L'immagine e la verità
Un volume ricorda il pensiero profetico di Emanuele Samek Lodovici.
“Educare a sentire il suono del vento, di un ruscello, (…) vuol dire educazione della vista a vedere immagini che non siano filmate o fotografate”.
Il lettore potrebbe pensare che queste parole siano state scritte in un impeto di rabbia contro l’ossessione contemporanea di “postare” su Facebook qualsiasi immagine, dal gatto di casa al succulento pasto che si sta per consumare, dal fiore in giardino al capo di biancheria in procinto di essere acquistato al centro commerciale. In realtà, sono parole pronunciate nel 1981, quando Fb non era neanche previsto nel menù del futuribile. Fanno parte della trascrizione di una conferenza tenuta nel marzo di quell’anno da uno dei più promettenti filosofi cattolici italiani, Emanuele Samek Lodovici, posta in apertura di un volume di studi in suo ricordo (morì il mese dopo per le conseguenze di un incidente d’auto, a soli 38 anni). Il volume, “L’origine e la meta” (a c. di Gabriele De Anna, Ares, 270 pagine) è infatti una raccolta di interventi di studiosi che non solo approfondiscono il suo pensiero, ma anche alcuni motivi scaturiti da quella ricerca: la modernità e le sue radici, i cambiamenti della Chiesa durante il secolo breve, il rapporto con la filosofia antica, specialmente con Platone e, in grande rilievo, il problema dello gnosticismo oggi, vale a dire di quel pensiero che separava radicalmente lo spirito dalla materia, la divinità dal mondo.
Non è qui il caso di addentrarci in una trattazione filosofica, ma di coglierne le idee per capire il tempo in cui viviamo. E le parole di Lodovici ci aiutano. Soprattutto ci dimostrano come lo studioso disinteressato alle mode riesca a penetrare talmente lo spirito del suo tempo da spingersi oltre. Il filosofo aveva capito che in quegli anni andava profilandosi la signoria dello sguardo rispetto agli altri sensi. L’apparire era un effetto ulteriore di questo sguardo, certamente, ma ne era anche divenuto lentamente l’inizio. Non contava più la sostanza del pensiero, quanto la modalità della sua esplicitazione. Lodovici aveva genialmente previsto le foto delle colazioni messe su un “profilo” in cui si potrebbe anche scrivere, magari solo “Buona giornata” con le proprie dita senza ricorrere ad una immagine dozzinale e prefabbricata. Solo che Fb è organizzato in modo tale da non privilegiare il pensiero, ma solo l’occhio, come i “mi piace” mostrano. La forza di quella intuizione non sta tanto nell’aver genericamente intuito derive future, ma di aver colto il modo preciso con il quale si sarebbe disposta quella deriva.
Il dibattito, soprattutto filosofico, che ne scaturisce, sceglie, come si è detto, il nodo del rapporto con la modernità e soprattutto su quali siano le sue radici. Essa, secondo queste interpretazioni, verrebbe da un orizzonte gnostico, quello che privilegia la materia, distante dalla divinità, mentre cristianesimo vuol dire che Dio è presente nelle cose del mondo pur essendone il Creatore. Si mettono paletti precisi, insomma. Soprattutto illuminismo e marxismo, oltre che radicalismo “borghese”, vengono affrontati come derive di questa separazione tra origine e creazione. In realtà, le cose sono un po’ più complesse, perché molte sono state le cause della nascita e della provvisoria affermazione del materialismo di derivazione (e sarebbe interessante vedere fino a qual punto) marxista. Se mai è proprio il radicalismo “borghese” di radice illuministica a rientrare in quegli schemi. Alcuni estremismi nichilistici hanno inconsapevolmente radici religiose e soprattutto complessi di separazione da una antica frequentazione cristiana.
Ma torniamo al pensiero di Lodovici qui contenuto, al suo invito ad “aver un rapporto con la realtà che non sia artificiale”, che dopo più di trentacinque anni potrebbe significare una profonda riflessione sul perché abbiano vinto la merce, la quantità, la riproduzione in serie.
Una foto non sarà mai l’oggetto raffigurato. Lo aveva capito il nostro Pirandello quando proclamava che la forma e l’arte uccidevano la vita nel momento in cui la fissavano in una immagine statica. E il siciliano parlava di grande arte. Figuriamoci l’iper-democratica foto del panino ipo-calorico.
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