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In corso i lavori di ristrutturazione dell’impianto di illuminazione interna ed esterna colpito dall’azione di vandali

Riaprono le Grotte di Sant’Angelo a Cassano all’Jonio

Il complesso carsico e calcareo si estende per 2500 metri sottoterra ed è formato da stalattiti, stalagmiti e laghetti 

Riaprono le Grotte di Sant’Angelo a Cassano all’Jonio

Un’altra meraviglia calabrese potrà essere ammirata nuovamente dal pubblico: le Grotte di Sant’Angelo, situate nelle viscere di Monte S. Marco nel comune di Cassano all’Jonio in provincia di Cosenza. Questo complesso carsico, calcareo, maestoso e imponente, costituito da un reticolo di passaggi naturali, è stato plasmato nel tempo dall’azione di corrosione di fiumi d’acqua sulfurea. Un gioco di luci, colori e forme variegate invade queste caverne, arricchite da splendide architetture calcaree, da colonne, da templi e da una moltitudine di stalattiti, stalagmiti e laghetti, generati per effetto dei fenomeni di carsismo. Le rocce circondano tutta la città offrendo spettacoli mozzafiato. Con molta probabilità questo sito archeologico fu frequentato nel Neolitico Medio (8000 – 3000 a.C.), durante l’Età dei Metalli (3600 - 180 millennio a.C.), con attestazioni dell’epoca del Bronzo (2300 a.C. – 1100 a.C.) e del Rame (dal 1100 a.C.), e fino ai tempi più recenti con le invasioni francesi e la nascita del Regno delle Due Sicilie. Era quindi uno spazio di insediamento per abitazioni, luoghi di culto e rifugi contro gli attacchi bellici. Il primo speleologo che mise piede su questa struttura cavernosa fu Francesco Orofino che, nel lontano 1951, salì sul rilievo roccioso detto “Muraglione”. Parlò del luogo come di un’ “antica cava di gesso con stalattiti e stalagmiti gessoso-calcaree”. Fu poi, tra il 1962 e il 1964, il professor Santo Tinè che si occupò di alcuni rilievi stratigrafici, stabilendo tutte le fasi di frequentazione del luogo. La Commissione Grotte “Eugenio Boegan” di Trieste, tra il 1977 e il 1979, fece tutta una serie di studi sul carsismo presente a Cassano all’Jonio, rilevando in tutto sedici grotte carsiche, tra le quali le più grandi sono la Grotta Inferiore e Superiore di Sant’Angelo. Queste sono state congiunte in seguito ad una terza, la Grotta Sopra le Grotte di S. Angelo, dando vita ad un sistema sotterraneo lungo circa 2500 metri. Il terreno vede la presenza di gesso, argille, sabbie e detriti di falda per lo più carbonica. Ci sono grotte destinate a usi specifici, tra le quali quella detta “Pavolella” che, nel periodo neolitico, serviva per la cremazione dei cadaveri. Tanti i manufatti riportati alla luce: orcioli, bollitori per latte, tazze da filtro e dolii (grandi contenitori per vino, olio o legumi). Non mancano materiali d’arredo con valore artistico, utili per lo studio della preistoria di Cassano, tra cui una statuetta femminile di ceramica dipinta, alta 5,5 cm e con le parti anatomiche chiaramente visibili. In assenza di luce crescono in questi sotterranei forme di vegetazione particolari, tra cui dei singolari arbusti aventi piccoli filamenti con la radice piantata nel terreno, perennemente a contatto con le stalattiti e alimentati dalla caduta della roccia calcarea. Il cedimento di un masso nel 2018 ha richiesto la tempestiva chiusura di questo sito turistico e un intervento di rifacimento, a cura dell’impresa appaltatrice I.M.C. rappresentata da Giuseppe Salerno. I lavori servono anche per ripristinare l’impianto elettrico interno e l’illuminazione esterna, richiesti da un’apposita commissione straordinaria, allo scopo di trovare una soluzione ai danni arrecati all’area archeologica da alcuni vandali. Per evitare che altre barbarie possano abbattersi su quest’ambiente neolitico, il sindaco di Cassano all’Jonio, Giovanni Papasso, sta cercando di stringere accordi con il Centro regionale di Speleologia “Enzo Dei Medici”, diretto dal professor Felice La Rocca, e si sta interfacciando anche con l’associazione “Grotte Turistiche Italiane”. Ingenti le somme di denaro (oltre 1 milione di euro) reperite e investite per la messa in sicurezza del costone roccioso, ubicato all’ingresso delle grotte, e per il ripristino del centro polifunzionale. Inoltre, essendo la struttura carsica edificata su terreni franosi e su materiali di riporto, si è reso necessario anche un intervento, volto a consolidare il rischio idrogeologico della sezione adibita all’accoglienza e al ricevimento, la cui stabilità era compromessa. L’importanza storica di questo luogo ha portato anche ad approfondire alcuni materiali, come le caratteristiche dei contenitori ceramici ritrovati nell’area della grotta denominata “Trivio”. Vari studiosi, tra cui Delia Carloni e Felice Larocca, insieme al C.R.S. “Enzo dei Medici”, hanno appurato che i vasi preistorici recuperati dalle grotte di Sant’Angelo testimoniano i cambiamenti culturali, verificatisi in particolare nel IV millennio a.C. (Età del Rame) in Calabria e non solo. Le analisi petrografiche hanno assodato che le anfore sono state realizzate con diversi materiali, tra cui “inclusi di serpentinite”. Sulle loro pareti sono stati ritrovati vari residui organici, il cui esame ha permesso di risalire al tipo di cibo o di bevande consumate dagli antichi. La gente dell’età del Rame mangiava per lo più carne di animali ruminanti (caprini, ovini e bovini) e non ruminanti (suini), ma anche pesci, frutti di mare, latte, formaggi e altri vegetali. Le pietanze venivano anche offerte alle divinità ctonie durante i rituali sotterranei. Queste cavità naturali di Cassano sono le uniche grotte turistiche della Regione Calabria, e saranno restituite alla loro bellezza alla fine di novembre quando termineranno le operazioni di restauro.

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