Le strade per riconoscerlo oggi sono la Parola, la carità e i sacramenti. Solo così si potrà coatruire una umanità nuova.
"Dio e l’uomo non sono i due estremi di una opposizione: essi si cercano da sempre, perché Dio riconosce nell’uomo la propria immagine e l’uomo si riconosce solo guardando Dio". Incrociare lo sguardo dell'umanità dell'oggi secondo l'esempio del buon samaritano. Aprire il cuore all'ascolto di Dio e comprendere che egli, quando ha voluto avere a che fare con l'uomo, si è incarnato. Questo il nucleo centrale dell'omelia pronunciata da papa Francesco nello stadio Artemio Franchi di Firenze questo pomeriggio. Oltre cinquanta mila i presenti nell'impianto sportivo fiorentino, che hanno riempito sin dalle prime ore del pomeriggio. Il Convegno ecclesiale nazionale entra nel vivo e, dopo il discorso del pontefice in Cattedrale con gli inviti alla Chiesa a una nuoca conversione pastorale, l'abbraccio con il Popolo di Dio nel luogo simbolo del calcio fiorentino. 1500 i concelebranti con il Papa, 500 le religiose presenti. Un occhio speciale per i detebuti di Sollicciano, Prato ed Empoli. C'è tutto il mondo dell'associazionismo alla Messa del Papa per ascoltarne una parola di conforto, di spinta ad impegnarsi a riconoscere, nel Gesù uomo, il Cristo Dio. "Cristo maestro d'umanita', recita l'inno che sta accompagnando i lavori del Convegno. Quando francesco entra, e fa il giro del campo a bordo della sua papamobile, la gioia è grande. In 50 mila gridano "Francesco, Francesco", un brivido oercorre la schiena.
Poi la celebrazione. Francesco spiega l'umano in Gesù. Così nel Vangelo proclamato durante la celebrazione di oggi Gesù pone ai suoi discepoli due domande. La prima: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?» per Francesco "è una domanda che dimostra quanto il cuore e lo sguardo di Gesù sono aperti a tutti". Lo aveva già espresso questa mattina: una Chiesa aperta a tutti, magari incidentata e ferita, ma non chiusa. "A Gesù interessa quello che la gente pensa non per accontentarla, ma per poter comunicare con essa". Comunicare, uno dei verbi adombrati nella giornata toacana del Papa. In Catredrale, questa mattina, aveva già prlato dell'urgenza dell'annuncio, gli aveva fatto eco ieri monsignor Cesare Nosiglia, nella prolusione al Convegno. Una Chiesa che sa "mantenere un sano contatto con la realtà, con ciò che la gente vive, con le sue lacrime e le sue gioie", l’unico modo per "poterla aiutare, formare e comunicare. È l’unico modo per parlare ai cuori delle persone toccando la loro esperienza quotidiana: il lavoro, la famiglia, i problemi di salute, il traffico, la scuola, i servizi sanitari". Un messagio ancora alla Chiesa, che, "come Gesù, vive in mezzo alla gente e per la gente" .
Il Vangelo proclamato sembra risoindere a tante delle domande del Convegno, in cui lo sguardo è posato sul nuovo umanesimo.
«Ma voi, chi dite che io sia?». "Domanda che risuona ancora oggi alla coscienza di noi suoi discepoli, ed è decisiva per la nostra identità e la nostra missione" - chiosa Francesco. Una identità che si esprime nella custodia come memoria e nell'annuncio dell'incontro con Cristo. "Solo se riconosciamo Gesù nella sua verità, saremo in grado di guardare la verità della nostra condizione umana, e potremo portare il nostro contributo alla piena umanizzazione della società".
L'umanizzazione, in tempo quasi giubilare, non può prescindere dunque dall'incontro con il volto misericordioso del Padre, perché "alla radice del mistero della salvezza sta infatti la volontà di un Dio misericordioso, che non si vuole arrendere di fronte alla incomprensione, alla colpa e alla miseria dell’uomo, ma si dona a lui fino a farsi egli stesso uomo per incontrare ogni persona nella sua condizione concreta". È il volto riconosciuto da Pietro, è il volto che ancora oggi si presenta alla Chiesa vivificata dallo Spirito e che cammina nell'oggi della storia. "E' il volto che noi siamo chiamati a riconoscere nelle forme in cui il Signore ci ha assicurato la sua presenza in mezzo a noi: nella sua Parola, che illumina le oscurità della nostra mente e del nostro cuore; nei suoi Sacramenti, che ci rigenerano a vita nuova da ogni nostra morte; nella comunione fraterna, che lo Spirito Santo genera tra i suoi discepoli; nell’amore senza confini, che si fa servizio generoso e premuroso verso tutti; nel povero, che ci ricorda come Gesù abbia voluto che la sua suprema rivelazione di sé e del Padre avesse l'immagine dell’umiliato crocifisso".
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