Silent Night, un regista cosentino fuori gara a Cannes
Si chiama Luca Fortino e partecipa alla kermesse francese con un'opera da non perdere
“E’ così forte l’urlo dei poveri, che i ricchi hanno speso tutto per diventare sordi". E’ in questa frase significativa che si concentra il messaggio di Luca Fortino, esordiente regista cosentino, in gara fuori concorso al festival di Cannes col cortometraggio “Silent night”. La pellicola, prodotta da Filmaker, i cui incassi andranno ai paesi sottosviluppati del mondo, s’iscrive all’interno del progetto “I bambini hanno fame”, promosso dalla stesso Fortino per sensibilizzare l’opinione pubblica sul drammatico allarme della malnutrizione e degli abusi sui minori. Silent night è la storia di due realtà parallele, separate tra di loro dalla fortezza inespugnabile della disparità sociale, eppure destinate a un inevitabile scontro. Da un lato c’è Francesca, giovane donna borghese (interpretata da Anna Falchi), moglie amorevole di un uomo arrogante e troppo concentrato su se stesso; dall’altro, Aidha, bambina rumena di dieci anni, ignara pedina di un giro di sfruttamento infantile che ha al suo vertice un uomo che calpesta qualsiasi residuo di umanità in nome del dio denaro. Sullo sfondo gelido di un tipico Natale occidentale, votato al consumo frenetico e dimentico delle sue vere origini , le loro strade si intrecceranno improvvisamente e Aidha ( intrerpretata da una piccola e promettente Denise Sapia ) riuscirà a risvegliare la coscienza addormentata di Francesca, incapace di porsi domande che sappiano scavare sotto la superficie. L’input del regista arriva dritto al cuore, punge nel vivo le nostre anime corrose dal ripetitivo, ossessivo, quotidiano imperativo del benessere che assopisce lo spirito nella durezza del cuore. Allora la prospettiva si allarga, lo sguardo si fissa non solo sui piccoli, che pure rimangono il punto focale del lavoro di Fortino, ma abbraccia la massa di diseredati che incrociamo e ignoriamo ogni giorno. Due inquietanti interrogativi si pongono alla nostra coscienza: riusciremo a riesumare la nostra sensibilità perduta come Francesca? Sapremo, finalmente, ascoltare l’urlo straziante dei poveri o sceglieremo di restare sordi?
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