Un ritratto di Mons. Oscar Romero
Nella Parrocchia S. Cuore di Gesù e Madonna di Loreto un incontro per raccontare la sua figura in occasione della recente beatificazione
L’incontro svoltosi giovedì 28 maggio nella sala “Rogliano” della Parrocchia S. Cuore di Gesù e Madonna di Loreto è stato organizzato dal Centro Missionario Diocesano e dal SAE, Segretariato Attività Ecumeniche, vedendo la partecipazione anche di membri delle comunità valdesi di Dipignano e Cosenza.
Si è voluto cogliere anche l’occasione della pubblicazione da parte della EMI di un volume di scritti inediti, raccolti dall’ex-segretario di Romero, oggi Vicario Generale della diocesi di San Salvador, dal titolo, appunto, “La Chiesa non può stare zitta”.
La relazione di Don Michele Fortino, parroco ospitante e biblista, ha voluto cogliere le radici bibliche dell’esperienza di Mons. Romero, soprattutto in due testi scelti per essere commentati in quanto particolarmente significativi della sua vicenda, ma anche oggetto di meditazione particolarmente attenta da parte del presule secondo le sue stesse affermazioni: Ap 11, 3-13 (i due testimoni) e Mt 10 (il discorso ai discepoli inviati in missione).
Testi che parlano entrambi di una testimonianza onerosa e rischiosa, il primo riferendosi a due personaggi che sono il simbolo di ogni profeta rifiutato in ogni tempo, che come il suo Signore è chiamato a dare la vita per la sua predicazione, il secondo prevedendo per ogni discepolo il trattamento riservato al maestro, da parte di una società in gran parte ostile a un messaggio che scomoda e sconvolge le varie strutture di peccato.
Ma l’annuncio di speranza è che tutto ciò dura un tempo limitato e non ha l’ultima parola, che è invece la vittoria del Risorto estesa ai suoi fino ad esserlo al mondo e alla storia.
La seconda relazione di Vincenzo Altomare, insegnante di religione e conoscitore della situazione salvadoregna a causa dei viaggi compiuti come membro di Pax Christi, ha invece evidenziato in particolare il contesto in cui si è svolta la vicenda del beato Romero, e il sapore squisitamente evangelico del suo atteggiamento; egli infatti non ha potuto tacere di fronte all’ingiustizia di un popolo affamato mentre 14 famiglie erano detentrici di tutta la ricchezza del piccolo paese, e di fronte alla violenza spietata messa in atto dalle stesse e dai loro rappresentanti politici e militari per impedire ogni cambiamento. Particolarmente toccante l’immagine dei paramenti sacri recanti un’enorme macchia di sangue, gelosamente conservati per ricordare il momento supremo della vita del beato, quando una pallottola lo ha colpito durante la celebrazione dell’Eucarestia, unendo per sempre il suo sacrificio a quello del suo Signore.
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