Quaresima 2018: tra il Giordano e Gerusalemme il deserto è direzione-obbligatoria
L'incarnazione, il fatto serio del cristianesimo, fu la maniera con la quale Dio si fece trovare sotto-casa, l'unico modo per far capire quanto l'uomo e la donna Gli mancassero.
È una terra dal sistema nervoso fragilissimo, dal nervo scoperto. Abitarla anche solo per qualche giorno è percepire sulla propria pelle quanto poco basti per farle saltare i nervi, innervosendo pericolosamente il mondo intero. Per un imbarazzante gioco celeste, la terra dei nervi-scoperti è diventata anche la terra della più grande consolazione, quella cristiana: “Là egli visse trent’anni, non già in un silenzio di adorazione e di amore: fra i litigi, le gelosie, i piccoli drammi d’una numerosa parentela” (F. Mauriac). È per questo che il popolo cristiano tributa a questa terra l’appellativo di santa, la Terra-Santa: per credere che esattamente nella terra dei mille imprevisti, ciò che era imprevedibile si è fatto storia.
In piena confusione umana, Dio ha firmato la sua carriera d’uomo.
L’incarnazione, il fatto serio del cristianesimo, fu la maniera con la quale Dio si fece trovare sotto-casa, l’unico modo per far capire quanto l’uomo e la donna Gli mancassero.
D’allora, a causa degli avvenimenti che il Cielo fece accadere, camminare in Terra Santa non è più stato un viaggio, è diventato pellegrinaggio: più che il vedere tipico di chi è turista, il pellegrino avverte l’esigenza d’inginocchiarsi, di ringraziare. Di condividere l’assedio ch’è tipico di chi accetta la sfida di abitare quella terra, d’inabissarsi: “O Amor, divino Amore, perché m’hai assediato? Da cinque parti vedo che tu m’hai assediato: audito, viso, gusto, tatto e odorato” (I. Da Todi). E’ il fatto-strano del farsi pellegrini nei luoghi in cui ha vissuto Cristo, ancora abitati dalla sua memoria: i cinque sensi diventano nervi scoperti, Cristo si fa assedio. Nazareth, Betlemme, Gerusalemme. La greppia, la bottega, il tempio; il deserto, la città, la croce. Il sepolcro vuoto. E’ la trama della storia più ambiziosa e paradossale: quella cristiana. Storia che ogni anno rinnova l’invito a voltarsi verso di lei: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo” (Mc 1,15). Fare-quaresima è firmare un pellegrinaggio: il cuore dell’uomo di oggi è ancora cercatore dell’eterno. Di ragioni per sperare.
Anche il programma di RaiUno “A Sua immagine” ha fatto un pellegrinaggio: assieme ad Opera romana pellegrinaggi e alla diocesi di Ozieri (SS) si è fatto pellegrino in Terra Santa. Un’avventura ritmata dai Vangeli della Quaresima: ci sono parole che, riascoltate nei luoghi in cui sono state pronunciate per la prima volta, trattengono l’impeto degli inizi, la forza dell’invito, l’assedio della salvezza. Sono parole-da-condividere:
la sequela cristiana è ancor oggi il passaparola di chi non ce la fa a trattenere tutta per sé la seduzione di aver incrociato il volto di Colui che è bellezza, bellezza crocifissa e risorta.
Sabato prossimo – alle ore 16.15 su RaiUno, in replica la domenica alle 6.20 – “Le ragioni della speranza” commenterà il Vangelo della prima domenica di Quaresima partendo dalle rive del fiume Giordano, luogo del battesimo di Cristo, e inoltrandosi dentro il deserto di Giuda, dove “lo Spirito sospinse Gesù”. Perchè Cristo, lasciando che Satana lo tentasse, mostrasse all’uomo non tanto che i mostri esistono ma che i mostri possono essere sconfitti. Il deserto non è un gioco, Satana non è una leggenda: per questo Cristo scese nelle acque del Giordano a ricevere il battesimo prima di entrare nel deserto. Per assicurare all’uomo che lanciare la sfida a Satana senza l’assicurazione dello Spirito è ancora oggi la più azzardata delle sfide.
Tra il Giordano e Gerusalemme il deserto è direzione-obbligatoria.
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