L'universo è solo una simulazione al computer?
La stravagante ipotesi avanzata all'annuale Isaac Asimov Memorial Debate, a New York.
Cosa succede se gli scienziati, esperti in numeri e leggi fisiche, si mettono a giocare al “filosofo della domenica”?
Potrebbe ad esempio succedere che comincino a mescolare “pere e mele”, cioè ragionamenti che appartengono a piani della conoscenza del tutto diversi tra loro, finendo per fare una “marmellata” di ipotesi dal dubbio gusto, che – lo diciamo con rispetto – può persino far sorridere i veri filosofi.
Più o meno è quanto accaduto durante l’annuale Isaac Asimov Memorial Debate, svoltosi di recente presso l’American Museum of Natural History di New York. In quel consesso, un gruppo di ricercatori si è profuso in una discussione “scientifica” al limite del surreale: l’universo intero, compresi noi stessi, in realtà potrebbe essere nient’altro che una simulazione, parte di un gigantesco gioco al computer condotto da “menti superiori” (non si sa bene chi). Insomma, una sorta di rivisitazione della trama del film Matrix, con noi inconsapevoli protagonisti!
“Un’ipotesi scientifica legittima”, l’hanno definita… con molto coraggio!
Il moderatore Neil deGrasse Tyson, direttore dell’Hayden Planetarium del museo, addirittura ha quotato al 50% la possibilità che tutta la nostra esistenza sia un programma sul disco rigido di qualcun altro. “Credo che la probabilità sia molto elevata – ha spiegato deGrasse Tyson – perché alcuni fatti non tornano. Ad esempio, il divario tra l’intelligenza umana e quella degli scimpanzé è in contrasto con il fatto che abbiamo in comune con loro oltre il 98% del nostro Dna. Da qualche parte potrebbe esistere un’entità dotata di un’intelligenza molto superiore alla nostra. Al loro cospetto, potremmo essere solo dei poveri idioti. In questo caso, è facile per me immaginare che tutto, nella nostra vita, sia solo una creazione di qualche altra entità per il suo intrattenimento”.
A dire il vero, l’ipotesi in questione non è del tutto nuova. Già nel 2003, infatti, essa era stata formulata da Nick Bostrom, filosofo (questa volta vero) dell’Università di Oxford, secondo cui i membri di una civiltà avanzata, in possesso di un’enorme potenza di calcolo, potrebbero decidere di effettuare simulazioni dei loro antenati.
Ma secondo i sostenitori di questa ipotesi ci sarebbero anche altre ragioni per pensare che potremmo essere virtuali. Ad esempio, il fatto che l’universo, quanto più impariamo a conoscerlo, tanto più sembra essere basato su leggi matematiche, proprio come un programma informatico. “Se fossi un personaggio di un gioco per computer – ha commentato Max Tegmark, cosmologo del Massachusetts Institute of Technology -, alla fine mi accorgerei di quanto le regole appaiano troppo rigide e matematiche. Ciò semplicemente è frutto del codice con cui è stato scritto il gioco”. Affermazione perentoria, quella di Tegmark, ma… non potrebbe essere che questo dato di fatto dipenda invece semplicemente dalla natura dell’universo in cui viviamo?
Altri scienziati, che supportano l’ipotesi “simulazione”, hanno anche osservato che, nello studio della fisica, continuano a presentarsi idee derivate dalla teoria dell’informazione. “Nella mia ricerca, ho trovato questo fatto molto strano”, ha detto James Gates, fisico teorico dell’Università del Maryland. “Ho dovuto ricorrere a codici di correzione degli errori, molto utilizzati dai browser. Ma che cosa c’entravano con le equazioni su quark, elettroni e supersimmetria che studiavo? Questo mi ha portato brutalmente alla conclusione che non potevo più dare del pazzo a Max e alle persone come lui”. Avete ancora dubbi? Beh, teneteli ben stretti, perché siete in buona compagnia.
Non tutti i presenti all’incontro, infatti, si sono dichiarati d’accordo con questi ragionamenti. “Se si stanno trovando soluzioni prese dell’informatica per quei problemi – ha sottolineato lo stesso Tyson -, forse è solo la moda del momento. Se sei un martello, ogni problema ti sembra un chiodo”. “Personalmente – ha aggiunto Lisa Randall, fisico teorico della Harvard University – ho problemi anche con l’idea secondo cui qualche entità voglia metterci dentro una simulazione. Siamo interessanti soprattutto per noi stessi, non vedo il motivo per cui queste specie superiori dovrebbero simularci. Secondo me, le possibilità che questa idea possa rivelarsi vera è praticamente zero”.
E non è mancato neanche chi è ricorso ad un pizzico di ironia. “Forse siamo in una simulazione o forse no, – ha detto David Chalmers, professore di filosofia della New York University -. Ma se lo siamo, ehi, non è poi così male”. “Il mio consiglio – ha aggiunto Tegmark – è riuscire a fare cose davvero interessanti in modo che i simulatori non spengano tutto”. Spegnere tutto? Ipotesi davvero inquietante, almeno come quella proposta da Tyson in conclusione: “E cosa succederebbe se un baco bloccasse l’intero programma?”.
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