L'artista: "La Sila è fonte di ispirazione anche per le iconografie presenti nel Liber Figurarum di Gioacchino da Fiore"
Luigia Granata e l'arte, la storia continua
Tra le specialità gli abiti culturali realizzati a mano, le stampe su seta e serigrafie
«Ringrazio il Signore per l’immenso dono che ma ha dato: esprimere la bellezza e la forza della storia attraverso la mia arte», con queste parole concludevamo l’intervista a Luigia Granata, artista cosentina nelle cui vene scorre puro sangue silano e fondatrice dell’Unione Cattolica Artisti Italiani (UCAI), che ha rilasciato al nostro settimanale Parola di Vita due anni fa e che oggi, proprio con queste stesse parole riapre questa nostro dialogo-racconto a distanza di due anni. Luigia è l’artista calabrese, nota a livello globale, che è riuscita a trasformare i suoi quadri in abiti esclusivi e prodotti di design d’arredo: famose, oramai, le sue poltrone. Luigia, però, rappresenta un’eccellenza tutta nostra: tra sacrifici e duro lavoro quotidiano, con la sua arte fa emergere non soltanto un’idea imprenditoriale fondata da un’intesa rete di relazioni possibili tra imprese del Sud e del Nord, ma ci troviamo dinanzi a un’innovazione nel modo di intendere l’artigianato: etico e inclusivo.
Dove ci eravamo lasciate...L’ultima volta che ci siamo incontrate, eravamo nella sala professori del Liceo “De Vincenti” a Rende.
Sì, avevo da poco lanciato la collezione “Arte a passeggio” ed ero reduce dalla “Fashion Week 2018”: i miei quadri, in quella collezione, ritraevano scorci del centro storico bruzio e si trasformavano in “abiti culturali” realizzati a mano, trasposti dalla carta alla seta. Ispirati dalle donne e pensati per le donne, che avevano e hanno un ruolo centrale nella mia arte, ne assecondavano i desideri e le aspirazioni di una bellezza tutta da indossare. I capi d’abbigliamento, frutto della mia arte, oggi, sono prodotti da un gruppo di giovani sarti di Montalto; invece, per le stampe su seta e la serigrafia, faccio ancora riferimento a imprese storiche di Como e di Varese. I miei capi non sono più soltanto in pura seta, come all’inizio, ma anche in tessuti sintetici misti, che pur conservando un’ottima qualità, rispettano l’ambiente poiché a basso impatto inquinante.
E non potrebbe essere diversamente: cresciuta all’ombra del “gigante buono”, la nostra Sila, la natura e il Creato hanno un ruolo importante nella tua produzione artistica giusto?
Senza dubbio, conservo le mie fiere radici montane: il contatto con la natura ha un valore rigenerante e mi ispira fortemente. La Sila racchiude in sé “i luoghi” e la memoria più profonda della mia vita; ed è fonte e radice di spiritualità. Nella mia arte, nei miei disegni che poi divengono abiti o rivestimenti per accessori d’arredo, spesso, ritraggo soggetti naturalistici o prodotti tipici della nostra terra: dai cedri, alle patate della Sila, la liquerizia e sino ai kiwi: la nostra regione ne è una delle massime produttrici. La Sila è fonte di ispirazione anche per le iconografie presenti nel Liber Figurarum di Gioacchino da Fiore: una figura che merita di essere esaltata e il cui messaggio teologico, proprio in questi nostri giorni, dovrebbe essere al centro di riflessioni non solo per l’indubbio valore nella storia della cultura e della letteratura, ma anche come punto di partenza per una spiritualità cristiana.
Assistere a una sfilata dei tuoi abiti ha un valore eccezionale. Un viaggio tra colori, emozioni e cultura a trecentosessanta gradi. Anche la cultura religiosa ha un ruolo di spicco fra i tuoi soggetti artistici?
Certamente: oltre alla cultura, ai monumenti e alla simbologia cristiana, la Calabria, nei secoli, è stata luogo d’incontro di diverse etnie, alcune delle quali hanno trovato nella nostra terra una nuova patria: come la cultura valdese la cui comunità ancora oggi vive nel cosentino, seppure dopo tragici fatti storici di cui tutti abbiamo memoria o la cultura arberesche. L’incontro e il dialogo con queste culture ha richiesto un grande studio da parte mia; solo così ho potuto comprendere il valore dei loro simboli, delle loro tradizioni più intime e del loro senso del religioso per rappresentarle con estrema cura nei particolari. La donna, poi, è ancora al centro di ogni mia creazione-ispirazione: nella cultura valdese, ad esempio, essa ha un ruolo centrale di educatrice e di insegnante per eccellenza. Non si tratta, ribadisco, di abiti alla moda o creati per il business della moda. Io sono convita che moda, arte e artigianato siano legati da un legame indissolubile, capace di rendere intellegibile e comprensibile a chiunque, il valore della storia anche attraverso la mediazione artistica del tessuto lavorato. Anche gli Ebrei, in Calabria, hanno avuto una grande storia nel Medioevo: commerciati esperti di tessuti, ho riprodotto nei miei abiti il motivo del filato d’oro da loro introdotto. Un modo accattivante di renderla fruibile: tra i miei soggetti la vita di Federico II di Svevia, sin dal parto di Costanza di Altavilla in pubblico; le miniature del Codex Purpureus o, ancora, gli splendidi Borghi calabresi stagliati dalla Costa Viola sino a Roseto Capo Spulico.
Non si tratta, dunque, soltanto di “vanità delle vanità”: le tue produzioni artistiche sarebbero degne di essere esposte, anche in una mostra virtuale o in un museo digitale.
In effetti, il progetto c’è: infatti, grazie a Garanzia Giovani, ho potuto coinvolgere Francesca Pecora, una ragazza con sindrome di down, laureatasi al DAMS dell’UniCal, che è dotata di una straordinaria sensibilità per il cinema e per la fotografia. A lei, sto affidando il compito di creare un book fotografico digitale delle mie opere e anche dei mini video, stile talk show, in cui presento le mie collezioni. E, da qui iniziare, per poi costruire progetti culturali di più ampio respiro. Non si tratta di portare avanti solo il brand “Luigia Granata”: l’aspetto imprenditoriale diviene un valore, se al centro c’è un’idea che vede oltre il solo profitto. Si tratta, in primis, di arte, cultura, amore: il tutto sostenuto e nutrito dalla fede.
Sei davvero un vulcano in piena, nonostante il COVID-19: innovazione e impresa etica, inclusione e passione. Altre novità?
Sto lavorando a nuove collezioni: da diversi mesi il mio studio-laboratorio è, in realtà, la mia finestra aperta sul mondo nonostante il periodo sia molto duro a causa dell’epidemia. Tra le altre novità, sono stata da poco eletta come Presidente regionale del settore “Moda” di Confartigianato Calabria: per me, è un onore rappresentare una categoria di artigianato e di innovazione. Cercherò, con l’aiuto del segretario regionale, Silvano Barbalace, di riunire tutta una filiera di maestranze artigianali di tradizione calabrese, che merita di essere valorizzata e di trovare occasione per lavorare in rete, anche con altre maestranze a livello nazionale e internazionale.
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