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Torna il Cosenza, Cittadella ribaltato e battuto.

Avvio dei granata con il gol dalla distanza di Viola. Nella ripresa rientra in campo un altro Cosenza: tre gol, doppietta di Bruccini e Bàez (autore di un assist).

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Torna il Cosenza, Cittadella ribaltato e battuto.

L’ha ricercata e per averla ce n’è voluto di tempo. All’ottava giornata, in linea con la passata stagione, il Cosenza trova la vittoria. Al vantaggio di Viola, le bocche da fuoco del Cosenza hanno squarciato lo scafo del brigantino granata nel secondo tempo. Entrati con un piglio diverso rispetto al primo nel quale, Venturato e i suoi, hanno azzeccato l’approccio bloccando i tentativi di impostazione della manovra da parte dei silani riuscendo, peraltro, a sfuggire abilmente alla marcatura dei tre di centrocampo. Una volta rientrati sul terreno del Tombolato, a crollare è stato, invece, il Cittadella, asfaltato da un Cosenza della gioia rinvenuta. Bàez e, soprattutto, Bruccini tornano su ottimi livelli. L’andata che fu, vide un Cosenza schiacciare il Foggia grazie alla doppietta di Tutino e ad una complessiva prestazione di ottimo livello. Questa sera c’è un doppio fattore: la doppietta di Bruccini e il rendimento (con gol) del sudamericano.

Le scelte di Braglia e Venturato.

Confermato il pronostico della vigilia, il Cosenza si presenta sotto le insegne del 4-3-3. Bàez vince la concorrenza di Pierini e scende in campo nel tridente insieme a Rivière e Carretta. In difesa, due recuperi. Idda batte Capela in coppia con Monaco, Corsi torna sulla fascia destra al posto di Bittante, molto quotato nella settimana per iniziare da terzino. Chi sta a Cittadella da anni avrà fatto l’abitudine ad ascoltare lo stesso dispiegamento tattico: 4-3-1-2. Lì, dove lo scorso anno c’era Schenetti, adesso c’è Branca che affianca Iori in regia e Viola sul lato opposto. L’ex Agostino Camigliano è centrale difensivo con Perticone, anni fa al Livorno. In attacco coppia Diaw-Celar, sostenuti da Luppi sulla trequarti.

Ritardi e pressing debole.

Il Cittadella è tutt’altro che depotenziato. Nonostante le cessioni, una su tutte quella di Schenetti alla Virtus Entella, il quale rappresentava il cuore battente del gioco di Venturato, i veneti perdurano nella personale organizzazione di gioco, uguale da anni. Le dinamiche collaudate, una filosofia catalizzata nella testa e nei piedi dei calciatori, sono un avversario temibile da affrontare. Il Cosenza che ha dovuto variare interpreti di gioco, ha visto defluire quell’identità, vera arma da battaglia della scorsa stagione. I granata, tanto che sono in condizione, quando l’orologio segna preciso un minuto e 46 secondi con il destro chirurgico di Alessio Viola scaldano i propri tifosi del “Tombolato”.

Il Cosenza va sotto e recrimina.

L’azione propizia il trend rossoblù del primo tempo: marcatori ritardatari sui portatori di palla. Nell’occasione Iori, il regista della squadra di casa, anticipa l’arrivo di Kanouté, servendo Viola che completa il lavoro. Tutta la linea centrale, Bruccini, lo scuola Pescara e Sciaudone non eccellono nei contrasti. Anzi, li subiscono. A termine dei primi 45 minuti, i rossoblù hanno subito 12 falli a fronte dei 6 commessi. Segno di un Cittadella aggressivo e duro negli interventi. Che riesce, in aggiunta, a bloccare il fraseggio centrale della formazione calabrese. Al 16’ i granata per poco non servono il bis: Luppi si fa largo in area avversaria, ma quello che trova è solo la traversa con il pallone che sbatte sotto sul campo e viene acciuffato dal rientrante Perina. L’unico sìbilo arriva al 45’, Bàez, insieme a Caretta i soli a cercare soluzioni in fase avanzata, trova Sciaudone ma Paleari è più bravo e respinge a lato. L’azione continua. Rivière si avventa sulla palla e, furbescamente, trova la mano di difensore locale. Secondo le norme correnti e aggiornate nei mesi scorsi, dovrebbe essere rigore, ma Robillotta non fischia nulla.

Dura testata Kanouté-Monaco, il difensore abbandona il campo.

Le situazioni sono, all’apparenza, di aiuto alla squadra di casa. Non ci pensavano, già, gli uomini di Venturato a farle del male, che al 10’ Kanouté e Monaco vengono a scontrarsi testa a testa. Entrambi guardavano il pallone, dove a contenderselo c’era soltanto un calciatore veneto e a farne le spese è stato il difensore, che ha dovuto abbandonare il campo facendo spazio a Capela. Potrebbe girare davvero male, ma non è così. Paradossalmente, il Cosenza si risveglia nel momento peggiore.

In campo rientra un altro Cosenza.

Avevamo scritto, nella disamine dell’avvio di gara, che il Cittadella non è quello descritto dai principali giornali nel periodo estivo, quando si evidenziava la perdita di valore della rosa. Il primo tempo ha smentito questa tesi, ma è stata prontamente riabilitata nella seconda frazione di gioco. Il punto è che il Cittadella è come lo si conosce in questi anni. Una squadra coriacea, improntata ad una ben definita modalità d’azione figlia del lungo corso del suo allenatore, Roberto Venturato. Come ogni anni, ci abitua a ottime prestazione a cali clamorosi. Il secondo tempo non si legge solo con questa chiave, ovviamente. Negli spogliatoi, Piero Bragllia avrà fatto vibrare le pareti o comunque avrà, questo sicuramente, incoraggiato la squadra alla possibilità di recuperare il risultato di svantaggio. Quindi, da una parte la fermezza dinamica del Citta è sgretolata, dall’altra il ritorno in campo dei Lupi è stato accompagnato dall’energia e la forza mentale, che sembrava essere morta e sepolta.

La double B guida il Cosenza: Bàez e Bruccini.

Autori della rimonta silana, due attori. Bruccini e Bàez. Bàez al 13’ della ripresa effettua un traversone che trova Bruccini, bravo ad anticipare gli avversari e bucare la porta di Paleari. Esattamente 6 minuti dopo, il centrocampista realizza la sua seconda marcatura stagionale: dal dischetto, ottenuto per fallo di mano di Benedetti, lo spezzino fredda il Tombolato. Al 26’ la chiusura in grande stile. Bittante, subentrato all’intervallo al capitano Corsi, apre a sinistra dove trova Bàez. L’uruguagio stende i granata con un tiro ad effetto che si insacca alle spalle di Paleari.

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