Un focus sulle celebrazioni pasquali dell'Arcivescovo
Riproponiamo in un'unica pagina i resoconti giornalistici relativi al triduo pasquale. Un piccolo opuscolo da scaricare e conservare per rivivere la Pasqua 2017
MESSA DEL CRISMA
Una celebrazione anzitutto è sempre di ringraziamento. È quella del Crisma, che monsignor Francesco Nolè, Arcivescovo di Cosenza - Bisignano, ha presieduto questo pomeriggio. "Con gioia e fraterna letizia vi saluto e idealmente vi abbraccio uno per uno e affettuosamente tutti" - il primo messaggio del Pastore cosentino anche rivolgendosi a monsignor Salvatore Nunnari, che ancora una volta ha concelebrato il sacro rito dopo aver confessato alcuni fedeli. "Un giorno solenne", un'occasione per rendere lode al Signore buono per il dono del sacerdozio, a partire da quello battesimale. "La celebrazione della Messa Crisma le ha in sé molteplici significati che rendono questo momento sempre più emblematico del fatto che siamo Chiesa, Popolo di Dio e sacerdotale in forza del battesimo, un popolo che vuole vivere la comunione al suo interno ed essere missionario e testimone del Vangelo di Gesù nel mondo". Il pensiero di mons. Nolè va proprio a "tutti noi battezzati che, unti con il sacro Crisma, partecipiamo al sacerdozio regale di Cristo". Nella famiglia, ad esempio, laddove "essere sacerdoti re e profeti" significa "vivere ogni attività nell'unico sacrificio di Cristo, santificando con il proprio lavoro e la testimonianza di fede anche le cose profane. Il lavoro la sofferenza la croce la gioia e l'amore non sono esclusivamente del sacerdozio ministeriale ma ingredienti di ogni persona del Popolo di Dio". L'abbraccio del Vescovo va a tutti quei laici che "con la propria passione pastorale", operano all'interno delle varie comunità. La carezza di monsignor Nolè ai sacerdoti, alla loro unità, al vincolo che li stringe al loro Pastore. "Se ci conosciamo di più ci amiamo di più". "Se ci confidiamo di più", l'auspicio di monsignor Nolè, che al termine della celebrazione ha consacrato gli Olii sacri del Crisma, dei catecumeni e degli Infermi. "Ci stimiamo e amiamo poco perché non ci confidiamo abbastanza". L'altro pensiero ai sei seminaristi ammessi all'ordine sacro. La celebrazione della Messa crismale come momento propizio per "rendere evidente e condividere con voi la gioia del vescovo e di tutto il presbiterio nell'accogliente questi giovani candidati che, presi da voi, popolo di Dio, sono a voi affidati per il ministero e l'amministrazione dei sacramenti".
GIOVEDI’ SANTO – IN COENA DOMINI
"Il pane rappresenta il sostentamento necessario, il vino la letizia". Nelle parole di monsignor Francesco Nolè il significato dell'Istituzione dell'Eucaristia, celebrata, nella Messa in Coena Domini, nella Cattedrale di Cosenza. Per il rito della lavanda dei piedi, 12 tossicodipendenti della comunità Regina Pacis di Spezzano Albanese. Su di loro, come fece Gesù nel cenacolo, mons. Nolè si è chinato per il rito che richiama la dimensione del servizio. Il primo a donarsi però è stato proprio Gesù, che "ha dato se stesso prima di risuscitare". Il segreto, per l'Arcivescovo, è che "bisogna amare, amare tutti senza pensare se l'altro è gradevole o no". E pensare che "il Signore e Maestro ha lavato i piedi anche a giuda ma questi ha voluto rompere". Il peccato e l'errore. Mons. Nolè ha anche accennato agli errori dei sacerdoti, chiedendo perdono. Spiegando il significato della celebrazione vespertina del giovedì santo, mons. Nolè ha ricordato come "quella di Gesù è stata l'ultima cena dell Antico Testamento e la prima del Nuovo". La carta vincente è il servizio. "Se possiamo dare soldi possiamo dare il nostro tempo all’altro cominciando dalla famiglia". Nella serata l'Arcivescovo ha visitato alcune chiese della città sostando in preghiera presso i diversi Altari della Reposizione realizzati.
VENERDI’ SANTO
La celebrazione del venerdì santo ha visto numerosi fedeli riversarsi in Cattedrale. Mons Nolè, nel commentare il brano evangelico della Passione di Cristo, ha focalizzato l'attenzione su alcune figure minori del racconto. In particolare, ha dato rilievo alla giovane serva che, con spirito di verità, ha indicato in Pietro uno dei discepolo di Gesù. Alla capacità di dire la verità della giovane serva è stata contrapposta la paura di Pietro che rinnega il Signore. Anche la moglie di Pilato incarna nel brano la voce della verità: ella, infatti, suggerisce a Pilato di lasciare andare Gesù. Altri personaggi, che spesso passano in secondo piano nel racconto, della passione sono Giuseppe di Arimatea e Nicodemo che si convertono proprio sotto la croce, vedendo come muore Gesù. L'avvenimento infonde in loro il coraggio generato dalla fede in Gesù. Sono questi due cristiani a chiedere il corpo di Gesù per dargli degna sepoltura nell'attesa della resurrezione. "Anche noi attendiamo come tutti questi personaggi, che sembrano minori, la resurrezione del Signore - ha concluso mons Nolè- consapevoli che nessun peccato è più grande dell'amore del Signore. Gesù è la nostra gioia e la nostra speranza". Nella seconda parte della liturgia ha dominato la croce, legno di speranza e di salvezza. Il coro della Cattedrale ha animato la liturgia, favorendo la preghiera e la lode a Cristo Crocifisso.
VIA CRUCIS
"Il sacerdozio e la famiglia sono soggetti e non oggetto di evangelizzazione, sono due espressioni della stessa missione pastorale". Lo ha detto monsignor Francesco Nolè, Arcivescovo di Cosenza - Bisignano, al termine della Via Crucis cittadina, terminata sul sagrato della Chiesa di Santa Teresa. Oltre duemila fedeli hanno partecipato al pio esercizio. La testimonianza di vita e di fede di una famiglia ha fatto da prologo alla riflessione del Pastore bruzio. "Una testimonianza normale, semplice" - ha detto l'Arcivescovo- "di una vicenda in cui mancava solo il perdono. Ma proprio quello è il segreto per ricucire i rapporti nelle famiglie, nelle comunità e nella Chiesa. Non è grande chi è superbo e si chiude in sé stesso, ma chi sa perdonare". Mons. Nolè ha richiamato la "lotta tra la vita e la morte, tra la verità e la menzogna, tra la mitezza e l'ira, tra la generosità e l'egoismo, tra il perdono e la facile condanna, tra la condivisione e l'indifferenza, tra la fedeltà e il tradimento, tra la comunità e la divisione, tra la vita buona del Vangelo e la malavita, tra il volontariato organizzato e la delinquenza organizzata". Per il presule è opportuno chiedersi: "da che parte stiamo, quale scelta facciamo, dove vogliamo essere protagonisti? Se scegliamo Cristo scegliamo la vita, il perdono, l'amore, la felicità".Mons. Nolè, riflettendo sulla Croce, ha ricordato come "pur nelle debolezze inevitabili occorre saper rialzarsi e riconoscere il peccato, rialzarsi e con il Signore riprendere la via del coraggio, del perdono, dell'amore". La Croce portata per la città è di legno, vuota. "E' vuota perché aspetta che ognuno di noi l'abbracci e la porti con Gesù". Al termine l'Arcivescovo, quella croce, la bacia. "Il Signore ci dia il dono grande di attendere l'alba del terzo giorno pur nella fatica, pur nel dolore familiare e sociale ma con grande fiducia". Al termine l'Arcivescovo ha ringraziato i Vescovi che lo hanno preceduto perché "negli anni è stato fatto un percorso di purificazione della pietà popolare" che ha permesso lo svolgersi di una celebrazione composta e nella preghiera.
PASQUA DI RESURREZIONE
La luce, che improvvisamente riempie il presbiterio e le navate della Cattedrale, insieme al suono festoso delle campane e a quello deciso dell’organo e al canto esultante dell’alleluia annunciano, durante la veglia pasquale nella notte santa, che veramente Cristo è risorto. Il cuore dei fedeli, di fronte a una tale esplosione di suoni e voci, vibra di stupore come quello delle donne davanti al sepolcro, tramortite dal terremoto e dall’annuncio dell’angelo. La paura è vinta da una gioia dirompente che rivela la vittoria della vita sulla morte e dà ai fedeli come a “Maria di Magdala e all’altra Maria” la forza e il coraggio di dire a tutti di non più temere perché Cristo è vivo in mezzo a noi: “Questa è la nostra speranza, questa è la nostra gioia, questa la nostra fede: è risorto e ci precede in Galilea! Sì, lui ci precede sempre: la nostra debolezza, il nostro peccato, la nostra tiepidezza non ci permetterebbero di essere entusiasti missionari del Vangelo. Così, lui fa il primo passo, ci viene incontro con il sacramento della misericordia, con la sua Parola, con il suo Corpo e il suo Sangue, in ogni luogo, nel fratello che abbiamo la fortuna di abbracciare durante la giornata: lui è lì a dirci ‘Non avere paura: io ho vinto il mondo, il peccato. Se sarai unito a me come il tralcio alla vite, allora, sarai sempre capace di amare e di creare vita intorno a te’”. Sono le parole pronunciate da monsignor Francesco Nolè durante l’omelia di ieri notte, esortazione ad abbandonare la vita vecchia e a camminare nella vita nuova del Vangelo: “Una vita fuori dal Vangelo è una vita vecchia, è una vita superficiale. La vita secondo il Vangelo è vita nuova, buona e bella perché è vita donata. Cristo ha donato tutto se stesso per noi. Chi è con lui, il cristiano, deve fare altrettanto”. L’invito è a ritornare al nostro battesimo come pure raccomanda san Paolo nell’epistola ai Romani: “Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione”. La santa ;essa è arricchita dalla presenza di due catecumeni, Alessandro e Lorenzo, che da adulti hanno ricevuto, durante la stessa celebrazione, i sacramenti dell’iniziazione cristiana. A loro e a tutti i fedeli giunge l’augurio di mons. Nolè: “il dono che abbiamo ricevuto nel battesimo, la vita nuova, sia l’impegno quotidiano che dice a chi incontriamo ‘Cristo è veramente risorto e la mia vita me lo dimostra ogni giorno’”.
(i contributi sono a cura dei giornalisti di Parola di Vita)
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