Perché il Signore mandi sante vocazioni...
Il rettore del Seminario "Redemptoris Custos" invita a pregare per le vocazioni nella nostra diocesi
Cari Amici della Rete,
la parola chiave della Sacra Scrittura con cui vogliamo lasciarci guidare nel nostro intercedere per tutte le vocazioni e in modo più insistente per le sacerdotali, le diaconali, alla vita consacrata maschile e femminile è : «facciamo l’uomo a nostra immagine». Questo breve versetto della Gen 1,26a è stato letto come: a)plurale maiestatis; b)residuo politeista; c)locuzione che Dio rivolge ai suoi angeli; d)dialogo intratrinitario; ed infine e)come immagine di Cristo modello per il Padre per fare l’uomo: “Immagine della vera Immagine”. A tali interpretazioni ne potremmo aggiungere un’altra, che integra le precedenti: Dio chiede di contribuire alla creazione dell’uomo divenendo noi suoi collaboratori per umanizzare l’umanità.
Il nobile impegno di assolvere il mandato di pregare il padrone della messe per mandare operai (cfr. Lc 10,2) è una in-vocazione pro-vocazione. La vera vocazione dell’uomo è essere uomo, e con la preghiera, oltre al servizio della lode divina, si opera per ‘umanizzare’. A volte, si ritiene umano ciò che è peccato, e con la scusa di rendersi più umani, si diventa disumani. Il cielo, nella Rivelazione biblica si apre continuamente sull’uomo come per la Creazione, l’Incarnazione e per tutti i misteri della fede. La preghiera è la prima risposta, è il primo ‘sì nuziale’ dato all’Amore. Dove non si prega manca l’uomo nella sua vera identità. Non si confonda la preghiera con le fughe nell’intimismo evasivo e inconcludente. Pregare è credere, amare, sperare e fare verità. L’invocazione per le vocazioni è perché si risponda alla grandezza e bellezza del progetto che Dio ha per ogni uomo.
Importunare Dio che non è semplice amico, ma Padre buono che dona lo Spirito Santo (cfr. Lc 11, 5- 13), porta a chiedere, cercare e bussate. Dobbiamo con insistenza nel pregare essere ‘invadenti’, senza venir meno, perché Dio travasi la sua vita nella nostra vita quotidiana. Dio attende sempre la nostra voce orante per farci il dono massimo, il dono dei doni, che è lo Spirito Santo, fonte di verità e di comprensione (cfr. Gv 14, 14-17). Lo Spirito Vivificatore non si compra a buon prezzo al mercato, si chiede. L’unico modo di ottenerlo è mediante la preghiera, anche se le sorprese di Dio non mancano di stupirci! Dopo nove giorni di preghiera si ottenne il dono abbondante dello Spirito il giorno di Pentecoste (cfr. At 1,14; 2,1-4). Prodigio che invochiamo sui cenacoli formativi alla vita sacerdotale e consacrata. La nostra Chiesa ha bisogno d’una nuova effusione dello Spirito in apostoli ribelli alla mediocrità. Grazie.
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