Mons. Checchinato: il dolore dei giovani è sotto gli occhi della croce di Gesù
Partecipata Via Crucis cittadina da piazza Loreto a San Nicola animata dai giovani della città
Le problematiche dei giovani sono state al centro delle meditazioni della Via Crucis cittadina, presieduta dall'arcivescovo, mons. Giovanni Checchinato. Le sofferenze, i dolori, le preoccupazioni delle giovani generazioni per un momento di preghiera animato proprio dai giovani della forania Urbana I. Dal bullismo alle violenze alle dipendenze, fino all'insicurezza e alle incomprensioni familiari. Migliaia i fedeli che hanno percorso le vie della città, da piazza Loreto fino al sagrato della chiesa di San Nicola. Un paio di ore abbondanti di preghiera e di canto, grazie ai giovani delle parrocchie cosentine. Significativi i racconti delle storie proposti durante il rito, al quale hanno partecipato anche i parroci.
Nel suo messaggio, mons. Checchinato ha esordito con un racconto riguardante "le innumerevoli sofferenze degli uomini e delle donne africani che avevano sperimentato la schiavitù". Ma il Vescovo bruzio ha voluto ripercorrere le vicende narrate lungo il percorso della Via Crucis. "Alla croce di Gesù ci sono stasera le amiche e gli amici di cui abbiamo ascoltato le storie. Storie di povertà che assume di volta in volta una qualifica particolare. Povertà che è esperienza di sottovalutazione per Luca, esperienza di pregiudizio di cui rendiamo vittime gli altri perché non sono inquadrabili nella cornice di un cliché di bellezza, di forma fisica, di progressione temporale degli studi". Mons. Checchinato ha evidenziato che si trattano di "povertà di chi trova solo consiglieri saccenti e mai uno che sappia ascoltare davvero come è successo ad Antonio, di chi non si accorge della tristezza che hai negli occhi e del deserto che sperimenti nel cuore, di chi si sente giudicato per il proprio orientamento sessuale e non accolto, di chi ha un cattivo rapporto col cibo". Per l'Arcivescovo, Alla croce di Gesù ci sono tutti quelli che non si sentono adeguati alle richieste dei social, che spinge il nostro orgoglio e il nostro narcisismo fino al massimo, ma solo per poterci tenere tutti in pugno, per convincerci che Super woman e Superman non ci diventeremo mai". Alla croce di Gesù - ancora - "ci sono tutte e tutti quelli che hanno ancora paura ad andare dentro se stessi, perché la propria intimità li spaventa; ma non hanno ancora trovato qualcuno con cui poter fare questo viaggio, quello più difficile, quello verso il centro della propria esistenza. Davanti al crocifisso ci sono tutti i suicidi, accolti come Giovanni dalla mamma di Gesù, e accarezzati più degli altri, perché hanno potuto conoscere l’amore di Dio solo quando hanno aperto gli occhi davanti a lui".
Al termine del rito mons. Checchinato si è soffermato a salutare i giovani e le famiglie sul sagrato della chiesa di San Nicola e all'interno di essa.
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