L’isolamento dei giovani provocato dalla DAD è diventato allarmante
Cosa provoca la didattica a distanza?
Lo psichiatra Santino Gaudio prova a tracciare i contorni del fenomeno
Didattica a distanza e isolamento. Da ormai un anno siamo costretti a misurarci con questi nuovi modi di fare scuola e di vivere il quotidiano. Quale l’impatto e le conseguenze? Ne abbiamo parlato con lo psichiatra Santino Gaudio.
Qual è l’impatto della didattica a distanza e dell’isolamento sui giovani?
Per i bambini la didattica a distanza probabilmente ha un impatto meno invasivo rispetto a quanto avviene negli adolescenti, questo perché nei bambini fino alla seconda, terza media, il nucleo centrale è quello familiare; il gruppo classe esiste come elemento di socializzazione ma non si creano quelle realtà di condivisione come avviene invece negli adolescenti, per cui da un punto di vista di riduzione della socialità l’impatto può essere minore; questo non vuol dire però che non ci sia una difficoltà nei bambini perché le difficoltà possono insorgere anche nei ragazzi normali e possono riguardare l’apprendimento come prima cosa, perché ci si trova di fronte ad nuova esperienza e quindi è necessario che il bambino si abitui alla didattica a distanza, perché cambia il modo in cui il bambino interagisce con il professore e i compagni; più si trova in un ambito dove le distrazioni possono essere maggiori e non c’è un controllo diretto, se non quello tramite cam, dell’insegnante. Per quanto riguarda la Dad nelle scuole superiori, l’impatto può essere maggiore perché nell’adolescenza i ragazzi come elemento centrale hanno le amicizie, che si possono stabilire anche nell’infanzia, ma si consolidano nella prima e nella seconda adolescenza; il fatto di trovarsi senza il contatto del gruppo dei compagni di scuola può pesare di più ed incidere sulla capacità di concentrazione e di apprendimento.
Dal punto di vista dell’apprendimento, quali sono i limiti della Dad?
Non possiamo definire quali siano i limiti. Trattandosi di nuova esperienza, possiamo avere dei ragazzi della scuola elementare, della scuola media e della scuola superiore che reagiscono molto bene alla didattica a distanza e altri meno; in questo gioca un ruolo la famiglia, il modo in cui è organizzata, il suo essere presente o meno, il modo in cui è presente nello studio dei ragazzi- cioè se c’era l’abitudine di seguire i ragazzi nello studio- di certo una quota di ragazzi e di bambini lo può pagare, soprattutto perché c’è una minore attenzione, un minor controllo e una stanchezza nella relazione tra vita e video.
La scuola è anche luogo di socializzazione, quali le conseguenze della quarantena?
Le conseguenze sono un appannaggio sia dei bambini che degli adolescenti. Quando il bambino viene scolarizzato la sua vita si fonda su tre elementi, cioè la famiglia, la scuola e gli amici; venendo meno la scuola e gli amici c’è una ricaduta emotiva. Da quanto pubblicato nell’ultimo anno, sappiamo che la fragilità dei bambini è paragonabile a quella dei soggetti che hanno avuto dei disturbi psichiatrici; questo non significa che i bambini siano dei soggetti psichiatrici, vuol dire che hanno una maggiore fragilità, cioè il cambio delle abitudini, la perdita di quella che era la giornata tipo, la possibilità di interagire al di fuori della casa con gli insegnanti e con i compagni può generare delle reazioni di tipo ansioso o depressivo; non tutte queste reazioni si presentano come disturbi psichiatrici, possiamo avere dei sintomi. È utile ricordare che quando parliamo di tristezza nei bambini e negli adolescenti, la tristezza non si presenta con una riduzione di attività, con un atteggiamento di tristezza, ma nella maggior parte dei casi si presenta come una maggiore irritabilità e una maggiore reattività, quindi quando il genitore vede il bambino irritabile e reattivo non deve pensare che sia arrabbiato o agitato, ma è triste o più triste del solito.
Qual è la percentuale delle patologie psichiche in questo periodo caratterizzato dalle restrizioni?
Negli adolescenti e nei preadolescenti c’è un aumento sia dei disturbi di ansia che dei quadri depressivi e alimentari. Bisogna prestare attenzione ai quadri alimentari, perché sia che si parli di una riduzione o di un aumento di assunzione di cibo in maniera non ordinata, bisogna prima valutare quanto ci sia di dimensione ansiosa e depressiva, e quindi non fermarsi a quello che può essere il sintomo più visibile, che è quello alimentare.
C’è stato un aumento della somministrazione dei farmaci?
La somministrazione dei farmaci ha avuto un trend d’aumento negli adolescenti negli ultimi 10-15 anni, sia per la possibilità di utilizzare dei farmaci che possono essere di aiuto in quella fascia di età, sia perché la società è diventata più liquida, le famiglie sono meno strutturate, e questo in qualche maniera viene pagato direttamente o indirettamente dai bambini; naturalmente il farmaco deve essere l’ultima frontiera, bisogna prima di tutto cercare di aiutare il bambino attraverso delle indicazioni psico-educazionali da fornire al bambino e alla famiglia, successivamente valutare la possibilità di un aiuto di tipo psicologico, e solo in ultima istanza pensare alla farmacoterapia.
Cosa è accaduto a chi già soffriva di patologie psichiatriche?
Il rischio è che ci sia stata una ricaduta, una recrudescenza e un aggravamento; questo perché l’incapacità di poter avere unavita normale, di avere una parte della giornata da poter dedicare allo svago ha ridotto la possibilità di “incamerare” gioia; questo ha portato ad un accumulo di noia e stanchezza, e quindi ha potuto dar vita a quadri ansiosi e depressivi. Il tutto varia da soggetto a soggetto: una persona può diventare più attenta all’ordine, alle cose da fare o non fare; altri possono diventare più impulsivi, questo dipende dal temperamento del singolo individuo. Anche l’idea del virus stesso, quindi la paura del contagio, può giocare un ruolo fino a sviluppare un quadro che può essere definito “quadro acuto da stress” o addirittura un disturbo post-traumatico da stress, cioè la paura diventa talmente forte da acquisire quasi una connotazione fobica, quindi il bambino comincia ad avere sintomi di allontanamento dagli altri e da quelle che possono essere possibili fonti di infezioni .
È noto che la prolungata esposizione alla luce emanata da pc e smartphone influisce sulla qualità del sonno…
Sia i bambini che gli adolescenti lamentano più di ogni altra cosa le alterazioni del ritmo sonno- veglia. Questo dipende sia dal tempo trascorso davanti allo schermo, quindi una minore capacità di attività motoria, attività che ci serve per smaltire lo stress che abbiamo durante la fase di apprendimento che avviene fermi davanti al computer; in più dobbiamo considerare che non essendoci più la libertà di svago, questo aumento, l’accumulo di quelli che possono essere degli elementi di stress che vanno a peggiorare e complicare il ritmo sonno-veglia; a questo si aggiunge il fatto che soprattutto preadolescenti e adolescenti pc e smartphone vengono utilizzati come classi virtuali, per cui non avendo la possibilità di uscire ed incontrarsi con gli amici, la tendenza è di trascorrere la serata al telefono, per cui si va dormire più tardi e si rimane molto più a lungo davanti allo schermo dello smartphone che attiva tutta una serie di processi che allontanano e peggiorano la qualità del sonno.
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