Il paolano Eugenio Barone premiato per la sua ricerca sull'Alzheimer
Il riconoscimento a San Francisco per il suo lavoro alll'Università La Sapienza di Roma.
La Calabria all’estero torna a far parlare di sé, e in questo caso il protagonista è il Eugenio Barone, giovane medico di Paola che ha ricevuto un importante riconoscimento in merito al suo impegno nella ricerca contro l’Alzhaimer, malattia purtroppo oggi molto diffusa. Il premio consiste in un riconoscimento ricevuto durante una conferenza internazionale a San Francisco, dove Eugenio ha presentato alcuni dei risultati ottenuti a seguito di ricerche che sta compiendo con il suo team nei laboratori dell’università La Sapienza di Roma. Eugenio Barone ha frequentato il corso di laurea in Chimica e Tecnologie farmaceutiche presso l’Università della Calabria, svolgendo poi la tesi di laurea presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, conseguendo così il dottorato di ricerca in neuroscienze presso il dipartimento di Farmacologia. Successivamente il grande passo: approda negli Usa a svolgere l’attività di ricercatore nell’ateneo di Lexington, nel Kentucky, nel laboratorio del prof. D. Allan Butterfield, uno dei maggiori esperti di Alzhaimer a livello internazionale. I continui stimoli a compiere un’opera costruttiva hanno portato Eugenio a spostarsi ancora, questa volta verso la Svizzera, nella scuola politecnica di Losanna. Poco dopo una partecipazione ad un bando europeo, il progetto di Eugenio viene selezionato e gli viene data la possibilità di lavorarci direttamente da Roma, presso il dipartimento di scienze biochimiche della facoltà di medicina de La Sapienza, dove attualmente svolge l’attività di docente e ricercatore. “Si tratta di un progetto che studia la possibilità di utilizzare l’insulina come farmaco per la cura dell’Alzheimer, visto che sappiamo che quello che accade nel cervello di un malato di Alzheimer, da un punto di vista dei meccanismi patologici che portano alla malattia, somiglia molto al diabete di tipo 2. E grazie anche ad un grosso studio che stanno conducendo negli Stati Uniti, non mi stupirei se tra qualche anno tra i farmaci di scelta per la cura dell’ Alzheimer ci sarà anche l’insulina”. “Se guardo al futuro vedo sicuramente ancora tanto lavoro da fare, perché c’è un urgente bisogno di trovare il modo di fermare la progressione di questa terribile malattia che genera sofferenza non solo nei malati, ma anche nei familiari che stanno loro vicino. Oggi l’Alzheimer colpisce circa 47 milioni di persone nel mondo (una cifra enorme) e si stima che senza un rimedio terapeutico, questo numero sia destinato a triplicarsi entro il 2050. Ma sono sicuro che nei prossimi anni un rimedio si troverà. Nel nostro laboratorio continueremo a lavorare meticolosamente per provare a dare il nostro piccolo contributo alla realizzazione di questo obiettivo importantissimo. E per fortuna non siamo soli in questa battaglia. Il futuro dovrà essere per forza migliore, perché altrimenti avremo perso solo tempo. Chiaramente non è stato un merito solo mio, ma di tutto il laboratorio di cui faccio parte, dove lavorano persone eccellenti sotto ogni punto di vista e che voglio qui ringraziare di cuore. Da soli non si va da nessuna parte. Questo bisogna ricordarlo sempre”.
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