Corpus Domini. Il testo dell'omelia integrale di mons. Nunnari
Le parole pronunciate dall'Arcivescovo in piazza Santa Teresa. "Torniamo all'Eucarestia".
L’odierna solennità liturgica del Corpus Domini ci ricorda che il Giovedì Santo è il giorno in cui il Signore diede ai dodici il compito sacerdotale di celebrare, nel pane e nel vino, il Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, fino al suo ritorno. Al posto dell’agnello e di tutti i sacrifici dell’antica alleanza subentra il dono del suo Corpo e del suo Sangue il dono di se stesso. Così il nuovo culto si fonda nel fatto che, prima di tutto, Dio fa un dono a noi, e noi colmati di questo dono, diventiamo suoi: la creazione torna al creatore.
Gesù in quella notte esce e si consegna nelle mani del traditore, dello sterminatore, e proprio così vince la notte, vince le tenebre del male. Solo cosi il dono dell’Eucarestia, istituita nel cenacolo, trova il suo compimento: Gesù dà realmente il suo corpo ed il suo sangue; attraversando la soglia della morte, diventa pane vivo, vera manna, nutrimento inesauribile per tutti i secoli .
La carne diventa pane di vita. “O pane vivo, memorabile della passione del Signore, fa che io gusti quanto è soave in te vivere e in te sperare“ così abbiamo pregato nell’inno delle lodi, e ciò non ci induce a considerare l’ Eucarestia come una fuga intimistica nella relazione personale con il Signore.
Mettersi di fronte al Signore Gesù, presente nel pane eucaristico, significa fare memoria viva e concreta del dare la sua vita per noi e del suo invito a lavarci i piedi gli uni gli altri.
Questo lo sottolinea con forza nelle sue omelie il Santo Padre Francesco in continuità con il magistero di Papa Benedetto che cosi asseriva in una sua omelia dal titolo “L’Eucarestia per la vita quotidiana”: la comunione eucaristica ci strappa dal nostro individualismo, ci comunica lo Spirito del Cristo morto e risorto e ci conforma a Lui, ci unisce intimamente ai fratelli in quel mistero di comunione che è la Chiesa, dove l’unico Pane fa di molti un solo corpo.
Una spiritualità eucaristica, cari fratelli e sorelle, porta alla riscoperta della gratuità, della centralità delle relazioni, a partire dalla famiglia, con particolare attenzione a lenire le ferite di quelle disgregate.
Una spiritualità eucaristica è anima di una comunità ecclesiale che supera divisioni e contrapposizioni e valorizza le diversità di carismi e ministeri ponendoli a servizio dell’unità della Chiesa, della sua vitalità e della sua missione.
Una spiritualità eucaristica è via per restituire dignità ai giorni dell’uomo e quindi al suo lavoro, nella ricerca della sue conciliazione coi tempi delle feste e della famiglia e nell’impegno di superare l’incertezza del precariato.
Una spiritualità eucaristica ci aiuta anche nell’accostare le diverse forme di fragilità umana consapevoli che esse non offuscano il valore della persona ma richiedono prossimità, accoglienza e aiuto.
La spiritualità eucaristica ci educa alla solidarietà anche nei momenti difficili come quelli che stiamo vivendo nell’accoglienza dei fratelli migranti e che ci distingue da altre regioni che alla grettezza del cuore uniscono una mente ottusa. Una regione povera come la nostra, che si apre ancora all’accoglienza, esprime in maniera visibile ed esemplare la grande solidarietà dei calabresi.
Cosentini, è questa spiritualità che fa davvero nuova la vita della nostra Chiesa, che in questi anni ho servito con amore e passione nonostante limiti e debolezze umane, e che mi appresto a consegnare al nostro Padre Francesco Antonio Nolè, che, ricco di esperienze pastorali e di doni di natura e di grazia, vi condurrà sui pascoli erbosi e ad acque tranquille.
Sentiamolo già come Padre buono e Pastore attento e solerte che viene in mezzo a noi a farci scoprire la bellezza d’esser un popolo premiato da un Dio che sta vivendo nella nostra città, vitalmente mescolato in mezzo a tutti e unito a ciascuno.
È il messaggio dell’odierna festività.
Quindi nessuna proposta illuministica di rottura, asettica, che parta da zero e prenda le distanze per pensare come fare perché Dio viva in una città senza dei. Purtroppo, anche a Cosenza in tanti luoghi di blasfemia, in tante logge, esistono ancora luoghi di culto pagano, nelle varie logge presenti dove si celebrano altri culti non sempre al servizio dell’uomo”
Dio vive già nella nostra città e ci spinge a uscire incontro a Lui per scoprirlo, per costruire con tutti, credenti e non credenti relazioni di prossimità, per accompagnarlo nella sua crescita e per incarnare il fermento della sua Parola in opere concrete.
Lo sguardo di fede cresce ogni volta che mettiamo in pratica la Parola.
La contemplazione migliora nel mezzo dell’azione.
Agire da buoni cristiani migliora la fede.
Paolo raccomandava sin dall’inizio di essere buoni cittadini.
È il mio invito a conclusione del mio servizio pastorale fra voi: siate Cristiani credibili e cittadini esemplari .
Date alla nostra nobilis civitas un punto in più gareggiando nella generosa testimonianza, non restando chiusi dinnanzi ad ogni opera del bene, in una borghese chiusura verso gli altri.
Un invito che si fa preghiera contemplando e adorando con voi la Santa Eucaristia, sarà questo divino mistero a tenerci uniti nel tempo.
Contemplando il volto del Signore nella solitudine e nel silenzio della mia nuova esistenza incontrerò i vostri volti e rileggerò tante storie che hanno reso piena la mia permanenza tra voi e che presenterò a Lui perché le trasformi in storie di grazia e di salvezza.
Maria che ha custodito il corpo del Signore Gesù dal concepimento alla sua morte ci aiuti ad incontrare il suo figlio nella celebrazione e adorazione della Santa Eucarestia . Amen.
* Arcivescovo di Cosenza - Bisignano
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