Beckett al Piccolo Teatro Unical
Max Mazzotta: "Samuel Beckett viene poco rappresentato, e quindi poco conosciuto dai più giovani, e invece è giusto che loro lo conoscano e incrocino di nuovo questo autore, perché è molto importante; soprattutto a seguito del trentennale della sua morte".
Concluso il terzo e ultimo appuntamento con “Beckett”, il laboratorio teatrale della compagnia “Libero Teatro”, diretto da Max Mazzotta, al Piccolo Teatro Unical. In collaborazione con il Cams dell’Università della Calabria, l’opera è interpretata dagli allievi del laboratorio di ricerca teatrale tenuto sempre da Mazzotta; inoltre, l’omaggio a Beckett viene qui distribuito, nell’occasione del trentennale della sua morte, in tre delle sue più importanti opere, tutte in uno spettacolo: “Aspettando Godot”, “Finale di partita”, e “Giorni Felici”. Un obiettivo certamente non facile quello che si è posto la produzione, che ha offerto al pubblico una vera e propria esperienza esistenziale del teatro Beckettiano, attraverso verità e paradossi nascosti nei suoi complicati personaggi. Un’occasione per far conoscere alle nuove generazioni chi era Samuel Beckett, un modo anche per la produzione di tornare sui suoi testi. In quella fucina che è scuola, ricerca, indagine e sperimentazione, quattordici ragazzi e ragazze, tra i venti e i trent’anni, hanno fatto vivere al pubblico i luoghi metafisici, in un lavoro teatrale e drammaturgico legato alla poetica di Beckett, dove ognuno di loro interpreta un personaggio. “L’idea di Beckett nasce da lontano. Io l’ho affrontato vent’anni fa, come prima esperienza di laboratorio teatrale qui all’università” – dichiara il regista Max Mazzotta – “A distanza di vent’anni noto però che Samuel Beckett viene poco rappresentato, e quindi poco conosciuto dai più giovani, e invece è giusto che loro lo conoscano e incrocino di nuovo questo autore, perché è molto importante; soprattutto a seguito del trentennale della sua morte. Questo è l’esito di un laboratorio, quindi ai ragazzi ho dato un lavoro di drammaturgia sui tre testi di Beckett, per rendere omaggio al suo teatro. Il laboratorio è stato diviso in due parti, una didattica, nella quale abbiamo avuto insegnanti di canto, quindi anche recitazione e interpretazione; un secondo lavoro poi sui personaggi, che sono molto complessi perché il suo è un linguaggio molto ricercato, le sue parole sono molto potenti, molto poetiche, per cui è un lavoro difficile per gli attori. Le sue opere sono incentrate sull’aspetto esistenziale dell’essere umano, dunque personaggi quasi inafferrabili per un giovane, però noi abbiamo cercato di afferrarli per darli al pubblico, e partire dal pubblico, anche perché Beckett stesso ci teneva molto”.
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