"Il canto del creato" di frà Peppe Murdaca
Inaugurata al Museo diocesano mostra del frate minore Giuseppe Murdaca. Una sintesi tra natura, fede e creato.
“Il canto del creato”. Ha questo titolo la mostra “Acquerelli di fra Peppe” inaugurata nei giorni scorsi al Museo diocesano di Cosenza. In mostra, le opere in acquerelli di padre Giuseppe Gabriele Murdaca, dei frati minori, attualmente di stanza presso la parrocchia Sant’Antonio a Rende. Per l’open day, la presenza dell’Arcivescovo emerito, monsignor Salvatore Nunnari, dell’artista, e di tanti appassionati, amici e curiosi, ospitati nel Museo diocesano bruzio dal direttore, don Salvatore Fuscaldo. Fino al 19 giugno prossimo, gli acquerelli di frà Peppe sprigioneranno tutta la propria luce e si faranno ammirare nel prestigioso polo museale diocesano.
Un’occasione preziosa per incontrare il talento e l’espressività artistica di un frate, già noto al grande pubblico per il suo impegno nella pittura. “Conoscere Dio attraverso la natura è l’esperienza di cui desidera renderci parte integrante la pittura di fra Murdaca” – scrive il critico e storico dell’arte Raffaella Buccieri, che ha curato e presentato la mostra. “Il creato è la sua ispirazione ed inclinazione artistica intrinseca, spontanea, di certo rafforzata dall’appartenenza all’ordine del fraticello d’Assisi che, nel suo Laudes Creaturarum ha cantato la bellezza dell’opera di Dio”.
Il canto del creato, allora, si legge chiaramente nelle opere esposte. Nella flora, nei paesaggi, per una “scelta stilistica riconducibile a quella impressionista, di una pittura en plein air”. Una pittura che coglie l’attimo, facendo di esso un kairòs, un tempo spiritualmente prezioso per leggere, nella semplicità del creato, la presenza di Dio. “Il delicato tocco del pennello e la trasparenza del colore mescolato all’acqua rendono il tutto quasi onirico, pittorico” – scrive ancora Raffaella Buccieri, docente di iconografia presso l’Issr di Rende. Un sogno che si fa reale, però, nella nitidezza cromatica che fa scorgere al visitatore il nitidore della rosa, il ponticello dei sospiri – pertanto dello spirito – la provvidenzialità del faro, che si staglia dal mare in burrasca, per riaffermare ancora che negli affanni della vita v’è un’ancora di salvezza. “Ecco, dunque, il personale ‘canto del creato’ di fra Peppe, una summa di immagine, sentimento e fede che danno origine ad un trait frate Cielo e sorella terra e ad una lettura dell’arte rivolta all’uomo che vive la sconcertante e sempre più imperante modernità liquida”.
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