Una critica a questo Cosenza di Roselli
Il pareggio contro il Catanzaro, ultimo in classifica, tra le mura amiche, ha di nuovo toccato il nervo già scoperto una fetta consistente della tifoseria rossoblù che lamenta le prestazioni incolori della squadra.
Il Cosenza non va. Semplicemente non va. Lo dice il rendimento altalenante, una classifica buona ma che soddisfa pochi, una squadra che non entusiasma. Trenta punti in venti partite non sono certo molti per chi pensava di migliorare il quinto posto dello scorso anno. Lo dice la matematica stessa, nonostante il campionato 2016-2016 fosse a diciotto squadre. L'anno scorso la media punti fu dell'1,7%, quest'anno, al momento, si attesta sullo 1,5%.
Alla lettura delle formazioni, quando la speaker ha pronunciato il nome di Roselli, una parte apparsa consistente della tifoseria ha fischiato. Nonostante da più parti, anche mediaticamente, si cerchi di gettare acqua sul fuoco su una stagione lunga e difficile, su partite complicate o poco meno, su varie giustificazioni, è un dato evidente che il tecnico del Cosenza non convince pienamente la piazza. Dopo la sconfitta casalinga col Catania la contestazione montò e in molti chiesero anche la testa del tecnico, che riuscì a riprendere credibilità all'indomani della vittoria successiva sul campo dell'Akragas. Quel successo e il successivo striminzito 1-0 casalingo sul Messina non hanno dato però continuità al rendimento del Cosenza.
Il Cosenza gioca male, spesso in campo non si vedono neanche due passaggi di seguito; ancor più frequentemente i palloni vengono buttati senza costrutto. Sembra il gioco proposto dalla serie D, che purtroppo tante volte abbiamo visto a Cosenza. La produzione offensiva è scarsa e troppo sporadica. Esempio ne è stata ancora una volta la partita contro il Catanzaro, quando alcuni tentativi di attacchi sono stati tramortiti sul nascere dalla non presenza di calciatori con la casacca rossoblù nelle aree strategiche del campo. Nessuna sovrapposizione, nessuno scatto. Il Cosenza non ha né Messi, né Ronaldo e neanche i campioni del Bayern Monaco, ma il materiale non è di ultimissima mano. Il baricentro troppo basso, anche contro l'ultima in classifica ec on un ruolino di marcia pessimo fuori dalle mura amiche, non aiuta questa squadra a produrre azioni da gol. Il primo tempo della gara contro le aquile è stato noioso, al limite del sonno, anche per il malcapitato cronista. Figuriamoci per il tifoso che ancora riesce a dare fiducia a questa proposta di calcio che appare retrò almeno di qualche decennio. I fischi alla sostituzione di Gambino per Baclet dicono molto del sentimento della gente: perché non schierare due punte vicine e pronte a dialogare tra di loro? Perché non potevano farlo neanche Arrighini e La Mantia l'anno scorso? Perché ridurre l'azione offensiva a schieramenti di gioco che spesso risultano ibridi e non fanno neanche il solletico alle difese avversarie? Poi c'é la difesa, che quest'anno prende costantemente gol. Il passo indietro di Tedeschi è evidente, Blondett non è il prospetto che si pensava l'anno scorso. Sugli esterni D'Anna rimane un mistero, Corsi si danna l'anima ma non incide.
Non è scontato, con questo andazzo, che il Cosenza arrivi tra i primi dieci. Il Francavilla ha già operato il sorpasso e altre squadre rischiano di mettere la freccia e trovarsi il Cosenza dietro le spalle. C'é bisogno di una vera scossa; la città lo merita e soprattutto merita di pagare il biglietto per uno spettacolo che sia qualcosa in più di un pallone buttato in Tribuna.
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