I poveri di Cosenza non possono restare a casa, ma Cosenza apre loro il cuore. E' il 16 marzo..
In tanti all'addiaccio nei giorni del virus. L'appello nazionale ai Governatori per la loro tutela, per evitare sanzioni e per un piano di accoglienza. Intanto i cosentini si dimostrano generosi...
"So che c'é una persona che vive sotto il ponte anche in questi giorni, con tutti i rischi che ci sono". Vittorio (nome di fantasia ndr), è più fortunato della sua amica; di giorno frequentano entrambi la strada, alla notte, mentre lui ha un riparo, "una stanzetta", lei è costretta a stare all'addiaccio, dove al freno ancora pungente si somma il rischio del contagio. Non è l'unica, sono in tanti, anche per le nostre città, a vivere la precarietà più totale.
Oggi, sul tavolo dei sindaci d'Italia e dei Governatori è arrivata una comunicazione dell'associazione Avvocato di Strada: nel Paese sono 50 mila gli homeless, servono tutele, cura e...un pizzico di buon senso da parte delle Autorità. Alcuni senza fissa dimora, in Italia, infatti, in questi giorni hanno subito multa e contestazione di reato per essere stati trovati fuori casa". Per loro impossibile il "io resto a casa". Più volte, nei nostri reportage, lo abbiamo incrociati, nella loro precarietà, nelle difficoltà di ogni giorno, nelle mani tese ai crocicchi delle strade.
Ogni giorno qui è diventato uguale. Il silenzio non fa più notizia, e anche se qualcuno si concede un pizzico di sole, i cosentini si stanno comportando bene. Preghiere, speranze, quarantena. Un nuovo stile di vita. Bisogna tenere duro per evitare ogni contagio possibile.
Una famiglia rom, con la fisarmonica in mano, percorre il centro storico e il centro città cercando un piccolo dono. La scena è bellissima, quasi commovente: prima la monetina del condomino del primo piano, che rotola per la strada, poi la banconota da venti della signora del quarto. Poi il "grazie" di quella donna con in braccio il bambino. E' la Cosenza che apre il cuore e le mani, che si lascia contagiare dalla bellezza della solidarietà, che si immedesima nel povero che grida aiuto. Spesso sono ubriachi come nei gironi normali, come se niente stesse accadendo. Per loro forse è davvero così. Trovano ricetto sulle panchine, nelle ville, alle stazioni. I poveri camminano senza mascherina, spesso perché non ce l'hanno, ancor più spesso perché pensano di non avere niente da perdere. Nella città deserta, fanno quasi notizia. Forse anche per questo i cosentini escono (di casa9 per andare al market o in farmacia ed escono (dal balcone) per dare una boccata d'ossigeno. In fondo, c'é più gioia nel dare che nel ricevere.
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