Che aria tira nelle librerie cosentine nei primi giorni di riapertura?
Orari ridotti, consegna a domicilio e contingentamento negli ingressi dei pochi avventori.
“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c'era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l'infinito…perché la lettura è l'immortalità all'indietro”. Così scriveva Umberto Eco qualche anno fa ne “La bustina di Minerva". Come dargli torto. Pezzi di eternità e quel profumo di carta magico. Chi non ha sentito l'odore del mare di Vigata e non ha immaginato il gusto dei piatti che condiscono i racconti del commissario Montalbano, “figlio” di Andrea Camilleri; chi non si è innamorato o arrabbiato leggendo i giganti della letteratura. E si potrebbe andare avanti all'infinito. Ci si litiga, li si ama. Si abbandonano sugli scaffali o si rileggono. Sono i libri, che mai quanto in questo momento di pandemia ci tengono compagnia. Dopo giorni di serrande abbassate, il 14 aprile, in virtù del decreto emanato dal Governo, sono tornate a riaccendersi le luci di librerie e cartolerie. Una decisione che lascia la scelta in mano ai commercianti, presa per lanciare un segnale positivo ad un Paese ormai fantasma da più di un mese.
Un lento ritorno alla “normalità”, e uso le virgolette perché è tutto troppo surreale. Ma cosa accade nella città di Cosenza? “Parlare di normalità è certamente usare un termine un po' forte-esordisce Silverio Curti, libraio della “Mondadori”, il bookstore di Piazza XI settembre-, è una prova per lanciare un messaggio di positività e speranza, e il fatto che lo facciano le librerie è qualcosa che ci rende felici, fermo restando che umanamente siamo preoccupati e spaventati; non nego che martedì mattina il nostro stato d'animo era di preoccupazione, però la gratificazione delle persone che ci ringraziano perché siamo aperti ci fa capire che forse abbiamo fatto la cosa giusta”. “Non è esattamente un ritorno alla normalità, perché le librerie hanno deciso di riaprire malgrado la filiera del libro sia in qualche modo bloccata o funziona ancora a regime ridotto; lo abbiamo fatto con qualche perplessità ma con piacere, nel senso che ci fa piacere essere in qualche modo utili ad alleviare il peso della quarantena e dei distanziamenti sociali, ma dal punto di vista del fatturato è un disastro, siamo ben oltre al disotto del normale”, racconta Gianni Oliverio, libraio della Ubik.
E se gli orari di lavoro sono ridotti, l'ingresso è contingentato e il rispetto delle norme igienico-sanitarie viene garantito attraverso l'uso di disinfettanti idroalcolici, guanti (che tutte e tre le attività commerciali hanno messo a disposizione dei clienti) e mascherine, e la sanificazione degli ambienti ormai sono prassi, quello che veramente manca sono le relazioni tessute di parole e di ascolto, iniziative come gli incontri con gli autori, tutti elementi che ci rendono umani e che fanno quel dipiù che valica la semplice compravendita. Per rimanere vicino ai clienti e alleviare il peso della vista delle serrande abbassate, le due librerie cittadine avevano attivato, e continuano a mantenere, il servizio di consegna a domicilio: “Ragionavamo da tempo sulla possibilità di consegnare i libri a domicilio, ma travolti dalle cose da fare quotidianamente era difficile; adesso per necessità abbiamo implementato questa funzione. Possiamo consegnare libri in tutta Italia tramite corriere, in città lo stiamo facendo noi anche per il piacere di vedere qualche nostro amico lettore che non vedevamo da un mese; questa possibilità funziona, sempre con limitazioni, perché occorre preparare un'autocertificazione per ogni consegna, però il servizio c'è, è attivo, si chiama ‘Libri da asporto’, funziona e funzionerà anche dopo”, dice il libraio della Ubik; “la mattina raccogliamo telefonicamente le ordinazioni che vediamo il pomeriggio, le persone ci cercano, fanno ordini, anche questo è un segnale positivo- ci racconta il libraio della Mondadori, il bookstore che ha dato vita a ‘L’antivirus’, un concorso letterario pensato per la raccolta di brevi racconti sulla quarantena. “Partita 2 settimane fa e aperta fino al 25 aprile, giorno ultimo per inviare i racconti, l'iniziativa sta riscuotendo successo. I racconti, da inviare a mondadoricosenza@gmail.com, verranno selezionati, i migliori faranno parte di un'antologia che verrà pubblicata dalla casa editrice ‘Edizioni erranti'”.
Riaperte anche le cartolerie. “La riapertura non è proprio come la immaginavo-mi racconta Emanuela Lupinacci, titolare de ‘Ali di carta’. Facciamo qualche consegna a domicilio, ci stiamo dedicando ai genitori che richiedono la stampa del materiale didattico inviato dagli insegnanti”. Felice della riapertura, anche l'attività di Emanuela è stata vicino, e lo è tuttora, ai clienti, garantendo il servizio di consegna a domicilio e il ritiro dei moduli di autocertificazione, che vengono stampati e lasciati all'esterno della cartoleria a disposizione di chiunque.
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