Educare il cuore a scegliere il bene
«Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza». Gc 1,21
Vangelo di Domenica 1 Settembre 2024 (XXII Domenica del Tempo Ordinario)
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
Commento al Vangelo a cura di Padre Francesco Patton (Custode di Terra Santa)
Con questa domenica riprende la lettura continua del vangelo di Marco e inizia la lettura della lettera di Giacomo, uno scritto composto verso il 70 d.C. che si rifà all’insegnamento e all’autorità del primo vescovo di Gerusalemme. Le tre letture, nel loro insieme, ci invitano ad aprire gli occhi sui doni che Dio ha disseminato dentro la nostra vita, così come dentro la storia del suo popolo: «ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre, creatore della luce» (Gc 1,17).
Il Dio di cui parla il Deuteronomio (prima lettura) è il Dio vicino: «Infattiquale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?». Questa vicinanza Dio l’ha manifestata in molti modi e noi dobbiamo richiamarcelo spesso alla mente per vivere la nostra fede nella prospettiva della gratitudine. Il Dio conosciuto dal popolo d’Israele ha manifestato la sua vicinanza attraverso il dono della liberazione, il dono dei comandamenti (che servono per restare liberi), il dono della terra promessa (che deve diventare il luogo nel quale questa libertà viene condivisa nella giustizia e nell’amore).
Gesù nel vangelo ci aiuta a comprendere che i comandamenti di Dio, la Legge (quella con la "L" maiuscola di cui parla il Deuteronomio), non vanno vissuti in una prospettiva di opprimente legalismo ma nella prospettiva della coscienza che è in continua maturazione ed in continuo discernimento. La Parola di Dio libera, forma e sostiene la nostra coscienza perché dal nostro cuore esca il bene e non il male.
Il Dio di cui parla la lettera di Giacomo è il Dio generoso nel donare la sua Parola. A noi è richiesto di accogliere con docilità questa Parola e incarnarla attraverso una religiosità socialmente impegnata: «Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo» (Gc 1,27). Il Dio di cui parla Gesù è il Dio che guarda al cuore molto più che alle apparenze esterne. A noi è richiesto di saper andare al di là del legalismo nel vivere la nostra fede, a noi è richiesto di educare giorno dopo giorno il nostro cuore perché sappia riconoscere e operare il bene nelle situazioni concrete della vita. Il cuore va educato anche a rigettare il male, perché il cuore è lo specchio del mondo interiore con tutte le sue ambiguità e passioni: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo» (Mc 7,21-23). Solo se avremo educato il nostro cuore a distinguere il bene dal male e la nostra coscienza a scegliere il bene e rigettare il male in modo costante, volontario e libero, solo allora potremo andare dove ci porta il cuore!
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