Un reportage a 20 anni dalla guerra in Bosnia
In onda su Tv2000. Cinque giorni di interviste e riprese tra Sarajevo e Mostar.
A 20 anni dalla fine della guerra in Bosnia e in occasione della visita di Papa Francesco a Sarajevo, Tv2000 manda in onda un ampio reportage all’interno degli approfondimenti quotidiani di Tg2000, nel “Diario di Papa Francesco” e il prossimo 6 giugno durante la diretta televisiva che seguirà il Santo Padre (canale 28 del digitale terrestre, 18 di TivuSat, 140 di Sky, in streaming su www.tv2000.it). Il documentario è curato dal giornalista Maurizio Di Schino: cinque giorni di interviste e riprese tra Sarajevo e Mostar, per raccontare la difficile situazione in cui versa il Paese a un ventennio dalla conclusione della sanguinosa guerra. Il primo servizio, trasmesso venerdì 28 maggio e consultabile sul canale YouTube dell’emittente televisiva (www.youtube.com/newstv2000), ha visto protagonista il francescano padre Pero Karajich: “Nella Bosnia Erzegovina si parla di una pace che deve ancora arrivare - spiega nel filmato Maurizio Di Schino -. Il conflitto tra il 1992 e il 1995, infatti, ha messo in crisi la coesistenza tra popoli e religioni da secoli presenti nel Paese: croati cattolici, serbi ortodossi, bosniaci mussulmani. Il conflitto ha provocato 100mila morti, 2 milioni di sfollati e quasi 7.300 dispersi. E così questa strage del XX secolo ha istigato i tre popoli al nazionalismo e a innalzare frontiere invisibili nella vita quotidiana”.Le frontiere invisibili che ci sono ancora a Sarajevo e in tutta la Bosnia sono tra i temi del reportage: “È un Paese costruito da un accordo che ha escluso le minoranze: una incostituzionalità legalizzata. Non pensavo di trovare queste frontiere invisibili - precisa Di Schino - alla periferia di Sarajevo. Territori in cui tutto è diviso. Già, nella capitale, il taxi serbo arriva fino a un certo punto. Un cittadino che deve andare nella zona mussulmana deve scendere da quel taxi, fare un tragitto a piedi e prendere il taxi mussulmano che lo porterà in centro”. Nella rubrica “Il Post” della testata giornalistica diretta da Lucio Brunelli andranno in onda i servizi che compongono il lungo reportage su aspetti poco conosciuti del Paese: “Nella stessa strada della stessa città - afferma Di Schino -, su di un lato vivono famiglie serbe che hanno apposto alla via una targa con il nome in caratteri cirillici; di fronte, invece, ci sono case con famiglie di mussulmani che hanno dato alla strada un nome con caratteri latini. Mi hanno detto: ‘Qui è tutto diviso: la rete idrica, le fognature, la luce, il gas’”. Un altro approfondimento sarà dedicato ai giovani del “Consiglio interreligioso” composto da cattolici, ortodossi, mussulmani ed ebrei che insieme fanno volontariato per dimostrare che "le cose si possono fare al di là dell’orientamento religioso”.La storia che mi ha commosso di più, confida Di Schino, è quella sul centro di riabilitazione Sacra Famiglia di Mostar in cui vengono accolte le persone disabili lungodegenti: “In una stessa stanza ci sono due bambini mussulmani, una ragazza serba e un bambino cattolico. Si interessano di loro le suore. Quella stanza parla da sé: vedere questi piccoli accuditi con enorme amorevolezza è stato commovente. Queste suore mettono amore nella cura dei bambini, senza badare alle appartenenze religiose”.
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