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Mons. Nunnari alla Via Crucis: "anche a Cosenza costruire l'uomo nuovo"

Il Vescovo ha concentrato il suo pensiero sull'umanesimo a partire da Cristo, "l'uomo che si è realizzato". In preparazione al Convegno ecclesiale di Firenze, anche da Cosenza mons. Nunnari auspica una presa di coscienza della propria umanità, respingendo tutto ciò che è contrario alla cultura del bene che edifica l'uomo. Un pensiero ai giovani che giovedì scorso hanno voluto celebrare il precetto pasquale nonostante le protesti dell'Uaar.

Mons. Nunnari alla Via Crucis: "anche a Cosenza costruire l'uomo nuovo"
via crucis 2

L’uomo nuovo, in previsione di Firenze 2015. E’ stato questo il tema centrale del pensiero sviluppato da monsignor Salvatore Nunnari nell’omelia a conclusione della Via Crucis cittadina. Tremila persone, forse qualcosa in più, hanno attraversato le strade della città per il tradizionale rito del venerdì santo. Dietro la croce, portata, di volta in volta, da famiglie della città.

Tempo propizio per una riflessione profonda, mentre la Chiesa si prepara a vivere straordinari momenti di grazia. Dal Sinodo sulla famiglia – a cui subito si è rivolto il pastore bruzio – al convegno ecclesiale del prossimo novembre, un’occasione per celebrare “in Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. E proprio questo è stato l’auspicio che l’Arcivescovo ha voluto formulare per la città di Cosenza, quando ha detto “questa sera licenziandoci, portiamo l’immagine del Cristo l’uomo vero, l’uomo realizzato perché il sì, che fu la risposta prima al padre, lo portò sulla Croce. E’ il sì dell’obbedienza”. Il sì al Padre.

Il pio esercizio è partito dalla chiesa di Santa Teresa, per concludersi sul sagrato di quella di San Nicola. Temperature un po’ più basse della media. Ma i cosentini non hanno voluto mancare all’appuntamento annuale del giorno in cui la Chiesa commemora la morte di Gesù. Ci sono tante famiglie, bambini, i sacerdoti delle parrocchie cittadine, i seminaristi. Dietro la croce, anche il primo cittadino, Mario Occhiuto.

La croce, di legno, svetta per le strade. E’ la croce di Cristo. “Il Signore è tanto amico dell’uomo da dare la sua vita per noi” – dice l’Arcivescovo, che in pochi minuti sintetizza le ultime ore di Gesù. Fino a Pilato che, “inerme”, presenta il Figlio di Dio, il Nazareno, “al popolo che aveva perso la sua dignità Gesù: ‘ecce homo’.

L’uomo, appunto. “Gesù è un uomo che si è realizzato, perché tutta la sua vita fu un sì al Padre” – chiosa mons. Nunnari, che poi pensa alle stragi, ai dolori, alla cronaca brutale. “Quanto dobbiamo imparare per questo tempo sull’umano!... Gli uomini sono delle bestie, delle belve feroci: quelli che tagliano la testa, ma, soprattutto, tagliano la storia dell’umanità. L’umanità – riprende - non può vivere lo spettacolo terribile di 145 ragazzi uccisi da questi pochi uomini”. Un passaggio sulla storia recente, su quello che doveva essere il tempo del progresso, come descritto da Giovanni Paolo II. E invece, “dall’11 settembre, quando caddero le torri in America, il sangue scorre per tante strade”.

Farsi uomo, incarnarsi della storia, portando la ricchezza che Dio, creandoci a sua immagine e somiglianza, ha dato a tutti noi. E’ questo l’impegno richiesto dall’Arcivescovo. “L’impegno , in questa nostra città, che si prepara con tutte le altre diocesi di Italia a celebrare il nuovo umanesimo, nel convegno decennale ecclesiale a Firenze, è mandare una informazione precisa, esatta: a Cosenza c’è una bella umanità, a Cosenza c’è l’uomo che pensa, che lavora, che testimonia”.

Che soffre e spera, contro chi vuole rubargli la speranza. Da qui l’invito a “vincere nella nostra realtà cittadina e calabrese tutto ciò che sa di non cultura umana, sconfiggendo i sentori della mafia che ancora serpeggiano nella nostra cultura e storia, avendo il coraggio di essere noi stessi, un popolo dalla storia e dalla civiltà antica, che alla cultura ha unito sempre una grande e bella umanità”. Perché a Cosenza ci sono “cristiani che testimoniano, una bella cultura dell’humanum, e non possiamo permettere che una minoranza rovini la nostra storia, non possiamo dare ospitalità, nella nostra cultura, a gente che non ha il rispetto della libertà e della verità”.

Ultimo passaggio, per i giovani studenti del Fermi che, nonostante la diffida dell’Uaar, hanno voluto celebrare il precetto pasquale riempiendo la chiesa di San Domenico. “Bene hanno fatto quei 500 giovani che hanno avuto il coraggio di dire no a una setta di uomini, agnostici o non so come – ha detto l’Arcivescovo - che non possono imporre il proprio pensiero. Giovani, siate uomini nuovi della storia per una società nuova. Siate per Cosenza una generazione nuova, uomini nuovi, siate il fiore nuovo di Cosenza.

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