Editoriali
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Il migrante accoglie l'avvocato italiano

L'esperienza di Avvocato di Strada e il prossimo da servire e annunciare: è una risorsa e insegna la virtù della pazienza e della speranza. 

Parole chiave: avvocato di strada (2), migranti (44), cosenza (523), parola di vita (104)
Il migrante accoglie l'avvocato italiano

Senza entrare in polemiche e politiche, che sia ben chiaro. Solo porto un'esperienza vera, che ho nel cuore e che mi sembra opportuno trasmettere dalle colonne, sia pur on line, di un settimanale che vuole, secondo l'insegnamento della Chiesa, porsi al servizio dell'uomo. 

Sono coordinatore dello sportello legale Avvocato di Strada di Cosenza, che il 25 giugno 2018 compie 2 anni. In questi 24 mesi ho incontrato tanti giovani e meno giovani provenienti dai più disparati Paesi. Il mio punto di vista è quello legale, di chi è chiamato a servire il prossimo in temi tanto delicati quanto attuali quali quello della residenza, della cittadinanza, del permesso di soggiorno, etc.. Ma non solo, perché chi bussa alle porte di Avvocato di Strada ha problemi penali, sul lavoro, sulla proprietà, sulla successione. Tutto ciò che è diritto, insomma. 

Non è questo però il nocciolo del tema. E' più intimo, e riguarda il rapporto tra l'avvocato e l'utente (no, qui non si parla di clienti o di numeri!). Si tratta pur sempre di stabilire una fiducia per lavorare insieme. Poi, però, l'avvocato gratuito, l'ad-vocatus chiamato ad essere missionario del diritto, capisce che nel rapporto con l'immigrato, il rifugiato, il povero, c'è qualcosa in più. 

Non è tanto l'avvocato a dare qualcosa, ma è chi si rivolge a lui; è il rumeno o il nigeriano di turno, è il rom (sì, anche lui), tante volte lacero e disordinato. Prima di essere un cliente, o un utente, è una vera e propria risorsa. Fa crescere, insomma. Fa crescere perché sa dire "grazie", e lo ridice due - tre - quattro volte, e chi lo ripete è perché gli viene dal cuore, senza filtri. L'avvocato che incontra il povero, il rifugiato, il migrante del barcone con tutto il suo carico di sofferenza, migliora se stesso. Perché dinanzi ha "il misero che grida aiuto", e che sa aspettare il suo momento. Spesso la sua vita è una traversata, il suo vissuto un dramma infinito. E allora ha la virtù che manca a tanti di noi, la "pazienza", il rispetto. Poi un'altra cosa: ha la speranza delle piccole cose, dei piccoli riscatti, di aspettare anche solo che qualcuno applichi un piccolo cerotto alla sua ferita. 

Che insegnamento a noi che abbiamo fatto di tutto per essere "metropolitani", "veloci", "frenetici", e che magari ci siamo scordati del dolore alla porta accanto. La differenza non la fanno le parole, come sempre. Per questo mi taccio. La fanno gli occhi. Scusate, ma a me lo ha testimoniato Cristo, il quale, dinanzi al giovane, anzi al "povero" ricco, guardandolo nel cuore, lo amò.

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