'Eremiti con san Francesco' è il progetto per custodire i luoghi sacri dismessi o chiusi
Da modella ad eremita per amore
La storia di Viviana Rispoli che, incontrando Cristo, ha cambiato vita. Vive e custodisce la Pieve di San Giorgio, nella diocesi di Bologna. La bussola per la sua conversione fu il Vangelo.
Da giovane faceva la modella, poi ha scelto di lavorare in una galleria d’arte. Da adulta, ha avviato il progetto ‘Eremiti con San Francesco’. Per i lettori di Parola di Vita, questa settimana abbiamo intervistato Viviana Maria Rispoli, l'eremita che è stata chiamata a ridare vita e a custodire le chiese che, a causa della mancanza di sacerdoti, rimarrebbero chiuse. Da quest’intuizione, condivisa tra Viviana Rispoli e don Augusto Modena è nato il progetto “Eremiti con San Francesco”, ovvero un gruppo di laici che sceglie di vivere vicino alle chiese da consacrati, in solitudine o in piccoli gruppi, nutrendo la propria spiritualità alla luce del Vangelo e che ama il creato e la vita, alla maniera francescana. L’esperienza del silenzio per Viviana è stata fondamentale nel suo cammino di conversione. Ecco il suo racconto.
Chi ha incontrato nel silenzio e che cosa le ha dato?
Nel silenzio ho fatto l'esperienza della discesa dello Spirito Santo sulla mia persona e di Gesù Cristo vivo in me. Un giorno, mentre guardavo il cielo e pensavo che provenivo da lì, mi sono sentita allargare e attraversare il cuore da un amore universale e sconfinato. Quest’esperienza mi ha dato uno sguardo nuovo su tutta la creazione, sulla vita e la consapevolezza che in questa terra non c'è disgrazia o tragedia che non sia accolta, colmata e vinta dal Suo Amore Onnipotente.
Come ha avuto inizio la sua conversione?
Mi regalarono un Vangelo. Per curiosità, ho cominciato a leggerlo, sulle prime con qualche reticenza. Quelle parole, però, mi affascinavano sempre di più, non potevo più farne a meno, e sedotta dalla Parola di Cristo, mi sono lasciata istruire, guidare e correggere in un rapporto personale con Lui. Non andavo in chiesa da oltre vent'anni e non frequentavo nessun gruppo ecclesiale, ma Lui da solo mi ha riportato alla Sua Chiesa e ai Suoi sacramenti. Ricordo ancora la prima confessione e ciò che dissi al sacerdote: "Sicuramente Gesù mi ha già perdonata da un bel pezzo, stare lontana da Lui per tanto tempo è già stato il più brutto castigo che potevo infliggermi da sola.” Ora, desideravo fare anch'io qualcosa per Lui e cominciai ad andare a pulire la chiesa della mia parrocchia, ma mai avrei immaginato che mi stavo imbarcando in una avventura inimmaginabile e da me mai minimamente supposta. Dio è cosi imprevedibile e noi, senza di Lui, siamo sconosciuti a noi stessi.
Quando ha avvertito che Cristo la stava chiamando a sé?
Sempre attraverso la sua Parola, in un momento difficile, tra le lacrime, gli feci una domanda e aprii il Vangelo: mi rispose subito e in maniera così precisa e perfetta, che mise adorabilmente a nudo la mia vita. Mi sentii così amata e conosciuta da Lui e in secondo capii che se volevo essere felice dovevo lasciare tutto e seguirlo dovunque mi portasse. E così ho fatto. Con commozione e stupore, avevo capito anche che chiunque poteva interpellare Gesù e avere una risposta, esattamente come la si ha da un uomo. Pensai che in quel ‘libro vivo’ c'è una parola per ogni uomo del mondo, una parola più illuminante di altre che può cambiare in un modo misterioso e potente ogni esistenza.
Perché proprio la scelta di essere una eremita?
Quando Gesù mi chiamò, non avevo nessuna idea di quale sarebbe stato il mio percorso: è sempre stato Lui che attraverso un incontro con un’anziana eremita, mi fece percepire dalla gioia che provai, che quella poteva essere la mia forma di vita. Quella donna, quasi sepolta nel silenzio e nella solitudine, era andata al cuore di quello che conta veramente: il nostro rapporto con Dio, sopra ogni cosa. Aveva scelto di essere sola con l'unica Persona che merita tutta l'attenzione del nostro essere. L’unica che ci può rendere veramente felici.
Prima della vocazione che vita conduceva?
Ero una ragazza come tante, con l'aspirazione del principe azzurro da sposare. Avevo una bella rete di amicizie e lavoravo per una galleria d'arte, ma cominciavo a capire una cosa: solo l'amore m’interessava davvero nella più bella e profonda accezione del termine. E Gesù che lo sapeva, mi ha chiamata.
I suoi familiari come presero questa conversione?
Ne furono molto turbati, mio padre pensava che fossi andata fuori di testa, mia madre e i miei fratelli ma anche tutti i miei amici erano sconcertati e molti presero le distanze, imbarazzati da me. Ma il Signore ha dato segni anche a loro, rendendomi irriducibile nella sua sequela, in un percorso non privo di difficoltà, incomprensioni e anche di silenzio doloroso di Dio. Dio ha una grande pazienza con noi, ma anche noi dobbiamo averla con Lui! Ma i frutti piano piano stanno emergendo... Nulla si ottiene senza fatica, abnegazione, risoluzione del cuore e una grande fede in Colui che ci ama e che tutto, ma proprio tutto, può!
Ci racconta qualcosa di ‘Eremiti con san Francesco’?
È un progetto che sta mostrando solo ora i primi virgulti, ma avrà una crescita esponenziale; esso accoglie tutte le persone che adorano il Signore, senza distinzione d’età, di salute, di cultura per ricreare, nello spirito delle prime comunità cristiane, un santo servizio a Dio, presso le canoniche dismesse e le chiese chiuse. Non solo eremiti, quindi, ma anche piccole fraternità d’amore, in una vita semplice, dove i carismi d'ognuno sono valorizzati e dove le fragilità vengono supportate e condivise nell’accoglienza non solo delle povertà spirituali, ma anche reali e concrete. Una chiesa povera per i poveri di Gesù. Ogni giorno, durante la Santa Messa delle comunità parrocchiali di riferimento inneggiano di cuore salmi, canti e inni a Dio. E le canoniche vuote, questi ‘talenti’ affidati alle curie, dei quali i vescovi e sacerdoti dovranno rispondere, avranno finalmente una soluzione evangelica alla quale non si potrà dire di ‘no’. Dove Gesù apre, nessuno chiude.
So che ha scritto un libro dal titolo molto provocatorio "Il coraggio di suicidarsi in Cristo". Che cosa significa?
Racconto la mia conversione e suggerisco a chi si trova in un grande stato di afflizione di consegnare senza timore la propria vita a Cristo: un atto volontario di morte, intesa come fine dei propri desideri e aspettative umane, lasciando fare a Lui, alla sua Parola e alla sua Provvidenza. Un reset totale per ricominciare in Lui una vita veramente nuova. Il libro è scaricabile gratuitamente su www.eremiti.net (alla voce ‘Testimonianza’), per chi volesse leggerlo.
Se volesse lasciare un messaggio ai nostri lettori che cosa direbbe?
Aprite il Vangelo e osservate la Sua Parola. Interrogate il nostro Dio e vi risponderà, vi guiderà con segni e prodigi a fare i giusti passi per essere felici. Provare per credere…
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